DALL’ASFALTO ALLE STELLE (ANTONELLA MALVEZZO)

il
14 novembre 2020

Buongiorno lettori! Oggi vi parlo di una nuova uscita romance in casa Dark Zone Edizioni: “Dall’asfalto alle stelle” di Antonella Malvezzo.
Una storia di adolescenti, periferia e riscatto. Un romanzo la cui trama mi aveva colpito all’inizio, ma poi non mi ha soddisfatta abbastanza.
Seguitemi per maggiori dettagli.

DALL’ASFALTO ALLE STELLE
ANTONELLA MALVEZZO
Data pubblicazione: 31.10.2020 Editore: Dark Zone Serie: Standalone Finale: Autoconclusivo Genere: young adult
Trama: Non è facile crescere al Cep, un quartiere popolare sulle colline di Genova, dove si è tutti figli dello stesso destino e della stessa madre disperata, dove ci si contamina a vicenda. E se hai sedici anni, un corpo che sta cambiando e la voglia di urlare al mondo che non va tutto bene, non puoi far altro che farti adottare dalla strada.Lo sa bene Ambra, che per la voglia di trasgredire, o forse solo di cercare se stessa, incontra Spada, temuto e rispettato tra i casermoni grigi del Cep. Ostilità e sospetto, ma anche un’attrazione dalla quale sembra impossibile scappare; le paure di chi all’apparenza ha tutto, il bisogno di chi è nato senza nulla. Questa è la storia di un amore dolce e tragico e di un gruppo di amici che finiranno per diventare una famiglia. Perché c’è un’unica via per guarire dai dolori del passato e guardare con speranza al futuro, ma soprattutto per percorrere insieme quella strada chiamata “vita”.
Ambra ha quattordici anni e vive nel Cep, quartiere popolare di Genova, in una famiglia provata dal lutto e dalla sofferenza. Nel quartiere vive anche Francesca, la sua migliore amica e coetanea, e la banda di Marco, Turi e Pietro (detto Spada), poco più grandi delle ragazze, che tra motorini, spaccio e ribellione cercano di sopravvivere alla realtà del quartiere. Sono gli anni Novanta e le storie dei ragazzi si intrecciano e mischiano. Si cresce insieme, scoprendo l’amore per mettere da parte le sofferenze personali e culturali.
La storia poteva avere un certo fascino ma oltre la trama, purtroppo lo sviluppo, per quanto mi riguarda, lascia a desiderare. La scrittura è acerba, immatura. Il racconto è piatto, manca di dettagli e di una vera introspezione dei personaggi. Ogni cosa, dalla più intima a quella meno importante, è solo accennata.
Il romanzo è narrato in terza persona – è quasi corale perché le vicende abbracciano, non uno o solo due personaggi specifici, ma un folto gruppo. I personaggi però sono tutti uguali, espressione di cliché e stereotipi. E – i dialoghi sono la parte peggiore, a mio parere, perché non sono abbastanza veritieri. Tra l’alto non si evince nemmeno una distinzione tra adolescenti e adulti, sembra che si esprimano tutti allo stesso modo. Almeno, è quello che io ho percepito. Non ho riscontrato un reale sforzo nell’esprimere al meglio le vicende perché è tutto blando, abbozzato e/o dato per scontato.
La storia poteva avere una marcia in più se almeno la dimensione sociale, che l’autrice voleva far emergere, avesse davvero avuto una netta predominanza. In verità, non è così. Il quartiere non è descritto, non è particolareggiato o identificato davvero; mancano i dettagli, le descrizioni che avrebbero fatto la differenza perché così com’è ora, chiunque quella realtà non la conosce, non la vive o l’ha vissuta, non la vede e non la scopre per quello che è o era, ma nemmeno può immaginarsela. Siamo a Genova tecnicamente ma personalmente mi sono mancati i punti di riferimento.
I protagonisti avrebbero tanto da dire, hanno migliaia di sfumature nel loro essere che è davvero un peccato che non siano venute fuori nella loro forma migliore. Per la natura corale del testo, ci sono poi tante storie inserite in tante altre storie che andavano sfruttate meglio. Alcune rimangono in sordina, altre ci provano a emergere ma mancano poi di dettagli e rimangono mutilate lo stesso. Si parla di disturbi alimentari (Ambra è bulimica); spaccio e consumo di stupefacenti, differenze culturali tra classi sociali e situazioni familiari al limite dell’abuso (fisico e psicologico). Tutto ciò però è solo accennato, mai realmente evidenziato o spiegato perché è tutto ridotto ai minimi termini. Ci sono, ogni tanto, dei flashback che dovrebbero cercare di spiegare alcuni comportamenti, come o perché le relazioni siano o no mutate nel tempo: ne capisco lo scopo ma non sono sufficienti perché rimangono sterili d’introspezione psicologica, come il resto. È tutto approssimativo.
Non me la sento di consigliarvi la lettura sinceramente. Io, il romanzo l’ho letto a fatica, e l’ho terminato più per dovere, per l’impegno con Dark Zone più che per piacere. Ho riscontrato troppi elementi di disturbo per cui non posso che valutarlo con un voto basso. Apprezzo l’impegno ma non è stato abbastanza. Mi spiace molto perché poteva essere un buon romanzo, ma in questa forma non è proprio possibile promuoverlo. L’autrice ha ancora tanto da studiare, ma ciò significa anche tutto il tempo per migliorarsi.

  [Copia ARC digitale ricevuta dall'editore]
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