SCACCO MATTO, VOSTRA GRAZIA (R. QUASI)

il
24 luglio 2019
Cari lettori, non so se avete mai prestato attenzione all’etimologia del verbo “difendere”. Dal latino “defendere”: “de” indica allontanamento e “fendere”, cioè “colpire”. Il primo significato di “difendere”, quindi, sarebbe “colpire per allontanare”. Solo in un secondo momento è diventato sinonimo di “proteggere”. A livello semantico, però, tra i due verbi c’è un’importante differenza. E i linguisti fanno bene a essere pignoli a riguardo. Ma non riusciranno mai ad apparire tanto convincenti quanto Percival Webster, il duca protagonista di “Scacco matto, Vostra Grazia”. Seguitemi nella recensione per scoprire il nuovo incredibile romanzo di Rebecca Quasi.
Ah, sì: e ovviamente anche per chiarirvi le idee, una volta per tutte, sul significato di “difendere”.

SCACCO MATTO, VOSTRA GRAZIA
REBECCA QUASI
Data pubblicazione: 19.07.2019 Editore: Dri Editore Serie: standalone Finale: Autoconclusivo Genere: romance storico
Trama: Torquay, Devon. 1830. Percival Webster, duca di Clarendon, è determinato a chiedere in moglie la compita lady Albertina, pertanto si reca nella tenuta della sorella per comunicarle la notizia. Durante questa visita, scopre che Emma, figlia del cognato e sua temibile avversaria negli scacchi, non è più la ragazzina impertinente che gli estorceva lezioni, ma una giovane donna in procinto di recarsi a Bath per trovare un marito che ovvii alla sua incresciosa condizione di figlia illegittima. Introdotta in società, la fanciulla attira l'attenzione di un conte dalla reputazione poco raccomandabile, il che porta Percival a dover fare i conti con i propri principi più radicati, un sentimento stordente e un'attrazione tanto potente quanto inaspettata.
Il duca Percival ha iniziato a difendere Emma fin quando, da bambina, è entrata nella vita di sua sorella Caroline. Forse ricorderete il modo in cui la duchessa di Webster si prese cura della figlia illegittima di suo marito James Cavendish, duca di Rothsay.
Rebecca Quasi raccontava di questa “inedita” famiglia in “Dita come farfalle”, il prequel di “Scacco matto, Vostra Grazia”. Da quel giorno – dicevamo – Percy non ha mai tolto gli occhi di dosso alla piccola Emma. Non le faceva passare nulla: era una figlia illegittima e non poteva certo permettersi di non tenere un comportamento impeccabile. E lui, ligio al bon ton, cercava di istruirla. Non riusciva, però, a concepire come sua sorella avesse potuto assumere una decisione così avventata, finendo per gettare vergogna sul nome della loro famiglia. Ma questo a Caroline non importava. E Percy lo sapeva bene. In più gli bastarono poche ore in compagnia di quella bambina tanto testarda per capire in che modo avesse conquistato la sorella. Emma non aveva un titolo, ma aveva un potenziale: sarebbe potuta diventare una donna di straordinaria intelligenza. E, spinto da un affetto che si sforzava di nascondere, decise di aiutarla in questo senso. Ecco perché le insegnò a giocare a scacchi.
Avevano passato un confine, nessuno aveva chiesto loro i passaporti, ma erano dall’altra parte dell’infanzia, oltre il cameratismo di cui avevano goduto a lungo e in modo inconsapevole.
Davanti alla scacchiera i titoli non contano. Solo l’intelligenza e l’astuzia fanno la differenza. Qualità che Emma già possedeva e che grazie a Percy ha potuto sviluppare nel corso degli anni. Poi se ne è aggiunta una terza: la bellezza, che negli scacchi può servire per distrarre l’avversario. Ecco perché Percival fa fatica a concentrarsi sul gioco da quando Emma ha compiuto 18 anni e ha assunto forme e connotati tipici di una vera donna. A impedirgli di studiare le mosse giuste, inoltre, c’è la preoccupazione. Percy inorridisce al pensiero che Emma possa correre il rischio di essere data in sposa all’uomo sbagliato. E intendiamoci: qualsiasi giovanotto non sarà mai all’altezza della ragazza.
Dorso contro dorso. Le ossa sporgenti delle nocche cozzavano appena le une contro le altre, come timidi speroni. Distesero le dita all’unisono, abbozzarono un intreccio di dita al contrario, i polpastrelli si toccarono per un attimo. Lo sfioramento durò per un battito di ciglia, ma nessuno dei due, poi, allontanò la mano.
Ma le pretese non contano davanti alle regole che la società impone a chi ne fa parte. Quindi Emma, nonostante sia una donna dotata di qualità rare, dovrà accontentarsi dell’uomo che deciderà di accettare la sua condizione di figlia illegittima. Percy, però, questa dura realtà non riesce ad accettarla. Fino a quel momento aveva fatto il possibile per proteggere Emma. Aveva contribuito alla sua educazione con l’intento di proteggerla da una società spietata nei giudizi e nelle discriminazioni. Ora deve fare di più. È arrivato il momento di difenderla.
“Il grandissimo guaio è che sono mezza innamorata di voi da quando avevo quindici anni.” Clarendon si accigliò, credeva di averla conquistata molto prima e in aggiunta non riusciva a capire se stava barando.
Non servono spade e nemmeno pugnali. Per Percy l’unico modo per difendere Emma è avanzare verso il nemico e farle scudo con il proprio onore, accettando il rischio che venga leso. Il duca è pronto a tutto pur di lasciare illesa la dignità della ragazza. Manderà a monte i suoi progetti e ne pianificherà di nuovi che possano ricomprendere anche lei. Peccato che, in nessuno dei suoi piani, avesse previsto un fastidioso inconveniente: l’amore.
“E che ci farete con me per quindicimila ore?” domandò Emma. A parte il fatto che a una stima approssimativa gli sembravano addirittura poche, Clarendon sorrise come uno che sta per dare matto in tre mosse, poi iniziò il proprio elenco.
Temo di aver già riservato a Rebecca Quasi tutti gli aggettivi positivi presenti nel mio vocabolario personale. “Scacco matto, Vostra Grazia” è un romanzo straordinario. I due personaggi sono pensati e combinati in modo perfetto. L’uno completa l’altra. E la morale della storia sta nella loro unione: una donna, anche la più emancipata, può accettare di essere difesa da colui che, con il suo amore, ha saputo rendere un uomo migliore. Ma, oltre alla storia, a impressionarmi – come di consueto – è stato il modo in cui la Quasi è riuscita a raccontarla. Mai banale, mai scontato, sempre in grado di emozionare e sorprendere. Ancora una volta: chapeau!
 [Copia ARC digitale ricevuta dall'editore]
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