CHIEDIMI LA LUNA (C. CACCAMO)

il
14 ottobre 2020

Cari lettori, mi sono chiesta spesso come si sentissero Aldrin e Armstrong mentre, azzeccata la traiettoria, si avvicinavano alla luna. Ho persino letto pagine e pagine sull’Apollo 11 per cercare di capire, attraverso le testimonianze di quei tre privilegiati, cosa significasse riempirsi gli occhi con la magnificenza del nostro Satellite. Potrete immaginare, quindi, la mia delusione nel leggere che la luna, in realtà, è piuttosto “brutta”. È grigia, desolata e fredda, dicevano. E io ero lì – anzi, qui, sul mio letto, alla luce della mia fidata abat-jour – a domandarmi come si possa sopravvivere a un allunaggio con così tanta razionalità. Perché a mancare, nelle parole di quei privilegiati, era la poesia. La stessa che oggi ho ritrovato tra le pagine di “Chiedimi la luna”.

CHIEDIMI LA LUNA
CRISTIANO CACCAMO
Data pubblicazione: 10.09.2020 Editore: Harper Collins Italia Serie: Standalone Finale: Autoconclusivo Genere: narrativa contemporanea
Trama: Una favola sull'amore, sul rapporto con i cambiamenti, sulla coscienza di sé. Il romanzo d’esordio di Cristiano Caccamo. Aibek appartiene a una famiglia che, di generazione in generazione, si tramanda un lavoro di grande sapienza e abilità: accendere e spegnere la luna. Un compito scrupoloso, fatto di centimetri, per spostare con uno spazzolone granelli di luce sull'esatta porzione da illuminare. Ci vogliono tanta precisione e dedizione, perché è un mestiere solitario, lassù in mezzo all'universo. Quando il padre si ritira, tocca ad Aibek diventare l'artefice di quella magia. Ma la luna è fatta anche di un'ombra scura e il ragazzo non resiste alla tentazione di esplorare quel territorio, ignoto e minaccioso. È così che tutto cambierà. Improvvisamente lui si troverà sulla terra, la “palla bluastra” che ha sempre guardato con curiosità da lassù. Smarrito e spaventato, Aibek vivrà l'avventura di un mondo sconosciuto, senza comprendere lo scorrere del tempo, la pioggia, gli alberi, le strade, gli animali… e l'amore. Sarà Adhara a guidarlo nel caos insensato della vita sulla terra, con la sua forza e la sua fragilità di giovane donna. E Aibek troverà nelle emozioni dell'amore la piena consapevolezza di sé e del suo destino.
Mentre leggevo quei reportage sul 20 luglio del ’69, in realtà, cercavo anche di immaginare cosa significasse sentirsi esplodere una bomba sotto alla schiena ed essere – letteralmente – catapultati nello Spazio con l’intento di atterrare dove nessuno – per quello che ne sappiamo – aveva mai messo piede. “Scombussolati” è il primo aggettivo che avevo ipotizzato. E mi fa sorridere l’idea di aver provato la stessa sensazione mentre scorrevo gli occhi tra le righe del romanzo d’esordio di Cristiano Caccamo. Per descriverla in termini terrestri, direi che ci si sente come sul tagadà. Avete presente, no? La giostra che gira, gira, gira e che giro dopo giro ti fa perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Ti provoca anche un po’ di nausea…ma quello è l’effetto collaterale di quando, su una ferraglia arrugginita, provi a sfidare le leggi della fisica.
Perché noi facciamo esattamente così: riponiamo i nostri desideri, le nostre responsabilità, in qualcosa di molto lontano.

Con questo romanzo Caccamo di leggi ne ha sfidate a bizzeffe. Ma trovo che non ci sia niente di male a ribaltare l’ordinario se il risultato, alla fine, si rivela straordinario. E la storia di Aibek, il Signore della luna, e della dolce Adhara è tutto, fuorché ordinaria. Supera i limiti che il normale, l’abitudinario e il solito ci hanno imposto restringendoci – nella vita di tutti i giorni – nel recinto della razionalità. Proprio lì, insieme ad Aldrin e ad Armstrong.
Aibek non aveva più gli occhi bendati dal panico; si sentiva forte e libero, capace anche di volare.

“Chiedimi la luna” ci lancia nello spazio attraverso un vano fatto solo di fantasia. Alla torre di Cape Canareval sostituisce la corsia di un supermercato e ci porta lì, in quella landa grigia, desolata e fredda che però, a guardarla con gli occhi di Aibek, appare bellissima. Da semplice meta di esplorazione, la luna diventa il luogo che conserva e preserva i sogni di tutti gli innamorati che popolano la “palla bluastra”. Ed è compito di Aibek, che di professione maneggia e accende la polvere lunare, fare in modo che quella sfera quasi perfetta continui a illuminare il buio del nostro universo.
Ormai Aibek era certo che la luna avrebbe protetto tutti. La immaginava come un ago curvato. Così pensava la vedessero dall’alto, o dal basso.

Credo dipenda in parte dai miei vani tentativi di cercare un po’ di poesia anche nei reportage di ingegneri e aviatori cresciuti nell’esercito, ma questa storia che ha la luna come oggetto continuo di similitudini e metafore mi ha resa felice. Nel senso che, finalmente, ho trovato pane per i miei denti. E l’intuizione di Caccamo di spiegare la fragilità umana appellandosi all’infinità dello spazio mi ha deliziata.
“Chiedimi la luna” somiglia a una storia della buonanotte, una di quelle che si raccontano ai bambini per alimentare i loro sogni. Ma può comprenderla solo chi si espone alla luce della notte e ha un po’ di luna sulla pelle.


 [Copia ARC digitale ricevuta dall'editore]
 
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