[RECENSIONE DOPPIA] TUTTA COLPA DEL TIGHT (S. CALANDRA)

il
13 luglio 2020

Salve Pieces!
Siamo qui oggi per parlarvi di una nuova uscita in casa Royal Books Edizioni e di cui abbiamo avuto la possibilità di leggere in anteprima per il blog “Tutta colpa del tight” di Silvia Calandra che esce in una versione rinnovata, dopo l’uscita self del 2017.
Seguiteci!!!

TUTTA COLPA DEL TIGHT
SILVIA CALANDRA
Data pubblicazione: 13.07.2020 Editore: Royal Books Edizioni Serie: Standalone Finale: Autoconclusivo Genere: Contemporary romance
Trama: Christine, reduce da un passato non roseo dal punto di vista sentimentale, ha finalmente trovato la sua strada tra le vie e i grattacieli di Manhattan. La sua vita gira intorno a una cosa sola: il lavoro. Solo l’amicizia con Sarah, l’unica collega con cui va davvero d’accordo, riesce a distrarla dalle lunghe giornate newyorkesi. Il suo carattere troppo spigoloso, infatti, non le ha consentito di circondarsi di amici nel corso del tempo... per non parlare degli uomini. Di loro è sempre meglio non fidarsi, non si dovrebbe mai abbassare la guardia. Di certo Chris non è preparata, in una giornata come le altre, a imbattersi in Thomas, nuovo stagista alle sue dipendenze, tremendamente sexy e dannatamente disponibile a esserle amico. Tra piccole bugie, viaggi intercontinentali e baci rubati... riuscirà Chris a trovare il suo nuovo equilibrio? * Il romanzo è la riedizione, rivista e corretta di “L’amore sa di fragola”, autopubblicato nel 2017 *
Buongiorno, ho letto, in anteprima, grazie a Royal Books, un romanzo che due o tre anni fa già recensii per Pieces of Paper Hearts quando uscì nella sua versione self. “Tutta colpa del tight”, dell’autrice toscana Silvia Calandra, è la riedizione ampliata e migliorata di “L’amore sa di fragola” (2017).
In questa riedizione l’’autrice ha mantenuto sostanzialmente intatta la trama, aggiungendo dettagli, scene e regolando i punti di vista. Un lavoro che ha arricchito ulteriormente il testo originale, migliorando decisamente il prodotto finale.
Anche oggi il suo abbigliamento è impeccabile e per un attimo mi fa scorrere più velocemente il sangue nelle vene: pantalone nero, camicia bianca con le maniche arrotolate sugli avambracci, e un gilè nero sbottonato a sommo studio.
Christine è una giovane italoamericana di ventisei anni che appena diciannovenne si è trasferita a New York, fuggendo da una brutta esperienza vissuta in tarda adolescenza nella sua Firenze. Nella Grande Mela, spera di ricominciare a vivere, rinascere.
Al suo fianco la nonna materna, April – una gagliarda vecchietta piena di brio – e Sarah – amica fidata nonché collega di lavoro.
La narrazione è affidata quasi totalmente al femminile, affidata a Christine che ci racconta in prima persona le sue vicissitudini, mentre la voce narrante di Tom (il co-protagonista), talvolta ci offre un punto di vista diverso, facendoci entrare a diretto contatto con le sue emozioni.
Quella frase e quella piccola speranza di essere riuscito a buttare giù il muro di ghiaccio che l’ha circondata fino a oggi, mi hanno reso euforico.
La vita di lei è chiusa in un guscio chiuso in modo ermetico, che la protegge e le fa vivere una vita tranquilla. Tutto, quindi,  scorre nella normale nella vita di questa giovane donna: lavoro, casa, uscite con l’amica. Tutto inizia a cambiare quando senza preavviso le viene assegnato un assistente personale per affiancarla e sollevarla un po’ dalla mole di lavoro quotidiana.
Thomas, ha trent’anni, è londinese ed piuttosto affascinante. Arriva alla “Iron”, l’azienda in cui Chris lavora, per un temporaneo impiego di assistente, inquadrato come stagista.
La sua entrata nella vita di Christine è delicata, ma potente come un tornado.
La sua presenza in azienda appare piuttosto ambigua: è uno stagista, ma fin dal primo giorno si dimostra piuttosto generoso e mantiene un tenore di vita decisamente alto per il ruolo che ricopre.
Il legame tra i due protagonisti si fa subito intenso e particolare. Solo Thomas riuscirà a scalfire il muro di ghiaccio che circonda il cuore di lei, ma Chris troverà il coraggio di lasciarsi andare all’amore?
I week-end fuori porta (e oltre oceano), i pomeriggi di shopping, i pranzi da nonna April e feste, fanno da sfondo a una storia d’amore decisamente non semplice.
L’intera trama si svolge tra New York, Londra e Firenze, creando un mix suggestivo di ambientazioni molto ben delineate.
È così delicata e fiduciosa nei miei confronti che mi riprometto di dirle la verità su mio padre appena saremo a New York.
Non posso continuare a mentirle.
Entrambi sono vittime di eventi passati molto dolorosi; aprirsi a vicenda e al futuro stesso, sembra non essere così scontato, ma la buona volontà, unità a un’attrazione piuttosto forte creano un mix esplosivo, capace di superare ogni ostacolo.
Thomas mi manca come l’aria, come a un girasole manca il sole, o come ad un pesce manca l’acqua. Mi manca come se mi fosse stato tolto qualcosa di vitale e mancherà sempre qualcosa se non lo riavrò accanto.
Ricordo bene che “L’amore sa di fragola” mi era piaciuto e leggerne questa nuova versione, mi ha fatto apprezzare ancor più la storia di Christine e Thomas.
Sì, “Tutta colpa del tight” è una lettura che merita e la cura grafica è davvero accattivante, sia fuori (nella cover), sia dentro nei dettagli di apertura dei capitoli.


Christine crede di avere tutto quello che le serve dalla vita: un lavoro stabile nella sua amata Manhattan. E qui potremmo anche fermarci, perché Christine ormai vive in funzione di una sola cosa, il proprio impiego.
Passa tutte le sue giornate a dedicarsi ad esso lasciando spazio a ben poche cose; per esempio si concede ogni tanto di uscire con la sua migliore amica Sarah, di lasciare che la sua mente si liberi un po’ ma puntualmente, quando rientra a casa, rialza ogni barriera che le permette di difendersi dalle persone.
Ovviamente gli uomini per lei sono off-limits, non può fidarsi abbastanza di loro e i muri che si è costruita intorno sono troppo fortificati per permettere a qualcuno di scalfirli.
La sua vita quindi procede sempre uguale a sé stessa, quando una mattina, mentre fa la sua solita corsa a Central Park, ha uno scontro piuttosto divertente con un cane che si è impigliato nelle sue gambe a causa del guinzaglio.
Il dolore della caduta sparisce in un attimo quando, i suoi occhi, incontrano quelli del padrone di quel bel cagnone.
Ne è subito ammagliata e per un momento dimentica quasi tutte le regole che si è imposta verso gli uomini.
Solo per un momento intendiamoci.
Comunque, dopo le varie scuse per l’irruenza del cane il ragazzo se ne va e tutto sembra tornare alla normalità.
Ovviamente Christine non può immaginare che proprio quel ragazzo, lo rivedrà nell’ufficio del suo capo. Si chiama Thomas e nonostante le rimostranze della protagonista, sarà il suo stagista.
Tra uno sguardo e un altro, il loro rapporto evolverà molto. Riuscirà Thomas a trovare il modo di scalfire la corazza di Chris?
Posso farcela, se continuo a crederci posso smettere di sentirmi attratta dal mio assistente.
Il romanzo si apre con una bella descrizione delle vita a Manhattan e devo dire di essere stata conquistata dalla lettura fin dalle prime righe.
Ho trovato ogni descrizione ben fatta e curata, permettendomi di immaginare chiaramente e di avere davanti agli occhi quei meravigliosi palazzi con le strade piene di persone e qualche food truck di hot dog qua e là.
È da lì che ho percepito l’amore di Christine per quella città, un sentimento così ben descritto che cozzava con la maschera di indifferenza e scontrosità che mostra la nostra protagonista.
È vero, ho avuto diverse difficoltà a digerire questo personaggio perché in molte scene ho trovato le sue risposte molto piccate e un po’ troppo cattivelle.
Questa città dà e riceve forza dalle persone che ci vivono. La volontà di rinascere, di superare le avversità e ricostruirsi, passo dopo passo, un mattone dopo l’altro. E io ho bisogno di tutto ciò.
Proseguendo la lettura però ho cercato di immedesimarmi in lei, perché Christine non ha un passato facile, ha vissuto qualcosa che non è possibile concepire ne comprendere fino in fondo.
Il suo dolore è stato totale e per lungo tempo invalidante, arrivando al punto di farla fuggire dalla sua Firenze – lasciando i suoi genitori e la sua migliore amica – per trasferirsi nelle braccia rassicuranti della sua brillante e frizzante nonna, in America.
Da lì in poi si è sempre più indurita, non facendo entrare quasi nessuno nella sua vita; solo poche persone, come Sarah, sono riuscite a vedere oltre quel viso serio e la lingua biforcuta.
Ed è quello che succede anche a Thomas.
Il problema è che non riesco a essere diversa da come sono: lo so che se non mi lascio mai andate il mondo non potrà mai capirmi, il fatto però è che non voglio farlo; non voglio rendermi vulnerabile.
Thomas rimane colpito da Christine, nonostante lei in ogni modo dimostri – fin dal primo momento – di sopportarlo a malapena. Riesce a scorgere una luce in lei e più passano i giorni più si rende conto di avere ragione, ma appena lei abbassa un po’ la guardia, dopo poco rialza un muro invalicabile.
Thomas però non demorde e questa sua costanza fa crescere qualcosa di nuovo Christine, un sentimento mai conosciuto, qualcosa di speciale.
Per lui è lo stesso ma è lacerato dai sensi di colpa: non è stato abbastanza sincero con lei, non le ha raccontato tutta la verità sul suo conto e questo potrebbe compromettere in modo definitivo ciò che piano piano sta nascendo fra di loro.
Sono attratto da lei come una falena lo è dalla luce, mi sento quasi in dovere di conoscerla indipendentemente dal motivo per cui sono qui. Desidero avere i suoi occhi addosso e voglio parlarle, anche se ogni volta ricevo un vaffanculo in risposta.
Thomas e Christine sono puro fuoco e fiamme, soprattutto perché lei non rende di certo la vita facile al bellissimo e misterioso ragazzo inglese. Sì, Thomas è un perfetto english man approdato nella Grande Mela.
Infatti è in quei momenti di “scontro”, che la mia opinione verso Christine ha vacillato tante volte, perché Thomas si è sempre dimostrato un bravissimo ragazzo, dolce e premuroso che si ritrovava spesso a dover raccogliere l’orgoglio per riuscire trovare la strada giusta per il suo cuore.
D’altro canto però ho capito che quel modo è era una forma di protezione per il suo cuore, perché non sarebbe riuscita a sopportare alcuna delusione.
Ma alle volte, non è forse vero che siamo noi i maggiori nemici di noi stessi?
La mia vita, in apparenza quasi perfetta, si regge solo su ciò che vedo riflesso. E’ deprimente.
A volte ho l’impressione di essere solo un bell’involucro senza contenuto; mi sento vuota e sola, nonostante la facciata da donna soddisfatta di sé.
Oltre questi due protagonisti che sicuramente non vi faranno annoiare, abbiamo altri due personaggi che secondo me non si possono non nominare.
Partiamo da Sarah.
Sarah è la migliore amica, in America, di Christine. Per l’italiana farebbe qualsiasi cosa, ma altrettanto non si tira indietro quando deve farle aprire gli occhi se sta sbagliando qualcosa.
Potremmo definirla come il suo grillo parlante: è spigliata, simpatica e mi ha strappato più volte il sorriso.
Christine stesso prova una sorta di invidia nei suoi confronti, proprio perché vorrebbe riuscire a lasciarsi trasportare dalla vita allo stesso modo dell’amica, che nonostante le bastonate non perde mai il sorriso.
Mi si stringe il cuore perché alle volte sono davvero insopportabile e, nonostante tutto, lei continua a rimanere mia amica tollerando il mio caratteraccio. Non la obbliga nessuno, eppure lo fa lo stesso.
Spero che l’autrice ci regali un libro su di lei perché secondo me ha tanto da dirci!
Ed infine – ma non per importanza – non posso non nominare l’eccentrica e frizzante nonna di Christine: April.
Il suo aspetto sicuramente rispecchia la sua personalità: capelli sempre di un colore diverso, non si ferma un attimo e vuole un bene dell’anima alla sua cara nipotina.
Mi è piaciuta da matti e anche lei vi farà morire dalle risate! Sembra una ventenne nel corpo di una quasi ottantenne.
«Innamorarsi fa troppo male», sussurro cercando di trasmettere le lacrime. Non ho voglia di piangere, ho versato troppe lacrime oggi.
«Si, ma è anche l’emozione più bella che si possa provare», ammette la nonna con un velo di malinconia nella voce.
La penna di Silvia Calandra è molto scorrevole ed evocativa, come vi dicevo infatti per me non è stato difficile immaginare ciò che descriveva. Era come se fossi protagonista io stessa di ciò che leggevo e vedevo davanti a me gli ambienti descritti.
Sicuramente è una lettura perfetta per quest’estate e non posso non consigliarvi una storia così frizzante!
Un particolare che sicuramente ha colpito il mio occhio, è stata la cura per quanto riguarda la grafica delle pagine e la copertina che ho trovato molto bella! Il tutto rispecchia perfettamente lo stile del libro.
L'occhio vuole sempre la sua parte... E ricordatevi: non si può resistere al fascino del tight, vi ho avvertite. Io ne sono un esempio.
Per il momento è tutto, alla prossima Pieces!
#tuttevittimedeltight

https://open.spotify.com/playlist/4S6SJaaBOxxY5Gxz9FUFwE

Scrivi il primo commento!
Posta un commento