THE RED (T. REISZ)

il
22 aprile 2020
Bentrovati lettori! Avete mai letto della “regina”? Sua maestà Tiffany Reisz è tornata in Italia grazie alla Hope edizioni.
Se avete letto la serie “Il peccato originale” e vi era piaciuta, sicuramente avrete fatto come me: libro acquistato a occhi chiusi, senza neanche leggere la trama, né tantomeno informandomi sul genere. Eh sì, non avevo calcolato che mi sarei trovata davanti un erotic romance, dalla forte sfumatura paranormale.
Come sarà andata? Continuate a leggere per scoprirlo!

THE RED
TIFFANY REISZ
Data pubblicazione: 31.03.2020 Editore: Hope Edizioni Titolo Originale: The Red Serie: Standalone Finale: Autoconclusivo Genere: erotic romance
Trama: Non fare mai promesse che non intendi mantenere… Mona Lisa St. James ha fatto una promessa solenne: salvare The Red, la galleria d’arte di sua madre, a qualsiasi costo. Purtroppo, il nome della galleria non potrebbe essere più appropriato, non solo perché è dipinta di rosso, ma perché è in rosso. Mona sa di non avere altra scelta che venderla, almeno fino a quando, dopo l’orario di chiusura, un uomo misterioso non fa il suo ingresso. Si tratta di un bellissimo inglese, estremamente seducente, che fa a Mona un’offerta che non può rifiutare: salverà The Red se lei acconsentirà a sottomettersi sessualmente a lui, per un anno. Di certo, la madre di Mona non avrebbe voluto che lei si vendesse a un estraneo, però, la ragazza è intenzionata a fare qualunque cosa per mantenere la sua promessa...
Mona, la protagonista, si trova a fronteggiare l’imminente fallimento della galleria d’arte che gestisce dopo che sua madre, deceduta, gliel’ha lasciato in eredità.
Sua madre aveva amato quella galleria così tanto che le sue ultime parole a Mona erano state: “Fai tutto quel che devi, ma salva The Red”.
Una promessa impegnativa, considerato a quanto ammonta il debito contratto per restare in piedi, un impegno che porterà la protagonista a vendere tutta sé stessa – e senza possibilità di proferire parola – a Malcolm, entrato nella galleria proprio al momento giusto.
Con lei, non ho alcun interesse nell’amore o nel matrimonio. Nemmeno desidero portarla a cena. Voglio semplicemente scoparla in svariati modi che mi soddisfino. È quello che preferisco.
Quello che le propone il misterioso uomo è un patto: lei cederà a Malcolm “carta bianca” sul suo corpo, la sua mente e la sua anima per un anno; in cambio riceverà opere d’arte, disegni e bozzetti di incredibile valore che potrà usare per risollevare le sorti della galleria.
Non è impresa da poco accettare un patto del genere, senza troppi particolari se non quel “carta bianca” e il compenso, ma Mona non ha nessun altro che potrebbe aiutarla. È single, ha venticinque anni e una promessa da mantenere. Non è difficile capire che accetterà.
Ed è qui che parte una storia che intreccia sottomissione, scenari paranormal (che non si afferrano subito), crescita personale della protagonista e cultura – cultura sì, perché se credete di andare a leggere un romanzetto a luci rosse campato in aria vi sbagliate di grosso.
Posseduta. Era quello. Aveva la sensazione che lui le fosse entrato dentro l’anima, nella mente e avesse preso il controllo del suo corpo e del suo cervello.
L’arte non è solo la scusa utilizzata per fare da sfondo alla storia (in modo decisamente originale tra l’altro), ma le indicazioni sui nomi dei quadri, degli artisti e degli aneddoti che li riguardano, spingeranno il lettore ad andare a cercare gli originali, per immergersi ancor di più nella narrazione. Non ne faranno certo un esperto, ma quantomeno l’autrice fornisce spunti di riflessione, ci insegna qualcosa di tangibile, oltre a trascinarci in un ambiente dove realtà e fantasia si mescolano fino a rendere i contorni così sfumati da non capire più dove finisce una e inizia l’altra.
Si sentiva come un vecchio libro che non era stato aperto da secoli e adesso finalmente era arrivato qualcuno, aveva preso il libro il libro dallo scaffale, aveva infranto il dorso e sfogliato le pagine che erano state pressate insieme così a lungo che l’inchiostro era diventato colla.
Con questo non voglio dire che non è un testo erotico. Va scritto a caratteri cubitali che lo è, perché, se non conoscete l’autrice e non vi piacciono le scene esplicite e tendete al giudizio in termini di morale, questo libro non fa per voi.
Le scene erotiche sono numerose, varie, mai scontate, mai noiose. Questo è un punto a favore dell’autrice, perché la ripetizione di scene a luci rosse è angusta proprio perché il lettore può percepirle come forzate, non necessarie, ma in questo lavoro non avviene. Ognuna di esse è legata non solo all’arte, ma contribuisce alla crescita della protagonista.
Sono quelle situazioni in cui quello che succede al corpo viene assorbito dalla mente. Durante le esperienze che Mona fa (molte delle quali possono essere giustificate solo dal fatto che il romanzo è un paranormal) acquisterà sicurezza e consapevolezza.
Non mancano i riferimenti D/s, l’autrice non ha mai nascosto la sua natura kinky e non ha lesinato mai a inserirla nelle sue opere.
Doveva ammetterlo, le piaceva essere usata a fondo. Era una nuova informazione su se stessa. Quella consapevolezza non la turbò. La turbò solo di non esserne turbata.
E qui arriviamo a quello che si questo libro mi ha un po' destabilizzata. Cerco di spiegarmi: mi è piaciuto quello che letto? Sì, assolutamente.
L’autrice avrebbe potuto raggiungere lo stesso risultato anche senza la parte paranormal? Assolutamente no.
E questo non è che un altro punto a favore dell’autrice.
Ha strutturato la storia con maestria. Se non fossero stati presenti i tratti paranormal la storia non sarebbe risultata così diversa da tante altre.
Se fosse stato solo un erotico non ci sarebbe potuta essere quell’ambientazione, né tanto meno la storia avrebbe potuto virare verso il finale che è stato scelto. Malcolm sarebbe stato forse il protagonista peggio costruito del secolo e invece tutto è stato studiato a tavolino, senza lasciare niente al caso, e questo rende il testo di per sé inattaccabile, almeno razionalmente.
Altro discorso è il gusto personale.
È vero, per mio errore non sapevo fosse un paranormal, mi aspettavo un contemporary, e questo non è certo colpa dell’autrice, ma, alla fine della lettura ed essendomi accertata che il genere era chiaro eccome, qualcosa in me ha continuato a stonare.
Non ho apprezzato l’intangibilità del personaggio di Malcom, il fatto che mancasse una presa di coscienza concreta da parte di Mona. Anche quando tutto viene svelato, lei gira pagina velocemente, troppo. Sarebbe bastato un piccolo momento di riflessione per mano della protagonista per chiudere il cerchio, a mio giudizio, più correttamente.
Va bene la tecnica dello show don’t tell – su cui praticamente si basa tutto il romanzo – coadiuvata dal pov in terza persona (la cui scelta ovviamente non è casuale), ma ho avuto la sensazione che mancasse un pezzo.
Per quanto assurdo ho trovato tutto credibile, tranne questa “leggerezza” della protagonista di accettare così facilmente la storia “fantastica” che ha vissuto.
Detto ciò, lo stile della Reisz resta di alta qualità, le pagine scorrono fluide, il testo si legge in tre ore scarse che volano e in cui servono pause per riportare la temperatura a livelli che permettono di restare concentrati sulle pagine senza essere offuscati da altri desideri.
Mi è piaciuta moltissimo la cover, ho trovato azzeccata l’idea di far prevalere il rosso e non solo per il palese riferimento al titolo del libro, ma proprio perché è l’unico colore che si potrebbe accostare alla storia.
«L’arte dovrebbe essere pericolosa, sai. Dovrebbe dire qualcosa che la società non vuole sentire.»
Sotto certi aspetti è proprio quello che la Reisz fa nei suoi libri. Prende argomenti che sono facili, prede del pregiudizio e della morale, e li plasma in modo da instillare il dubbio anche nel più tenace dei moralisti; questo, per me è un talento e una forma d’arte.


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