Cari lettori, forse già conoscete la sensazione che sto per descrivervi. Quella che vi assale quando, finito un romanzo, non riuscite a trovare pace. Neanche se sono quasi le cinque del mattino e avete la sveglia puntata alle sette. A impedirvi di dormire è un tarlo che si annida nella mente di ogni lettore accanito (e, diciamocelo, un po’ masochista). Non importa che siate giunti all’epilogo, voi su quella storia volete saperne di più.
Ecco, quando ho terminato di leggere – in anteprima – il nuovo romanzo di
Tiziana Lia, “Noi non siamo sabbia”, anche io mi sono ritrovata a scalciare
indispettita le lenzuola. Poi mi sono alzata, sono andata al bagno e ho cercato
di convincere la sonnambula riflessa nello specchio che no, non avrei potuto
contattare Tiziana a quell’ora. Perché lei, malgrado sia una donna dolcissima e
assai gentile, avrebbe avuto il diritto di mandarmi a…dormire.
È andata a finire che sono tornata al letto, mi sono concessa due ore di sonno
e il giorno dopo l’ho contattata. Lei mi ha concesso tutto il tempo utile a
soddisfare la mia curiosità. Che era rimasta impantanata nei pressi di San Polo
dei Cavalieri, un piccolo comune del Lazio in cui Tiziana ha scelto di
ambientare la storia narrata nel suo romanzo.
L’omaggio a San Polo dei Cavalieri – “Premetto che quando ho scritto
questo romanzo mi ero appena trasferita da San Polo a Crema. ‘Noi non siamo
sabbia’ è anche un modo per ringraziare quel paesino microscopico che mi ha
ospitata per dieci anni e che mi ha lasciato tanta tenerezza nel cuore”, mi
ha spiegato. “Ma non è tutto”, continua.
La realtà che irrompe nella finzione
- “Per quei dieci anni ho pensato di vivere in un paesino abbastanza
tranquillo. Ma solo di recente ho scoperto che sbagliavo a crederlo. La prima
stesura del romanzo, infatti, risale alla seconda metà del 2017. Solo un anno
fa, però, mi sono resa conto che effettivamente sono tanti i giovani che vivono
delle problematiche gravi. A quel punto ho capito che le vicende di cui avevo
scritto – che erano per lo più inventate – in realtà avevano un fondo di
verità. E allora ho deciso: quel romanzo andava pubblicato”.
Vietato tacere
- “Avevo scritto la prima bozza della storia per necessità. Guardavo le mie
figlie, le osservavo mentre abitavamo a San Polo. Prestavo attenzione a quello
che avevano, ma anche a quello che non avevano, ai desideri dei loro amici e a
ciò che speravano per il futuro. Avevo capito che la realtà in cui vivono i
ragazzi di oggi è complessa e che incontrano tanti ostacoli”, mi confessa
Tiziana. “Magari c’erano difficoltà anche ai miei tempi, quando avevo la
loro stessa età. Da mamma, però, mi ritrovai a guardare tutto con occhi
diversi. E non potevo tacere ciò che vedevo”.
Al di là del romance
– “Questo romanzo va oltre il romance. La storia d’amore c’è, ma non è
centrale. Ho cercato di farlo capire anche nella quarta di copertina”, ci
tiene a sottolineare. “In realtà si tratta di un romanzo di formazione, lo
colloco in quel genere, e l’ho scritto nella speranza che possa trovare il suo
posto nelle camere dei ragazzi, perché è a loro che voglio rivolgermi”.
Scrivere per missione
- “Se anche un ragazzo, uno solo, dopo aver letto la storia di Marco riuscisse
ad accorgersi della bellezza che ha nelle mani e a non rovinarla, sarei felice.
Mi fa male guardare gli sguardi spenti dei coetanei delle mie figlie, perché mi
rendo conto che ovunque si girino non riescano a vedere nulla”, dice
con la voce che le trema. Poi continua: “Ho cercato di lanciare un
grido raccontando la storia di Marco, ma anche quella degli altri protagonisti,
come Melania, che si sente abbandonata e ha l’impressione che nessuno la ami”.
Un pubblico più vasto
– “Vorrei, però, che ‘Noi non siamo sabbia’ facesse breccia anche nel cuore
degli adulti, perché a volte noi genitori sbagliamo. Spesso ci concentriamo
solamente su ciò che noi pensiamo possa andare bene per i nostri figli, ma
dimentichiamo di rivolgere loro una semplice domanda”, Tiziana si commuove
ancora. “E cioè: ‘Tu cosa vuoi?’. O ancora: ‘Io ti voglio bene e ti amo, ma tu
ti senti amato?’”.
Un atto di coraggio
– “Volevo che il protagonista di ‘Noi non siamo sabbia” fosse un ragazzo e
ho deciso di correre il rischio di scegliere una voce maschile per il narratore”,
Tiziana non trattiene una piccola risata. “So che siamo abituati a lasciare
che a raccontare questo tipo di storie sia una protagonista femminile, ma le
scelte scontate mi annoiano. E chi ha letto il mio romanzo precedente
(Profumo di riscatto, ndr) lo sa”.
Un grido –
“Quello di Marco è un personaggio completamente inventato”, mi rivela. “Ho
cercato di plasmarlo prendendo a modello alcuni giovani di oggi. Ci sono tanti
ragazzi che, pur avendo una buona famiglia alle spalle, intraprendono una
strada sbagliata e finiscono col perdersi. Lo fanno perché tentano di sfuggire
alla loro storia e al loro presente”.
Come dare voce a Marco
– “Per calarmi nei panni di Marco andavo in giro per le strade e mi
concentravo sui volti dei ragazzi di oggi. Cercavo di leggere nei loro sguardi
quello che potevano pensare e facevo caso alle loro espressioni, perché volevo
scoprire se il sorriso che avevano sulle labbra arrivasse anche agli occhi”.
Ogni Marco ha un nome diverso
– “Sarò sincera”, continua Tiziana, “in un primo momento, quando ho
realizzato quanti Marco ci siano anche in realtà piccole come quella di San
Polo, sono rimasta di stucco. Non me l’aspettavo. È uscito fuori che di ragazzi
come lui ne conoscevo diversi, eppure non lo sapevo”.
Una narrazione senza sconti –
“Questo romanzo l’ho voluto scrivere per scuotere gli animi di tutti i
Marco”, mi ripete. “Volevo far comprendere ai miei lettori più giovani
che certi comportamenti possono avere delle conseguenze importanti. Ho
l’impressione che la nostra società non voglia mostrare come stanno davvero le
cose quando si tratta di sofferenza e di dolore. ‘Guai a parlarne, potresti
scandalizzare gli animi!’. Ma secondo me non è così, sono convinta che ci sia
bisogno di parlare di queste realtà e dei drammi che le animano”. Mi lascia
così: “Mi chiedo”, e lo chiede anche a me e a voi lettori “come possa
fare un ragazzo a capire che sta per commettere il più grande sbaglio della sua
vita, se nessuno si prende la briga di parlare di quegli sbagli e delle loro
conseguenze”.
Vi lascio con questo dubbio e vi invito a leggere “Noi
non siamo sabbia” per scioglierlo. Il romanzo è uscito la scorsa settimana, il
2 marzo.
Il team di Pieces of Paper Hearts
ringrazia Tiziana Lia per la gentilezza e la disponibilità. Auguriamo a “Noi
non siamo sabbia” di ricevere dai lettori l’accoglienza che merita.
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