[RECENSIONE DOPPIA] LE NOSTRE PRIME SETTE VOLTE (B. MARCONERO)

il
24 ottobre 2019

Ciao Pieces, io e Tina vi diamo il buongiorno con la recensione doppia dedicata al nuovo romanzo di Bianca Marconero. Si intitola "Le nostre prime sette volte" e si tratta del secondo volume della serie Tabloid Building, il primo della dilogia dedicata ad Alex e Alice.
Curiose? Seguiteci dopo la scheda del romanzo.


LE NOSTRE PRIME SETTE VOLTE
BIANCA MARCONERO
Data pubblicazione: 15.10.2019 Editore: Self publishing Serie: Tabloid Builiding series (#2) Finale: Cliffhanger Genere: contemporary romance
Trama: Quante volte devi licenziare la tua segretaria prima di capire che non puoi vivere senza di lei? Alice Baker è una giovane copywriter, idealista e determinata, con una singolare propensione per i vestiti bizzarri. Alex è l’erede della Francalanza Visconti, la casa editrice leader nei periodici, e ha un gusto impeccabile per i vestiti. Fin dal loro primo incontro, Alex e Alice decidono di non piacersi affatto. Non hanno niente in comune, non approvano lo stile di vita dell’altro, sono totalmente incompatibili. Alice pensa che Alex sia uno snob egocentrico e compiaciuto che gode nel farsi paparazzare con ragazze bellissime. Alex pensa che Alice sia una patetica sognatrice, che colleziona licenziamenti ed è convinto che, nonostante sia bellissima, resterà per sempre fuori dal suo radar. Ma cosa succede se due persone che si sono già escluse a vicenda scoprono di non potere stare l’una senza l’altra? Se scoprono di essere attratti proprio dall’ultima persona al mondo che pensavano di prendere in considerazione? Per quanto tempo si può negare la passione e si può mettere a tacere un desiderio? Si può forse dire al cuore di non impazzire per l’unica persona in grado di toccarlo? Dalle spiagge dell’isola di Capri, alle piste da sci di Cortina d’Ampezzo, passando per Milano e i corridoi delle vivaci redazioni di «Lollipop» e «Power Player», Alex e Alice si raccontano attraverso le loro prime sette volte. Sette strade diverse per entrare in collisione o separarsi per sempre. Una storia sulla ricerca dell’anima gemella e sulle sorprese del cuore. Perché le persone più sbagliate per noi possono farlo battere per il motivo giusto.
Ci sono amori che nascono in una volta, basta uno sguardo, un gesto, una parola… e ce ne sono altri che di occasioni che chiedono due, tre… o più. Quello di Alessandro Francalanza Visconti ed Alice Baker ne chiede sette, e in questo primo volume della dilogia a essi dedicata (inserita nella serie Tabloid Building dell’autrice reggiana), la magistrale penna di Bianca Marconero ce la racconta.
Se avete già letto “Non è detto che mi manchi”, i due protagonisti di “Le nostre prime sette volte” li avete già marginalmente conosciuti; se quel libro non è ancora stato letto… no problem, quella storia è autoconclusiva e parte di questa nuova trama ripercorre quei fatti in cui i protagonisti sono Fosco ed Emilia. Ciò comunque non toglie che bisogna rimediare. Come potete solo pensare di perdervi la storia del cugino nerd di Alex e della teenstar che gli ruba il cuore? Suvvia!
Intanto torniamo a noi, alle sette volte di Alex e Alice e partiamo da quando tutto è iniziato, anche perché mi sono ripromessa di scrivere poco sulla storia per concentrarmi sull’aspetto emozionale della vicenda e su quello “tecnico” relativo alla scrittura.
Alice è alla disperatissima ricerca di un lavoro. Vivere a Milano non è semplice e sicuramente le spese sono nettamente più alte rispetto a Roma, dove la ragazza ha lasciato tutto. E pur di farcela, è disposta a farsi assumere nella redazione di un magazine per ragazzine: il popolarissimo “Lollipop” del gruppo Francalanza Visconti. Un nutrito gruppo di candidate, due soli posti disponibili. E uno deve essere il suo. Lei che di frivolezze, moda e gossip è totalmente disinteressata, è pronta comunque a prendersi quel posto. Ed eccola lì, a colloquio con nientemeno che la caporedattrice e il grande capo del gruppo editoriale. E, lasciate che ve lo dica: la scena del colloquio da sola vale già l’acquisto, la lettura, del romanzo di Bianca. Vi conquisterà e intrappolerà tra le pagine.
Personalmente? Ho riso tantissimo a immaginare la scena fotogramma dopo fotogramma, parola dopo parola.
«Quindi per te scrivere per “Lollipop” si colloca a metà tra la prostituzione e il marketing?»
« Precisamente».
Alex e Alice sono due poli diametralmente opposti. Lei brillante, arguta, intuitiva e senza filtri. Schietta in modo destabilizzante. Non le manda certo a dire, men che meno al suo biondissimo, bellissimo e ricchissimo capo. Sì, Alex è molto “-issimo”, in tutto e per tutto.
Con una corona di riccioli biondi per capelli e occhi argentei, trasuda fascino; il portafoglio e il cognome che porta si potrebbe dire che sono l’equivalente del polline per le api, e con il suo carisma ha praticamente il mondo ai suoi piedi. In pratica il Golden Boy dell’imprenditoria italiana. Bocconiano e con un master negli States, a soli ventiquattro anni è già a capo dell’azienda di famiglia.
“Io e te” sono le parole oltre le quali non posso andare. “Io e te” è stato l’errore originale. Perché sono stato il primo a permettere che esistesse. […] Ho fatto qualcosa che non avevo mai fatto. Ho dato importanza a un’altra persona. E ora devo assolutamente correre ai ripari. E pagarne le conseguenze.
Parlare di questo libro è tutto, tranne che semplice. La storia imbastita, narrata e pubblicata da Bianca Marconero è un concentrato di emozioni, bellezza e talento.
Il mondo di Alessandro e Alice è un mondo nuovo, intricato per entrambi. Devono imparare a trovarsi, capirsi. Lui viene dalla Milano bene e pare che la vita sia stata davvero generosa con questo sexy Golden Boy che colleziona pagine sui rotocalchi e donne per una semplice parentesi di piacere.
Alice non è stata altrettanto fortunata. Da Roma si è trasferita a Milano, dove per sopravvivere fa due lavori. Non è una attenta alla moda, anzi spesso è vestita in modo nemmeno appropriato all’ambiente in cui finisce a lavorare. È minuta ma in lei si concentra una bomba ad orologeria in quanto a coraggio e spontaneità. È divertente, determinata e coraggiosa, ma tra lei e il suo capo volano sempre scintille. Feroci e pericolose scintille. Lui così impostato nel suo ruolo, lei così fuori luogo in quell’ambiente di apparenze. Tanto lei quanto Alex sono testardi e battaglieri, quindi faticano non poco a trovare un equilibrio, tanto che per ogni torto, errore, la sintonia va a farsi benedire e Alex non perde tempo a licenziare una delle sue migliori redattrici.
La lite è una collisione. Il contatto l’effetto collaterale.
Alice è generosa e genuina; Alex ambiguo e intenso.
Alice e Alex.
Alex e Alice.
Come si fa a non amarli? Come si può pensare di non vivere la loro realtà pagina dopo pagina, attimo dopo attimo? Ve lo dico io: è impensabile.
Adorerete Alice e amerete Alex. Okay va bene, Alex lo amerete ma verrete prese anche da quell’irrefrenabile voglia di fargli male. Vi farà saltare i nervi più e più volte – personalmente lo avrei ucciso. Lo amo eh, però ammetto che una pestatina ai gioielli di famiglia per farlo rinsavire…. Sì, ecco, gliel’avrei data. Anzi, gliela vorrei ancora dare, perché come si fa a tollerare certe cose? Non si può! Ah, cosa? Beh questo non posso dirvelo. Ma leggendo “Le nostre prime sette volte” potrete scoprirlo.
La solitudine non è un fatto assoluto. È relativo. La solitudine sono io senza di lei.
Vi vorrei parlare meglio e di più di “Le nostre prime sette volte”, ma non posso perché rischio di scivolare nello spoiler. E poi perché scrivere dignitosamente di un romanzo di Bianca Marconero è davvero sempre più difficile. Nessuna parola sarà mai abbastanza all’altezza per spiegare il suo talento.
L’autrice ha scritto una storia in cui il motore è un perfetto equilibrio tra odio e amore.
Non sbaglia un colpo e con il suo stile delicato ed elegante sa mettere insieme le parole, i concetti e le emozioni in modo comunque incisivo.
Sa smuovere gli animi causando terremoti che a loro volta danno come risultato un pot-pourri dei sensi e dell’anima. Sa far arrabbiare, disperare, gioire… e più di tutto, sa conquistare chi legge, plasmando a sua immagine e somiglianza le parole, la lingua italiana.
L’amore ti annebbia, ti rende parziale.
Lo stile di Bianca Marconero è ironico e profondo, incantevole e rabbioso, romantico e passionale. Esattamente come sono tutto ciò e molto più, i suoi personaggi.
Bianca smuove le coscienze e rinnova la speranza.
È Bianca Marconero…. E tutto questo e molto di più è ciò che troverete in “Le mie prime sette volte”.



Lo stomaco ancora ingarbugliato, le mani che prudono, e una voglia matta di avere tra le mani prima Alex e poi il seguito di questo ennesimo meraviglioso libro di Bianca Marconero per sapere cosa combineranno questi due.
In questo romanzo, dopo mesi di attesa, vediamo finalmente come inizia la storia tra Alex e Alice, due personaggi agli antipodi, ma che il destino ha deciso di far incontrare.
«Non ringraziarmi, e lascia il tuo cuore fuori da questa storia. Perché io farò lo stesso».
Alex, capelli biondi e occhi d’argento, ricco bello e consapevole di avere il mondo ai suoi piedi. Dirige insieme alla madre la Francalanza Visconti, un’importante casa editrice. Ed è proprio qui che si incontrano per la prima volta i nostri protagonisti.
Affascinato e incuriosito dal carattere particolare di Alice, Alex decide di assumerla nella redazione di Lollipop. Alice sarà una ventata d’aria fresca e le sue idee innovative e intelligenti fanno sì che lui non possa più fare a meno di lei.
Insieme fanno progetti, imbastiscono strategie per il futuro della casa editrice, insieme sono più forti.
Peccato che per quanto siano interscambiabili sul posto di lavoro, sono estremamente incompatibili per quanto riguarda tutto il resto.
Ma è chiaro che io e Alessandro in comune non abbiamo neanche la temperatura del sangue.
Alice non ha niente a che fare con il bel mondo e con le ragazze a cui è abituato Alex. Sorride poco o per niente, capelli scuri e occhi azzurri come il cielo, un passato non proprio roseo nella capitale e una vita precaria che si barcamena tra mille lavoretti. Il suo gusto nel vestire è decisamente discutibile, ma la cosa bella di Alice è che lei è sempre sé stessa; coraggiosa, testarda, lotta per la giustizia. Insomma, è una con le palle.
All’inizio Alice neanche lo vede Alex, troppo impegnata a sognare di essere la ragazza di Fosco (collega e cugino di Alex) a sua volta innamoratissimo della fidanzata che ovviamente non lo merita e lo tratta malissimo.
Alex gioca su questa attrazione e appena può la provoca, quando in realtà (e forse neanche lo sa o non vuole ammetterlo a sé stesso) è lui che vorrebbe essere nella testa della ragazza.
Lo sapevo anche prima che i suoi occhi erano belli. Ma in questo preciso istante lo sono troppo. Così tanto che mi fanno sentire in pericolo.
Alice ne combina sempre una e il suo carattere impetuoso fa sì che Alex la licenzi non una, non due ma sette volte. Sette episodi che però, non fanno che avvicinarli e allo stesso tempo allontanarli; attraverso queste sette volte però si conoscono, ogni volta sempre di più.
Non appena la licenzia, Alex racconta a sé stesso che lei non è indispensabile, che può vivere benissimo anche senza la sua costante presenza.
Ma rimpiazzare Alice è impossibile, lei è un pezzo unico. E Alex la rivuole indietro, a ogni costo.
Ogni. Singola. Volta.
Tratto Alice come si maneggia l’uranio in uno stabilimento nucleare: con la diffidenza e la cautela riservata alle cose pericolose, ma indispensabili per il buon funzionamento dell’impianto.
Alice non può fare a meno di notare l’attrazione dilagante verso il suo capo, con cui nel bene e nel male passa più tempo che con chiunque altro.
Un capo che però spesso sembra tenere di più alle apparenze, che alla verità.
Alice si rassegna ai suoi sentimenti per Alex, e sa nel profondo che anche lui prova qualcosa per lei. E allora tace, aspetta. Accetta le sue diffidenze, perché sa che lui tiene a lei, spera che capisca che tra di loro c’è qualcosa di importante. Sa che prima o poi succederà.
Oppure no.
Perché c’è poco da fare. Io mi ci sono affezionata a questo imbecille. E starei qui a guardarlo e volergli bene, a volergli bene e guardarlo fino alla fine dei miei giorni.
“Io e te” sono le parole oltre le quali non posso andare. “Io e te” è stato l’errore originale. Perché sono stato il primo a permettere che esistesse. Il primo a pensare a lei come a qualcuno che non svolgeva solo un lavoro.
E allora si passa ai litigi, perché in fondo anche litigando ci si può sentire vicini, forse anche di più.
Forse invece tenersi a distanza può essere la soluzione. Allontanarsi, dirsi addio.
Ma “non sempre siamo pronti alle conseguenze delle nostre azioni”.
Alex e Alice fin dall’inizio alzano muri l’uno contro l’altra, pensando sia la soluzione migliore.
La scruto e mi chiedo per l’ennesima volta che nome dare alla nostalgia che mi divora. Perché dopo centosei giorni è chiaro che il mio piano per ricollocare Alice fuori dalla mia cerchia è stato un fallimento. Lei è indubbiamente fuori, ma dentro è rimasto il buco.
Due personaggi complessi, irresistibili, che tengono con il fiato sospeso fino alla fine. E in sospeso ci sono anche le loro vite da quando si conoscono. In equilibrio precario, già dall’inizio.
Alex non sa cos’è l’amore. Non ne ha mai ricevuto davvero. Tutti vogliono qualcosa da lui. E quando per la prima volta si trova lui a essere con il suo cuore in una mano e Alice nell’altra, non sa che fare. Si spaventa. Fugge. Torna e fugge ancora.
Ho adorato il cameo di Brando all’interno della storia, anzi si può dire che è ben più di un cameo, dato che è uno degli elementi scatenanti del casino!
«Mi avevi detto di saper fingere qualsiasi cosa». «Questo era prima di conoscerti. Tu sei una bugia che non riesco a dire».
Leggere questo romanzo vi porterà ad avere molteplici reazioni: li amerete, perché è inevitabile, li odierete, perché a volte si comportano in modi talmente assurdi da voler entrare nel libro; soffrirete, perché non si può vedere un amore come il loro lanciato alle ortiche. Vi emozionerete, perché i loro sentimento sono forti e potenti. Arrivati alla fine vi verrà voglia di lanciare tutto nel camino e accendere il fuoco, un’angoscia dilagante vi terrà compagnia per metà del libro state tranquilli, perché non ci si comporta così, caro il mio Alex!
Cosa pensi di fare senza Alice? Corri a riprendertela!
Ma quanto manca al 15 novembre?
Cercherò sempre di tornare da lui, lo so mentre affondo una mano nei suoi capelli, e lui troverà sempre un modo per tornare da me, me lo stanno dicendo i suoi morsi sulle labbra, e ricominceremo mille volte, e ogni inizio sarà destinato a una fine.

1 commento on "[RECENSIONE DOPPIA] LE NOSTRE PRIME SETTE VOLTE (B. MARCONERO)"
  1. ragazze, siete state magiche, doppiamente magiche. Grazie Lori, per avermi letto ancora e per aver avuto parole così lusinghiere sullo stile. Grazie Tina, per aver fatto passare le tue emozioni, per aver colto le contraddizioni e per averli amati ( e odiati). Perché per me è stato lo stesso <3 Grazie anche al blog Pieces of paper hearts, per tutto il vostro enorme lavoro

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