LA CACCIATRICE DI STORIE PERDUTE (S. BADANI)

il
5 luglio 2019

Cari lettori, ho sempre sentito dire che i segreti sono come dei tornadi: anche se piccoli e di breve durata, possono avere una potenza distruttiva elevatissima. E se invece provassimo a paragonarli a un monsone indiano? Il confronto potrebbe essere più corretto, e l’ho capito leggendo “La cacciatrice di storie perdute” di Sejal Badani.
Seguitemi in questa recensione e vi spiegherò perché questo romanzo dovreste proprio leggerlo.

LA CACCIATRICE DI STORIE PERDUTE
SEJAL BADANI
Data pubblicazione: 06.06.19 Editore: Newton Compton Editori Titolo Originale: The storyteller’s secret Serie: standalone Finale: Autoconclusivo Genere: Narrativa contemporanea
Trama: Jaya ha il cuore spezzato. Ha tentato a lungo di avere un bambino, ma dopo la terza gravidanza interrotta le speranze vacillano. Anche il suo matrimonio comincia a sfaldarsi e così, nel disperato tentativo di ritrovare se stessa, decide di allontanarsi da New York per riscoprire le sue origini indiane. Non appena arriva in India, Jaya viene immediatamente sopraffatta dai colori, dai profumi e dai suoni di quel Paese. Ogni cosa ha un fascino esotico, per lei, e ben presto il desiderio di riavvicinarsi alla cultura della sua famiglia prende il sopravvento. Ma ci sono eventi del passato, a lungo taciuti, che hanno il potere di influire sulle generazioni a venire. E così Jaya viene a conoscenza della storia di sua nonna e di un amore segreto che è destinato a cambiare per sempre la sua vita. Solo dopo aver conosciuto il coraggio e l'indomabile spirito combattivo che ha caratterizzato le donne della sua famiglia, infatti, Jaya scoprirà di avere dentro di sé una forza che non avrebbe mai immaginato di possedere.
Partiamo da questo presupposto: solo in alcuni casi – quelli più estremi – il monsone può avere effetti catastrofici, per il resto è un fenomeno al quale ci si può abituare. E Jaya, indiana di origini e americana di nascita, lo sa bene.
Nel corso degli anni si è lasciata assuefare dalle forti perturbazioni che le scuotevano l’anima dopo ogni aborto, spazzavano via le sue speranze e le riducevano in pezzi il cuore, ma a Patrick – l’amore della sua vita – non ha mai mostrato i segni del loro passaggio. Voleva continuare a far finta di nulla e ci sarebbe anche riuscita, se non fosse stato per l’effetto devastante del terzo monsone. Quello che ha ridotto in macerie il suo rapporto con il marito, lasciando annegare il loro amore sotto a una copiosa pioggia di frasi non dette.
Ma amare lui non era un fardello. Eppure non era neanche una benedizione. Noi eravamo semplicemente due persone che si amavano alla follia e che stavano costruendo una vita insieme. Accanto a lui, mi bastava respirare per essere felice.
Disorientata e persa, Jaya sceglie di allontanarsi del tutto dalla realtà quotidiana che l’ha resa prigioniera. Si rifugia dalla madre, Lena, ma la conosce tanto bene da sapere che da lei non riceverà l’affetto sperato. Del passato della donna che l’ha messa al mondo, invece, si accorge di non sapere nulla. Lo realizza grazie a una lettera di suo nonno Deepak, un uomo che non ha mai conosciuto. Lui è sul punto di morte e ha qualcosa di importante da consegnare a Lena, ma lei non vuole saperne di partire alla volta dell’India. Allora Jaya sfrutta il pretesto e vola – scappa – via.
C’è un’usanza tra le donne indiane. Una volta all’anno, digiunano per un giorno e una notte intera nella speranza che, come ricompensa per il sacrificio, gli dèi concedano una vita lunga e felice all’uomo per il quale hanno digiunato, in genere il marito.
Approda in India da un giorno all’altro. In fretta, perché ha bisogno di tornare a respirare. Senza parlare ancora una volta con Patrick, perché vuole lasciarlo libero di tornare a essere felice. Sacrifica la Jaya plasmata dai monsoni per ritrovare sé stessa e decide di farlo nella terra dove tutto – i monsoni stessi – ha avuto origine.
Ad accoglierla trova Ravi, l’ormai anziano “domestico” di sua nonna Amisha, morta molti anni prima.
Non fa in tempo a conoscere suo nonno, scomparso da pochi giorni. Ma a raccontarle i dettagli di quella parte della sua famiglia ci pensa Ravi. Oltre che un amico, in lui Jaya trova un tesoro.
Quello che le ha lasciato in eredità nonna Amisha e che il domestico ha protetto e conservato per anni, pronto a lasciarlo in eredità a una donna forte e coraggiosa tanto quanto la sua “Shrimati”.
Siamo stati travolti da una tempesta che si è rivelata temporaneamente più forte di noi. Proprio quando ero sicura che il faro non sarebbe mai riuscito a guidarmi verso casa, sono venuta a conoscenza della storia di mia nonna.
Grazie alla memoria di Ravi, Jaya impara a conoscere sua nonna. Scopre di essere più simile a lei di quanto avrebbe mai immaginato. Una passione le accomuna: la scrittura. E tanto basta a farle capire che Amisha sarebbe riuscita a offrirle un po’ di quella comprensione che sua madre non le ha mai concesso. Ma il racconto delle vicende di Amisha le servirà a ricostruire il passato e a comprendere il presente. Sarà Ravi a descriverle la bontà d’animo di sua nonna, una donna che credeva nell’amore con tutta sé stessa e che per proteggerlo ha deciso di fare a meno della sua libertà.
Penso a mia nonna e alla decisione che ha dovuto prendere in questa casa tra l’amore e la sua vita. Nessuno dovrebbe essere messo di fronte a una scelta del genere, ma lei agì con gentilezza mettendo gli altri davanti a sé stessa.
Col tempo Jaya capirà che se c’è una cosa che può resistere a un tornado e a un monsone, quella è l’amore. E non serve alzare barricate, basta imparare a custodirlo. Come si fa con un segreto.
[Copia arc ricevuta dall'editore]
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