BIBURY'S SWEET (G.TUNZI)

il
6 luglio 2019
Bentrovati lettori! Nella ricerca di una lettura fresca, leggera, non troppo impegnativa, mi sono imbattuta in Bibury’s Sweet, secondo libro scritto da Giuliana Tunzi, scrittrice che ha esordito nel 2016 con “Empty. Il Potere”.
Avevo bisogno di staccare da intrighi e amori complicati, quindi la storia ambientata in questa piccola cittadina pensavo facesse al caso mio. Come è andata a finire? Seguitemi e lo scoprirete.

BIBURY'S SWEET
GIULIANA TUNZI
Data pubblicazione: 24/08/2017 Editore: Self publishing Serie: standalone Finale: Autoconclusivo Genere: COntemporary romance
Trama: Dall’autrice di Empty, il potere, l’affascinante e tormentata storia d’amore tra Elizabeth Miller e Jude Oldem. A fare da cornice, la deliziosa pasticceria “Bibury’s Sweet” e la cittadina inglese di Bibury, tanto romantica quanto rumorosa, i cui abitanti fanno da coro, affatto tragico e invece spumeggiante e divertente, ad ogni avventura. Non lontano da una Londra lussureggiante e sfarzosa, peripezie d’ogni sorta e mille vicissitudini osteggiano l’amore segreto dei due protagonisti: riusciranno a vincere e ribaltare il loro ineluttabile destino?
La storia di Liz e Jude si svolge principalmente a Bibury, un piccolo villaggio inglese, dove gli abitanti sanno tutto di tutti. La protagonista ha sempre vissuto lì, non ha mai pensato di allontanarsi dal nido che l’ha vista nascere, tanto da aprire lì la sua attività – una pasticceria – in società con la sua migliore amica, Alice.
Jude è il figlio di un’amica della mamma di Liz. Arriva a Bibury proprio con sua mamma che deve riprendersi dal fallimento del matrimonio e saranno ospitati dai Miller. Liz ha chiuso da poco una relazione durata dieci anni e Jude proprio non riesce a vedere la bellezza di quel villaggio in cui tutti sanno tutto di tutti, abituato al caos e alla vivacità di Londra.
Amare è anche questo, no? Lasciare le persone libere di essere felici, anche se a proprio discapito
Liz ha ventisei anni, eppure in tantissime occasioni sembra un’adolescente isterica.
Jude dal canto suo è sicuramente più coerente e maturo, ma nonostante sembri innamoratissimo di Liz, pur avendo la chiave che la riporterebbe da lui e la solleverebbe da mille dubbi, non compie subito i passi necessari.
Insomma, le premesse per una storia dolce e leggera c’erano tutte eppure questo testo non mi ha convinta per niente. Sarò onesta: ho pensato di abbandonare la lettura più volte.
Vorrei poterti far sentire speciale come ti reputo io. Vorrei poter essere quell’uomo che ti renda fiera. Vorrei poter essere quell’uomo che le tue amiche invidiano, vorrei poterti rendere felice ogni giorno facendo avverare ogni tuo desiderio…
Capisco la necessità di creare suspense e l’interporre di altri eventi per non svelare subito l’arcano, ma insomma, qui si è un po’ esagerato, trascinando la storia troppo per le lunghe, con mille eventi nel mezzo, che non fanno altro che stancare il lettore più che incuriosirlo.
Nel mentre, inoltre, la protagonista perde di coerenza: da essere follemente innamorata, comincerà subito a trascorrere del tempo con Kyle.
Troppi dettagli poco rilevanti ai fini della storia la rendono pesante e poco scorrevole, nonché poco credibile. Ad esempio, ci può stare che Liz non abbia mai avuto intenzione di allontanarsi da Bibury, è descritta come una ragazza indipendente ma comunque non prende la patente e in ventisei anni non è mai stata a Londra? Quest’ultimo fatto è inverosimile data la vicinanza tra metropoli e periferia.
La scena dell’esame di guida poi, in cui Carter e Jude danno spettacolo per distrarre l’esaminatore, avrebbe dovuto essere divertente, ma così non è stato.
Come questa altre scene ai limiti del sopportabile, come quella che si svolge al matrimonio di Alice, che segue al brutto episodio dell’addio al nubilato del giorno prima.
Il pov è in prima persona, è Liz a raccontarci la sua storia. Tanti i personaggi coinvolti, ma supportano poco i protagonisti, non sempre li risaltano, spesso anzi li oscurano (come ad esempio la sorella di Liz).
La presenza di parole errate come “kasmir” anziché “cashmere” per indicare il pregiato tessuto di capra, o ancora “cascava” al posto di “cadeva”, e l’eccesiva presenza di punti esclamativi a concludere le frasi, certo non aiutano ad aumentare il giudizio su questo testo, che andrebbe – a mio parere – profondamente rivisto.
Va riconosciuta invece l’abilità dell’autrice nel descrivere luoghi e feste! Sembrava di poter avvertire l’odore dei dolci o di stare davvero passeggiando in un luna park.
Altrettanto brava è stata a trasmettere le emozioni dei personaggi, ma tutta questa indecisione e immaturità non combacia con l’età e le scelte di vita dei protagonisti. Jude è un uomo che svolge un lavoro importante e vive in una grande metropoli, ha viaggiato molto, è sicuro di sé, e allo stesso tempo non riesce a non eseguire gli ordini del padre, che di certo non è uno che può dare lezioni di vita.
Buona la scelta della scena del prologo, aumenta a dismisura la curiosità nel lettore, peccato che ci vogliano una miriade di pagine per ritrovarla nel testo.
Meritavo una morte cruenta in una sudicia botola piena di polvere per non aver affrontato la vita, in tutta la sua atroce e contraddittoria bellezza
Insomma, non è un libro che promuovo né che vi consiglio, mi dispiace visto che capisco quanto lavoro vi sia dietro la stesura di un romanzo.
 

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