SINNER SOUL (FEDE MAS)

il
2 maggio 2019
Bentrovati lettori! Oggi vi parlerò di un testo pubblicato in self dal titolo “Sinner Soul”. Una pubblicazione di Fede Mas, che dopo “Lettere per Vittoria” (ottobre 2016) e “La nostra Vittoria” (aprile 2017) è tornato con un libro in cui avevo riposto aspettative altissime.
Mettetevi comodi, sarà una recensione estremamente schietta e dettagliata.

SINNER SOUL
FEDE MAS
Data pubblicazione: 05/04/2019 Editore: Self publishing Serie: standalone Finale: Autoconclusivo Genere: Erotic romance
Trama: Liam è un ragazzo newyorkese, ex dominatore, che a causa di una delusione ha deciso di porre fine alla sua condotta di lussuria ed eccessi. Si reca in seminario per convertire la sua vita da peccatore, ma c’è un altro motivo per cui ha deciso di prendere i voti, sta indagando su un mistero che lo riguarda da vicino. Cam è una ragazza di Portland, affidata dai servizi sociali al seminario di New York, per un percorso di riabilitazione. Sta cercando in tutti i modi di venire fuori da una brutta storia in cui si è cacciata a causa del suo ex, un narcos di nome Kevin. I due s’incontreranno e si scontreranno per incompatibilità caratteriali, ignari di avere, invece, molto in comune. La passione fra i due sarà inevitabile.
Prima di iniziare è necessaria una premessa. È, infatti, giusto avvisarvi da subito della presenza di spoiler. Chi segue il blog, ben sa che spoilerare non rientra nelle nostre abitudini, talvolta, però sono necessari, per evitare incomprensioni di ogni sorta e per darvi una panoramica il più oggettiva possibile.
Ogni recensione è espressione di un punto di vista soggettivo, tuttavia ci sono aspetti OGGETTIVI che non possono essere tralasciati: grammatica, sintassi, impaginazione, presenza di refusi, caratterizzazione dei personaggi, e, nel caso di un erotic romance come in questo caso, veridicità nella trasmissione delle informazioni riguardanti taluni ambienti, fermo restando la sacrosanta “licenza poetica”. Più avanti sarò più chiara a riguardo, ma ora veniamo al romanzo.

Il testo si apre con un passo tratto dalla “Divina Commedia” anche se non mi è ancora chiaro, a distanza di diversi giorni dalla lettura, perché l’autore abbia scelto proprio il passaggio riguardante Paolo e Francesca. Sono arrivata alla conclusione che il motivo sia da ricercare nel parallelismo tra i citati Paolo e Francesca e i protagonisti del romanzo di cui sto parlando. Sono peccatori (vedi titolo) che cercano di resistere alla tentazione, ma sinceramente i loro peccati niente hanno a che vedere con la storia dei personaggi citati nella Commedia, emblemi di un amor cortese, uccisi dal marito di lei (tra l’altro sposato con inganno) per un casto bacio e per questo condannati da Dante al girone infernale dei lussuriosi. Dante non vedeva il peccato nella pulsione amorosa che spinge i due, giacché il loro peccato è l’adulterio. Tramite loro il poeta spiega la tragicità tra conflitto morale e passione e prova per loro grande compassione e sofferenza. Non è poco che li lasci vagare insieme. Quindi, quando si citano grandi autori, bisogna essere molto cauti nei parallelismi.
Ma passiamo all’analisi del romanzo, altrimenti il mio voto potrebbe sembrare campato per aria.

Siamo a New York, dove Liam, ex dominatore, dopo un evento che ha devastato la sua vita, decide di entrare in seminario, dove spera di mettere un punto al passato e provare a dimenticare Rachel, unico amore della sua vita e sua slave.
Proprio in quel seminario Cameron dovrà finire di scontare la sua pena, dopo aver trascorso gli ultimi anni nella prigione di Rikers Island. L’arrivo di Cam metterà a dura prova le buone intenzioni del protagonista Liam riguardo alla vita in quel luogo.
Il suo carattere peperino mi ricorda un po’ Rachel. Sono passati anni e non ho rimosso ancora il suo ricordo. Come potrei dimenticarla, era così divertente passare le giornate con lei. Lei era vita, ora non ne ho più una. Sono così turbato da questo incontro-scontro che vorrei ritornarmene in camera e pregare per aver desiderato Cam per qualche istante.
Cam non può non notare Liam. Da subito ne resta incuriosita e vuole saperne di più sul pupillo del reverendo a capo della struttura, ma deve essere cauta, perché non può permettersi di perdere la libertà proprio adesso che è così vicina a riprendersi la sua vita e suo figlio.
Il libro è un susseguirsi di eventi, spesso paradossali, di cui vi porto qualche esempio.
A Cam viene esplicitamente ordinato di non entrare nella camera di Liam, ordine che non rispetta. Una volta entrata nella sua camera, col timore di essere scoperta, si mette a rovistare, trovando degli abiti femminili, e che fa? Li indossa, pensando che Liam sia un uomo che ama travestirsi da donna, ma notando che non sono della sua taglia, cambia idea e crede che sia un assassino che colleziona gli abiti delle sue vittime.
Ditemi voi se tutta la situazione non è assurda; ma se questo non basta a farvi capire eccovi un secondo esempio.
I due sembrano odiarsi e naturalmente non si fidano l’uno dell’altra, tuttavia Cam sceglierà proprio Liam per farsi accompagnare dal figlio che, miracolosamente, è stato dato in affido temporaneo alla sua migliore amica durante il periodo di detenzione. Non solo, nonostante sia convinta che Liam non sia sicuramente chi vuol far credere di essere, lo lascia tranquillamente giocare con il piccolo dopo averlo semplicemente rimproverato per non averla aspettata in auto. Vedere Liam giocare con Brian le fa nuovamente cambiare parere riguardo all’ex dominatore.
Liam sembra già uno di famiglia.
Cam in poco tempo sembra scacciare il ricordo di Rachel e risvegliare il corpo di Liam. O così sembra, perché il pensiero di Rachel torna prepotente, per poi scomparire di nuovo.
Questa mattina ho immaginato di essere il padre di Brian, ho provato un’attrazione forte per sua madre. Se Rachel fosse ancora con me, forse ora saremo marito e moglie, forse avremmo anche un figlio, o magari due. La sua figura mi abbandona, il viso si riga di lacrime, svanisce, le mie mani la cercano nell’aria, invano perché non è realmente qui. Rachel si sta allontanando dalla mia testa, dal mio cuore, ed io non voglio lasciarla andare.
Vi renderete conto nel corso della lettura che entrambi i protagonisti sono piuttosto confusi riguardo a moltissime cose, e vi assicuro che anche voi da lettori lo sarete.
Devo punirmi, solo il dolore e il sacrificio della carne potranno alleviare la sofferenza della mia anima in pena e corrotta.
Personalmente? Mi sono spazientita parecchio di tutta questa indecisione, del cambiamento continuo di pensieri e viene da chiedersi dove si voglia andare a parare e quando e se la storia prenderà mai il volo.
Vogliamo parlare del primo bacio che si scambiano? Liam afferra Cam per salvarla da una caduta accidentale (l’ennesima). Si trovano nel campo sportivo antistante al seminario, è deserto, ma comunque non è il luogo più adatto per certe effusioni, soprattutto se coinvolgono un seminarista che dovrebbe mantenere un’eventuale relazione segreta. Dopo il bacio penserete che finalmente la confusione trovi quiete. Invece no! Nell’arco di due pagine, prima Cam lo vuole, il desiderio la manda alla pazzia, due pagine dopo pare riacquistare lucidità.
Però mi rendo conto di dover essere razionale, che lui ha fatto un patto con Dio e che qualunque decisione o relazione può essere pericolosa per entrambi.
Dopo il bacio, la protagonista cambia di nuovo idea su Liam, credendolo una persona bellissima e dicendogli apertamente che la vita sacerdotale non fa per lui.
I brividi dilagano dal basso verso l’alto, arrivano fin dietro la nuca, lui è ovunque. Lui è il mio Dio, sento questo, so che non è razionale, ma l’istinto di sedurlo è più forte del resto. Il mio cuore e il mio clitoride battono all’unisono per lui.
Veniamo ora al dunque.
Dato il loro passato, dovrebbero avere una struttura caratteriale più decisa, ma a me sono sembrati due che non sanno né quel che vogliono e tantomeno come ottenerlo. Sembrano lasciarsi trascinare dagli eventi per poi pentirsene subito dopo.
Non dimentichiamo soprattutto che Liam è descritto già nella sinossi come un dominatore. Ciò crea nella mente del lettore delle caratteristiche caratteriali ben precise, che Liam proprio non ha. Entrambi i protagonisti mancano di una costruzione psicologica solida. Non si comprende come cresce e si sviluppa il sentimento tra i personaggi.
Anche nelle scene di sesso, che in teoria dovrebbero rispecchiare il BDSM (proprio per la natura del personaggio maschile), non si trovano molti dei cardini fondamentali di questo stile di vita. Sarebbe stato meglio non tirare in ballo un ambiente del genere, non definire Liam un Dominatore ed eventualmente descrivere scene di sesso non convenzionale, ma non parlare di BDSM.
Mi spiego meglio. Liam fa di Cam la sua slave in camera da letto e lo fa di sua sponte. È chiaro che Cam non sa in cosa si stia cacciando, non è lei a offrirsi a lui come slave, ma come compagna di letto, e questo è decisamente rilevante. Cam non sa niente di un rapporto di dominazione e sottomissione. Dov’è la con sensualità alla base di questo tipo di rapporti?
«Non sarò mai la schiava di nessuno, tanto meno la tua, Liam!»: questo è il pensiero della protagonista, che mentre pensa così, poi di fatto obbedisce. Sono rimasta davvero scioccata dall’incoerenza dei personaggi.
Se vuoi restare a bordo non ti è concesso volere e desiderare, devi solo mostrarmi obbedienza.
La mancanza di consensualità è disarmante anche riguardo alle pratiche utilizzate per punire. Liam parla di bisturi e pinze a una donna terrorizzata dalle lame. Cam si trova a implorare che non le sia fatto del male! Prega Liam di non ferirla. Questo non c’entra proprio niente con il bdsm. Si chiama violenza psicologica, oltre che fisica. Un Dom protegge e cura la propria sottomessa, non la picchia per ottenere ubbidienza o informazioni. L’appartenenza che lega Dominatore e sub nasce spontanea, non a suon di orgasmi e violenze gratuite.
Non costringermi a farti del male, a spingermi oltre. Mi sento tradito, se non mi confessi cosa vi siete dette finirò per incidere il mio nome sul tuo corpo. Potrei ignorare la parola di sicurezza, e ignorare qualsiasi tua supplica di fermarmi.
Per come sono descritte le scene e imbastiti i dialoghi, è come se Liam attuasse un ricatto psicologico utilizzando il sesso, e non è certo questo a caratterizzare un rapporto BDSM. Ve ne accorgerete bene nelle scene finali del libro, quando Cam sta per andarsene (e con tutte le ragioni), ma basta che Liam pronunci una certa frase in latino, che lei pare ipnotizzata e torna su suoi passi.
Liam sembra uno psicopatico più che un Dominatore.
Non ridere! Non sai quello che ti aspetta, diverrai la mia slave. Finirà per piacerti.
È compito dell’autore caratterizzare correttamente i personaggi. Non che il libro non possa contemplare personalità psicotiche, ma da lì a identificarlo come Dominatore, è certamente offensivo verso tutti quelli che lo sono davvero. Così com’è offensivo verso le donne che davvero subiscono violenza e alimentare certi atteggiamenti in modo scorretto è davvero pericoloso verso chi, nella realtà, ha certe inclinazioni alla violenza gratuita. Cam sembra un’invasata disposta a tutto pur di avere un rapporto sessuale, non hanno preso nessun tipo di accordo riguardo alle modalità del loro rapporto.
Mi assesta uno schiaffo sulla guancia e posso assaporare il mio sangue, sentire la sua forza, la sua passione, avvertire la mia dedizione a lui.
E la fiducia? In qualsiasi rapporto D/s, se la parte sottomessa pronuncia la parola di sicurezza, i giochi si fermano. IMMEDIATAMENTE! E non ha importanza se la parte dominante sia convinta che quello che sta succedendo piaccia davvero alla sottomessa. Deve fermarsi, punto. Si chiama parola di sicurezza per un motivo. Che cosa fa Liam, invece? La ignora, perpetrando la sua sopruso, che da rapporto “consensuale” diventa violenza sessuale. Un atto abominevole e penalmente perseguibile.
Invoco disperatamente la safeword. Lui la ignora e mi sbatte sempre più forte, e i suoni che sento mi lasciano sorpresa, estasiata, tramortita.
Insomma, avrete capito che non ho apprezzato per nulla il modo in cui è stato descritto il rapporto tra i protagonisti. Purtroppo però questa non è l’unica cosa che non mi ha convinto.
«Cam, sei la mia cavalla, afferrerò le tue briglie e ti monterò… sììì!»
«Liam, che fai, sei così violento! Adagio».
È vero, parliamo di un self ed io personalmente non ho mai avuto pregiudizi a riguardo, tantomeno sul genere letterario. Ho recensito spesso autori emergenti che si autopubblicano, perché sono convinta che poter pubblicare autonomamente possa rappresentare una grande opportunità, sia per gli scrittori che per i lettori.  L’inesperienza passa quasi in secondo piano quando ci s’imbatte in una storia che coinvolge, in cui si nota l’attenzione ai dettagli e l’impegno dell’autore. L’errore capita, siamo tutti umani, ma a tutto c’è un limite.
In questo lavoro, purtroppo, non ho trovato inesperienza (giacché non si tratta della prima pubblicazione dell’autore), qui è pura disattenzione. Tanta sconsideratezza: dai dettagli meno rilevanti (Cam all’inizio è castana chiara, poi diventa bionda), a quelli più decisivi (arriva la polizia sul finale e Liam e Cam ne escono indenni. Dopo tutto quel che è accaduto? Tutto trova una risoluzione normale e priva di conseguenze).
Il genere del libro è un mix tra un erotico dalle sfumature dark e thriller verso il finale. poteva essere una caratteristica a favore se solo la costruzione del testo non fosse stata lasciata al caso. È come leggere degli appunti, delle idee… non si ha l’impressione di avere tra le mani un lavoro finito. Il linguaggio è semplicistico, a volte davvero troppo. Molte sono le ripetizioni di espressioni ridondanti, tendenti a un parlato molto gergale. Passaggi di scene poco chiari, descrizioni approssimative e confuse anche nelle scene hot (vedi la scena in cui Cam viene legata al soffitto), apparizioni di personaggi che compaiono senza che se ne capisca il motivo (il padre di Cam ad esempio, compare in una scena solo perché Liam deve fare l’eroe).
L’editing lascia il tempo che trova.
Insomma il mio voto non è assolutamente positivo, è ridotto al minimo perché meno di così non posso dare.
Ogni autore, a prescindere dal genere che scrive, si assume la responsabilità di trasmettere certe informazioni; come minimo deve assicurarsi che siano corrette, conoscere approfonditamente gli argomenti di cui parla oltre a dover rispetto per la lingua italiana e i grandi poeti che decide di citare.
Ci tengo inoltre a sottolineare che ogni critica non è ovviamente rivolta allo scrittore come persona; oltre a non averne motivo, non sarebbe neanche un comportamento in linea con l’etica del mio ruolo, la stessa etica che mi obbliga tuttavia a esprimere in tutta sincerità i miei pensieri riguardo ai testi che leggo.


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