TRUST (C.C.VALCELLI)

il
2 marzo 2019
Salve lettrici! Oggi vi parlo di un libro la cui trama mi ha intrigato grazie alla mia passione per le storie in cui il fattore poliziesco e misterioso è predominante. Una storia che ho iniziato a leggere con grande entusiasmo ma che poi, leggendo, mi ha ampiamente deluso  e sconcertato. Sto parlando di “Trust” di Chiara C. Valcelli, una giovane autrice che ha scelto il self publishing per portare al pubblico le sue idee sul genere romantic suspense.      

TRUST
CHIARA C. VALCELLI
Data pubblicazione: 09/08/2018 Editore: Self publishing Serie: Standalone Finale: Autoconclusivo Genere: Romantic Suspance
Trama: Regan Shannon ha diciannove anni e, all'apparenza, una vita perfetta nell'alta società di Sydney, Australia. Ma dietro alla perfezione abbagliante si celano segreti torbidi nascosti nella sua famiglia di cui lei è all’oscuro. Grazie al suo talento nell'analisi comportamentale entra a far parte di un team di tirocinanti con cui si troverà alle prese con una vera indagine per omicidio dove conoscerà il misterioso quanto diffidente Calum Clark, accusato dell'omicidio dei genitori. Indagini e affari di cuore si intrecciano, portando i due più vicini di quanto si aspettassero, ma mentre l'amore comincia a sbocciare tra i due, le indagini prendono una piega inaspettata.
Regan è una ragazza altolocata, con una passione e intuito per la criminologia e l’analisi comportamentale; studia dunque legge con indirizzo criminologico all’università e, grazie al suo talento in tal campo, è stata selezionata insieme con altri tre ragazzi per uno stage: dovranno, con l’aiuto di un detective un po’ misogino e di un professore/mentore, seguire le indagini di un caso di omicidio in cui l’unico indiziato è un loro coetaneo, accusato di aver ucciso i propri genitori.
Regan ne rimarrà coinvolta fin da subito, non solo in campo scientifico, ma anche sentimentale: sarà coinvolta nel corso dell’indagine anche la sua famiglia e per di più la sua giovane età la porterà a provare sentimenti per il sospettato, di cui è certa per lui l’innocenza e farà di tutto per scagionarlo. Mettere da parte i sentimenti non sarà facile ma nemmeno un ostacolo tale da impedirle di essere imparziale.  

L’autrice è brava, ma ha ancora molta strada da fare.
I personaggi, messi in scena attraverso l’unico punto di vista di Regan, appaiono come macchiette dai ben definiti caratteri e senza nulla di nuovo da scoprire. Tutti sono prevedibili, stereotipati e, nonostante abbiano anche una parvenza di segreti da svelare, sono prevedibili anche in questi. 
I protagonisti invece sono palesemente dei personaggi creati a tavolino che agiscono in un mondo definito reale ma che, di fatti, è irreale. Anche la città di Sidney, in cui ambientata tutta la storia,, è una cornice molto labile; è nominata un paio di volte per contestualizzare la storia ma, in realtà, non è mai descritta nei suoi particolari per cui è come se il tutto avvenisse in un luogo indefinito.
La stessa Regan svolge delle azioni che, per la sua età e i requisiti che possiede, non potrebbe svolgere; non è minimamente credibile che una ragazza al primo anno di studi possa assistere a un’indagine di così alto valore e addirittura comparire in tribunale come un avvocato affermato quando non ha nemmeno un titolo.
Regan ha tutte le insicurezze tipiche della sua situazione familiare, non proprio idilliaca, eppure è agli occhi di tutti la migliore in assoluto solo per puro talento. Essendo però una storia inventata si potrebbe sorvolare e ammettere che sia stato usato un eccesso di licenza poetica che, secondo me, ha penalizzato la trama più che giustificarla. Se Regan e i suoi amici avessero detto e fatto le stesse cose come adulti, professionisti affermati con titoli e una reale esperienza, la storia avrebbe senso in ogni sua espressione; ora come ora, invece, è solo illogico e inverosimile.

La storia prima di essere pubblicata, è stata scritta e postata su Wattpad come fan fiction e purtroppo, nonostante gli sforzi dell’autrice per toglierle quell’impronta, il racconto è rimasto ancora tale. Aver affibbiato dei nuovi nomi ai personaggi non li ha resi originali. Poi anche l’editing stilistico, che ha trasformato la fan fiction in un libro originale, non è stato sufficiente: si passa da periodi brevissimi e calzanti, perfetti in ogni sfumatura ad altri, talmente lunghi e complessi da essere difficili anche solo leggerli, perché la punteggiatura è male utilizzata. Troppe subordinate intervallate da numerose virgole e pochi punti fermi hanno spesso reso la lettura macchinosa e pesante. Ho apprezzato il coraggio dell’autrice di mettersi in gioco, ma al suo posto mi dedicherei maggiormente allo studio della scrittura e poi alle mani di un editor.

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