NON PERDIAMOCI DI VISTA (F. BOSCO)

il
16 marzo 2021

Buongiorno amici del blog! Oggi, vi parlerò di un romanzo che ha il sapore del ricordo: “Non perdiamoci di vista” di Federica Bosco. Pubblicato da Garzanti nel 2019, l’ho recuperato solo ora ma ne è valsa la pena.
Seguitemi per le impressioni.


NON PERDIAMOCI DI VISTA
FEDERICA BOSCO
Data pubblicazione: 07.10.2019 Editore: Garzanti Serie: Standalone Finale: Autoconclusivo Genere: narrativa contemporanea
Trama: È l’ennesimo 31 dicembre, e Benedetta lo trascorre con gli amici della storica compagnia di via Gonzaga, gli stessi amici che, negli anni Ottanta, passavano i pomeriggi seduti sui motorini a fumare e a scambiarsi pettegolezzi, e che ora sono dei quarantenni alle prese con divorzi, figli ingestibili, botulino e sindrome di Peter Pan. Ma quello che, a distanza di trent’anni, accomuna ancora quei «ragazzi» è l’aspettativa di un sabato sera diverso dal solito in cui, forse, succederà qualcosa di speciale: un bacio, un incontro, una svolta. Un senso di attesa che non li ha mai abbandonati e che adesso si traduce in un messaggio sul telefonino che tarda ad arrivare. Un messaggio che potrebbe riannodare il filo di un amore che non si è mai spezzato nonostante il tempo e la distanza, che forse era quello giusto e che torna a far battere il cuore nell’era dei social, quando spunte blu, playlist e selfie hanno preso il posto di lettere struggenti, musicassette e foto sbiadite dalle lacrime. Una nostalgia del passato difficile da lasciare andare perché significherebbe rassegnarsi a un mondo complicato, competitivo e senza punti di riferimento, che niente ha a che vedere con quello scandito dai tramonti e dal suono della chitarra intorno a un falò. Fino al giorno in cui qualcosa cambia davvero. Il sabato diverso dagli altri arriva. L’inatteso accade. La vita sorprende. E allora bisogna trovare il coraggio di abbandonare la scialuppa e avventurarsi a nuoto nel mare della maturità, quella vera.
Benedetta, per gli amici Betta, ha quarantasei anni, due figli adolescenti ed è separata. Dopo la fine del matrimonio e la morte del padre, ha accolto in casa anche la madre, Leontine. Betta però ha ancora molti suoi amici, quelli della compagnia di via Gonzaga a Mantova, con cui non si perde di vista dall’adolescenza.
Quei ragazzi, adesso ormai adulti, si ritrovano spesso insieme ancora dopo decenni, tutti più o meno vittime dello scorrere del tempo (anche se più di qualcuno non osa ammetterlo).
Benedetta è single e cerca di districarsi tra lavoro, figli, ex marito e madre anche con l’aiuto, più o meno richiesto, dagli amici. Le vite degli altri hanno alti e bassi come la sua, sono cresciuti ma in fondo si sentono ancora quegli adolescenti degli anni Ottanta/Novanta. Tra ricordi e scontri, Betta e i suoi amici ne avranno da fare e disfare.
La Bosco si rivela l’abile narratrice che non manca mai di essere. Il romanzo mostra con maestria sentimenti ed emozioni con una facilità disarmante che io, pur non avendo alcuna affinità anagrafica, mi sono comunque ritrovata a capire la protagonista e a vivere, con la sua stessa intensità, tutto ciò che lei stessa provava. Betta per età potrebbe essere mia zia e come tale l’ho “vissuta” leggendo e così ne ho apprezzato o disprezzato ogni singolo pregio o difetto.
Il romanzo ruota su Benedetta, unico io narrante, ma in fondo lei è solo il tramite di un percorso che è più generazionale che singolo. I suoi stessi amici sono parte integrante della storia e attraverso lei li guardiamo anche con l’occhio critico ma non giudicante di una madre oltre di un’amica. Il libro percorre un anno della vita della protagonista che, nel marasma del suo piccolo mondo, è in cerca anche d’amore. Pensa di averlo anche trovato (o meglio ritrovato) in Nicolò, anch’esso membro della compagnia ma “fuggito” all’estero per la carriera al termine degli studi. È stato il primo grande amore di Benedetta e ritrovato online dopo anni, quasi la vita abbia voluto regalarle un pizzico di quel che avrebbe potuto essere ma che non è stato. In quest’anno Betta cresce insieme ai suoi figli, a sua madre e ai suoi amici. Non sarà un anno facile ma, nel bene e nel male, decisivo e di crescita per tutti.
Il romanzo si legge con facilità, ci si immerge senza mai volersi fermare. Il libro è bello e adatto a chi si ciba di narrativa contemporanea ma non disdegna il romance. Infatti, non è un romance puro ma l’amore c’è sotto molteplici forme. Non manca il tocco passionale ma è un amore diverso quello portante. L’amicizia è un collante davvero solido, non mancano delle crepe nei vari rapporti ma si rinsaldano sempre; un kintsugi di anime, l’arte giapponese di rinsaldare con l’oro le crepe degli oggetti rotti, in versione umana.
È un viaggio nella memoria e nei sentimenti con personaggi che amerete e/o odierete allo stesso modo di Betta. I caratteri di tutti hanno pregi e difetti e per questo genuinamente umani. Dopo Benedetta, ho adorato sua madre che in veste di consigliera/grillo parlante è il personaggio che non ti aspetti ma anche quello di cui non vorresti mai fare a meno. I membri della compagnia hanno vite e caratteri diversi, nessuno è migliore o peggiore degli altri perché tutti hanno sentimenti e situazioni (spesso anche estreme) cui dar conto; non sono né santi né diavoli però hanno molto da dire e spartire.
Il finale potrebbe lasciare interdetti gli amanti del lieto fine da romance a tutti costi, ma è il più giusto per Benedetta e gli altri ex ragazzi della compagnia.
Lettura consigliata. Non è una storia che possa piacere a tutti i puristi dei romance, ma la penna della Bosco non sbaglia mai quindi farselo scappare sarebbe un vero peccato. Gli assegno 4,5 cuori perché la perfezione non esiste, ma mi ha dato tanto in termini di emozioni, negative e positive, che spero possa succedere anche a voi se gli darete una chance.



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