Salve lettori del blog! Oggi vi parlerò di un romanzo uscito nell’aprile dello scorso anno ed edito da Harper Collins che io però ho letto solo da pochi giorni: “È il suono delle onde che resta”, scritto egregiamente dall’attrice Clizia Fornasier. Una storia certamente particolare e inconsueta, ma davvero bellissima ed emozionante.

È IL SUONO DELLE ONDE CHE RESTA
CLIZIA FORNASIER
Data pubblicazione: 04.04.2019
Editore: Harper Collins Italia
Serie: standalone
Finale: Autoconclusivo
Genere: narrativa contemporanea
Trama: È la notte di Natale su un'isola remota, circondata dal mare scuro. Caterina è una vecchia signora stravagante, un’artista, che ha scelto per sé un destino di solitudine. Non vuole prendersi cura di niente e di nessuno, nemmeno di un gatto, e per questo vive reclusa nella sua casa arroccata su uno scoglio, lo spazio in cui dà vita alle sue opere d’arte. Mentre il resto del mondo festeggia davanti a una tavola imbandita, Caterina sta per andare a dormire, sola come sempre. I suoi occhi stanno per chiudersi, quando sente un rumore di vetri che si infrangono. In salotto giace una bambina, bagnata e svenuta. L’emozione di quell’improvviso contatto umano è troppo forte, e l'unica cosa che Caterina riesce a fare è stenderle addosso una coperta, sperando che la notte le sia clemente. La mattina dopo la bambina si è svegliata, ma non ricorda nulla della sua vita precedente. Sta disperatamente cercando il papà, ma di lui rammenta solo la voce e una musica lontana. Adele, come Caterina chiama la piccola, travolge l'anziana e reticente artista con tutta la vita e i colori che porta con sé. Inizia così per entrambe un’avventura che le porta fino agli angoli più remoti della terra e che cambierà irrimediabilmente le loro esistenze e i loro cuori.
Caterina
è una donna ormai in età avanzata, si può definire “vecchia” come lei stessa usa
apostrofarsi. È sola e vive quasi in isolamento su un’isola seminascosta nella
sua casa/grotta/fucina, dove crea arte in ogni forma (disegno, pittura,
sculture) con cui si guadagna la sua sussistenza.
È
vedova, senza figli e ha solo un amico, un po’ artista anche lui, con cui
spesso scambia progetti artistici e messaggi epistolari. Caterina si basta da
sola almeno fin quando, la notte di Natale, è svegliata improvvisamente da un
rumore in casa e una sagoma scura giace nella stanza adiacente alla sua camera:
è una bambina.
La
ragazzina dimostra non più di dieci anni e sta lì, stesa, immobile, quasi priva
di vita. Caterina non sa che fare, vorrebbe sbarazzarsene quasi, eppure non ne
ha il coraggio e con fatica la tiene con sé. La ragazzina non sa chi è, perché
è lì e non ricorda nemmeno il suo nome, ma è in cerca di suo padre.
Nessuno
apparentemente cerca la bambina allora Caterina, donandole lei il nome Adele,
la cresce come meglio può con la speranza di riportarla poi alla sua famiglia.
Insieme le due, generazioni a confronto, si aiuteranno a vicenda, perché entrambe
nascondono qualcosa nel proprio intimo che è dolore e gioia al contempo, che
cambierà per sempre tutto il loro mondo.
Questo
romanzo è sbalorditivo perché nasconde qualcosa che nessuno mai immaginerebbe.
Una donna anziana che si ritrova a dover crescere una bambina sconosciuta e non
cercata da nessuno, un fantasma (reale) a tutti gli effetti.
È un
assurdo assodato eppure tutto questo ha un suo senso.
Il
finale, infatti, è spiazzante per certi versi ma l’unico logico e possibile.
Le emozioni
non si risparmiano leggendo di Caterina e Adele, due personaggi diversi non
solo per età ma soprattutto, almeno apparentemente, per carattere: Caterina è
decisa e sempre con un progetto in mente, con un’opera pronta da creare; è
orgogliosa delle sue idee concretizzate eppure tutto ciò che crea, è un pezzo
della sua storia antecedente, del passato ribelle e doloroso.
Adele
invece deve crescere e ricordare chi è. Intuitiva e propensa a fare, segue
Caterina e apprende da lei, ma è anche molto emotiva.
La
loro storia è narrata in terza persona, con dialoghi brevi ma intensi e
capitoli lunghi al punto giusto in cui non manca nulla sia d’azione sia
d’emozione. A volte i pensieri più reconditi delle protagoniste vengono in luce
anche tramite un espediente narrativo/stilistico inserito ad hoc nel testo: le
due descrivono, infatti, spesso i loro pensieri a un registratore cui affidano
tutte le loro sensazioni più intime.
Ciò
ha elevato il testo senza sconvolgere la narrazione vera e propria.
La
Fornasier ha ideato una storia in cui la protagonista è diversa dal solito,
almeno per me, che mi ha conquistato pian piano. C’è una storia nella storia
che riguarda Caterina che si dipana a poco a poco, pezzi di un puzzle che
appare evidente solo alla fine. Adele è un mezzo per far evolvere Caterina, per
farle capire ciò che lei, nel tempo, aveva accantonato ma che aveva bisogno di
metabolizzare per poter finalmente andare avanti.
É Caterina
il fulcro del romanzo e il percorso che si compie leggendo il libro serve ad
affermarlo in ogni sua riga. Il romanzo andrebbe letto due volte: la prima per
conoscerlo, la seconda per riflettere e apprenderne il reale significato
intrinseco che esso nasconde.
Lo
consiglio vivamente perché, anche se può sembrare non adatto a tutti, è scritto
con una semplicità tale che il sottotesto è intenso ma sciorinato così bene che,
solo alla fine e inconsapevolmente, ci si accorge della profondità che esso
celava. Non è un libro perfetto ma è bellissimo senza alcun dubbio.
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