È IL SUONO DELLE ONDE CHE RESTA (C. FORNASIER)

il
31 gennaio 2020

Salve lettori del blog! Oggi vi parlerò di un romanzo uscito nell’aprile dello scorso anno ed edito da Harper Collins che io però ho letto solo da pochi giorni: “È il suono delle onde che resta”, scritto egregiamente dall’attrice Clizia Fornasier. Una storia certamente particolare e inconsueta, ma davvero bellissima ed emozionante.

È IL SUONO DELLE ONDE CHE RESTA
CLIZIA FORNASIER
Data pubblicazione: 04.04.2019 Editore: Harper Collins Italia Serie: standalone Finale: Autoconclusivo Genere: narrativa contemporanea
Trama: È la notte di Natale su un'isola remota, circondata dal mare scuro. Caterina è una vecchia signora stravagante, un’artista, che ha scelto per sé un destino di solitudine. Non vuole prendersi cura di niente e di nessuno, nemmeno di un gatto, e per questo vive reclusa nella sua casa arroccata su uno scoglio, lo spazio in cui dà vita alle sue opere d’arte. Mentre il resto del mondo festeggia davanti a una tavola imbandita, Caterina sta per andare a dormire, sola come sempre. I suoi occhi stanno per chiudersi, quando sente un rumore di vetri che si infrangono. In salotto giace una bambina, bagnata e svenuta. L’emozione di quell’improvviso contatto umano è troppo forte, e l'unica cosa che Caterina riesce a fare è stenderle addosso una coperta, sperando che la notte le sia clemente. La mattina dopo la bambina si è svegliata, ma non ricorda nulla della sua vita precedente. Sta disperatamente cercando il papà, ma di lui rammenta solo la voce e una musica lontana. Adele, come Caterina chiama la piccola, travolge l'anziana e reticente artista con tutta la vita e i colori che porta con sé. Inizia così per entrambe un’avventura che le porta fino agli angoli più remoti della terra e che cambierà irrimediabilmente le loro esistenze e i loro cuori.

Caterina è una donna ormai in età avanzata, si può definire “vecchia” come lei stessa usa apostrofarsi. È sola e vive quasi in isolamento su un’isola seminascosta nella sua casa/grotta/fucina, dove crea arte in ogni forma (disegno, pittura, sculture) con cui si guadagna la sua sussistenza.
È vedova, senza figli e ha solo un amico, un po’ artista anche lui, con cui spesso scambia progetti artistici e messaggi epistolari. Caterina si basta da sola almeno fin quando, la notte di Natale, è svegliata improvvisamente da un rumore in casa e una sagoma scura giace nella stanza adiacente alla sua camera: è una bambina.
La ragazzina dimostra non più di dieci anni e sta lì, stesa, immobile, quasi priva di vita. Caterina non sa che fare, vorrebbe sbarazzarsene quasi, eppure non ne ha il coraggio e con fatica la tiene con sé. La ragazzina non sa chi è, perché è lì e non ricorda nemmeno il suo nome, ma è in cerca di suo padre.
Nessuno apparentemente cerca la bambina allora Caterina, donandole lei il nome Adele, la cresce come meglio può con la speranza di riportarla poi alla sua famiglia. Insieme le due, generazioni a confronto, si aiuteranno a vicenda, perché entrambe nascondono qualcosa nel proprio intimo che è dolore e gioia al contempo, che cambierà per sempre tutto il loro mondo.
Questo romanzo è sbalorditivo perché nasconde qualcosa che nessuno mai immaginerebbe. Una donna anziana che si ritrova a dover crescere una bambina sconosciuta e non cercata da nessuno, un fantasma (reale) a tutti gli effetti.
È un assurdo assodato eppure tutto questo ha un suo senso.
Il finale, infatti, è spiazzante per certi versi ma l’unico logico e possibile.
Le emozioni non si risparmiano leggendo di Caterina e Adele, due personaggi diversi non solo per età ma soprattutto, almeno apparentemente, per carattere: Caterina è decisa e sempre con un progetto in mente, con un’opera pronta da creare; è orgogliosa delle sue idee concretizzate eppure tutto ciò che crea, è un pezzo della sua storia antecedente, del passato ribelle e doloroso.
Adele invece deve crescere e ricordare chi è. Intuitiva e propensa a fare, segue Caterina e apprende da lei, ma è anche molto emotiva.
La loro storia è narrata in terza persona, con dialoghi brevi ma intensi e capitoli lunghi al punto giusto in cui non manca nulla sia d’azione sia d’emozione. A volte i pensieri più reconditi delle protagoniste vengono in luce anche tramite un espediente narrativo/stilistico inserito ad hoc nel testo: le due descrivono, infatti, spesso i loro pensieri a un registratore cui affidano tutte le loro sensazioni più intime.
Ciò ha elevato il testo senza sconvolgere la narrazione vera e propria.
La Fornasier ha ideato una storia in cui la protagonista è diversa dal solito, almeno per me, che mi ha conquistato pian piano. C’è una storia nella storia che riguarda Caterina che si dipana a poco a poco, pezzi di un puzzle che appare evidente solo alla fine. Adele è un mezzo per far evolvere Caterina, per farle capire ciò che lei, nel tempo, aveva accantonato ma che aveva bisogno di metabolizzare per poter finalmente andare avanti.
É Caterina il fulcro del romanzo e il percorso che si compie leggendo il libro serve ad affermarlo in ogni sua riga. Il romanzo andrebbe letto due volte: la prima per conoscerlo, la seconda per riflettere e apprenderne il reale significato intrinseco che esso nasconde.
Lo consiglio vivamente perché, anche se può sembrare non adatto a tutti, è scritto con una semplicità tale che il sottotesto è intenso ma sciorinato così bene che, solo alla fine e inconsapevolmente, ci si accorge della profondità che esso celava. Non è un libro perfetto ma è bellissimo senza alcun dubbio.


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