IL SEGRETO DELLA COLLEZIONISTA DI FIORI (K.VIGGERS)

il
17 maggio 2019
Buongiorno lettori! Oggi vi parlerò di un libro che a livello di trama mi sembrava accattivante, ma, nei fatti, non mi ha per nulla convinto: “Il segreto della collezionista di fiori” di Karen Viggers, edito in Italia da Newton Compton Editori.


IL SEGRETO DELLA COLLEZIONISTA DI FIORI
KAREN VIGGERS
Data pubblicazione: 11/04/2019 Editore: Newton Compton Editori Titolo Originale: The Orchadist's Daughter Serie: standalone Finale: Autoconclusivo Genere: contemporary romance
Trama: Leon si è appena trasferito in Tasmania, dove lavorerà come ranger nelle meravigliose regioni dei Parchi. Arrivato in una città in cui non conosce nessuno, può fare affidamento solo sul suo carattere socievole ed estroverso per stabilire nuovi legami. La prima persona che conosce è Max, il figlio dei vicini. È un bambino molto timido, ma l'amicizia con Leon sembra da subito giovargli. E Max non è l'unico su cui lui ha questo effetto. Anche per Miki l'incontro con Leon si rivelerà fondamentale: dopo il terribile incendio che ha devastato la fattoria in cui viveva, Miki gestisce il takeaway della città insieme al fratello Kurt. Sottoposta a un'educazione rigida, nascosta al mondo prima dai genitori e poi dal fratello, lentamente Miki trova il coraggio di guardarsi intorno, cercando un contatto con gli altri. Ma non sarà affatto facile. Ci sono scomodi segreti con cui deve fare i conti, e risposte che sembrano impossibili da trovare... Nell'incantata cornice delle antiche foreste di eucalipti, "Il segreto della collezionista di fiori" è una storia che parla di amicizia, della possibilità di voltare pagina e del coraggio di liberarsi da pesanti eredità per cominciare una nuova vita.
Mickaela, una ragazzina non ancora diciottenne, Leon, un ventiseienne aspirante guardaparco, e un bambino, Max: questi i tre protagonisti che, con le loro piccole storie, costituiscono il puzzle più grande della storia principale.
Siamo in Australia, in Tasmania specificatamente, e tra foreste di eucalipti, vittime di un disboscamento eccessivo, e i diavoli della Tasmania (gli animali autoctoni) colpiti da un terribile morbo che li sta decimando, come possono una ragazza, un ragazzo e un bambino emergere? I tre ci riescono ma non troppo. Sono un po’ “contratti”, ma comunque in grado di esprimere la loro personalità. Tutti i protagonisti hanno una famiglia sofferente: Miky ha perso i genitori in un incendio e vive col fratello che l’ha resa però prigioniera in casa propria; Leon ha un padre violento e alcolista da cui si è allontanato, lasciando la madre ad accudirlo col pericolo di essere vessata lei stessa; Max sta bene, ha una sorellina e un cane di nome Rosie, ma ha un padre molto burbero, autoritario, bevitore, che non risparmia nemmeno la povera Rosie, poiché le uccide tutti i cuccioli a ogni parto.
È un libro ricco di dettagli che ho trovato spesso superflui. Le microstorie dei tre si avvicendano per collegarsi man mano ma quasi per caso. È tutto un po’ forzato.
Lo stile è semplice, i capitoli sono corti ma molto lenti. È scritto in terza persona con l’accortezza di distinguere però i diversi protagonisti: non proprio un’ espressione differente secondo il protagonista parlante, ma quasi. Ciò ha dato spessore alla narrazione ma, allo stesso tempo, mi ha anche un po’ deluso perché alla fin fine è lo stile totale che non mi ha mai accattivato.
Il titolo poi non si è mai rivelato davvero perché di fiori non si parla, un segreto sì, c’è, ed entra in scena quasi alla fine, ma è meno grave di quel potrebbe sembrare. Il titolo è fuorviante e anche se quello originale potrebbe sembrare un po’ più pertinente, non lo è comunque fino in fondo.
Non c’è un briciolo di serenità reale che permanga un tempo fisico lungo. È un romanzo di formazione? Leggendo, a me non lo è sembrato. I personaggi crescono, evolvono pure, ma l’hanno fatto in maniera molto blanda. Non ho capito il reale scopo del romanzo quale fosse, non ho inteso la vera direzione che la storia avrebbe dovuto avere.
Tra Leon e Miky nasce un sentimento reale? No, a malapena sembra essersi creata un’amicizia, ma avendo parlato sì e no tre/quattro volte in tutti i quasi cinquanta capitoli é pure troppo! Max fa amicizia con Leon perché sono vicini di casa: Leon ha aiutato spesso Rosie e ha adottato uno dei cuccioli superstiti delle sue cucciolate; ha aiutato Max a migliorare nel football e, i due sicuramente hanno interagito di più tra loro rispetto che con Miky.
Il romanzo è impostato in quattro parti: semi, germogli, crescita, sottobosco. Queste sezioni hanno tracciato l’evolversi delle vicende dei tre protagonisti in una sorta di crescendo ma, secondo me, non sono servite a molto. Ho letto un libro noioso che non mi ha mai preso e convinto perché è tutto un po’ macchinoso, dettagliato in tali momenti che potevano benissimo essere ridimensionati e superficiale in quelli salienti e realmente importanti.
L’ambientazione australiana c’è, le foreste sono descritte al meglio con i suoi animali, e i pericoli e le bellezze derivanti ma, forse, è privilegiata troppo rispetto ai personaggi umani che il popolano.
Ho intuito che, forse, i tre diversi protagonisti è come se fossero diversi facce di una stessa realtà vista da diverse prospettive e sfumature, ma l’intento generale non ha raggiunto al meglio l’ eventuale scopo prefissato. L’impressione è stata che fosse tutto compresso, come se mancasse qualcosa.
Il finale mi ha spiazzato poi perché non ha terminato davvero nulla, mi è parso un inizio più che una fine, ma essendo un romanzo standalone non può trattarsi di cliffhanger.
È un romanzo che non rileggerei, che mi ha deluso e che forse mi ha reso insofferente alla scrittura della Viggers. Ho l’impressione che potrei anche non leggere più nulla dell’autrice, perché questo libro mi ha completamente anestetizzato. Mi dispiace tantissimo ma è ciò che sembra essere successo.
Se cercate un libro in cui i sentimenti sono i padroni assoluti, in cui la felicità è reale e sempre presente, questo non è il libro per voi, come alla fine non lo è stato per me. Probabilmente non l’ho capito o ho voluto trovarvi qualcosa che non avrebbe potuto esserci, fatto sta che non mi è piaciuto e non posso affermare il contrario.
 [Copia arc ricevuta dall'editore]
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