Salve lettori! Oggi vi parlerò di un libro dello scorso anno che mi è stato regalato per il compleanno e che ho adorato subito, fin dalla copertina oltre che per la trama: è il romanzo scritto a quattro mani dell’attrice Miriam Candurro e del suo amico scrittore Massimo Cacciapuoti, i quali hanno unito le forze per immergersi nel mondo dell’adolescenza. Per lei questo libro è un esordio letterario, per lui il primo romanzo di coppia.
Vediamo insieme di cosa si tratta…
Vediamo insieme di cosa si tratta…
VORREI CHE FOSSE GIÀ DOMANI
MIRIAM CANDURRO - MASSIMO CACCIAPUOTI
Data pubblicazione: 03/05/2018
Editore: Garzanti Serie: standalone Genere: young adult
Trama: Al liceo è giorno di manifestazione. Nei corridoi deserti, Paolo cerca agitato tra i suoi post-it quello su cui ha annotato le coordinate per arrivare in classe. Ormai non può più farne a meno. Perché da quando, tre anni prima, un brutto incidente gli ha fatto perdere il senso dell'orientamento, la sua vita è diventata un insieme di istruzioni numeriche, che gli permettono di confondersi tra gli altri, di sembrare uno come tanti. Ma all'improvviso, in un momento di distrazione, il suo sguardo incrocia due profondi occhi verdi. Quelli dell'esuberante Cristina che, dopo settimane di assenza, si è decisa a darla vinta a sua madre e a rientrare a scuola, anche se non ne ha alcuna voglia. Il loro incontro dura un attimo. Ma quell'attimo indimenticabile è sufficiente a cambiare ogni cosa. A poco a poco, tra bigliettini scambiati di nascosto sotto il banco e pomeriggi passati sui libri, Cristina, mossa da una curiosità che non riesce neanche a spiegarsi, rompe il guscio dentro al quale Paolo si è rinchiuso. Gli fa capire che l'invisibilità non è la soluzione a tutti i problemi. E Paolo, finalmente pronto a lasciarsi andare di nuovo, convince Cristina a non rinunciare alla propria unicità. Insieme sentono di poter superare ogni ostacolo ed essere sé stessi di fronte al mondo, che fa sempre un po' paura. Per questo vorrebbero che il tempo a loro disposizione non finisse mai e che fosse sempre domani, per iniziare ogni giornata mano nella mano. Ma il passato torna a far visita a Paolo e lo costringe a prendere una delle decisioni più difficili. Perché non c'è legame più forte di quello che si conquista ogni giorno. Un legame che niente può spezzare. Nemmeno un tempo che sembra infinito.
Paolo e Cristina sono due quindicenni molto diversi che sono riusciti però a venirsi incontro anche quando non sembrava loro possibile.
Paolo, tre anni prima, è stato vittima di un grave incidente in motorino che gli ha lasciato un’unica amara conseguenza: l’eminegligenza spaziale, una patologia cerebrale che l’ha privato del senso dell’orientamento. Ha dovuto quindi riadattarsi al mondo e cercare un nuovo modo per poter riprendere le redini allentate della sua vita. Ha cambiato anche scuola e, proprio grazie a questo ulteriore cambiamento, ha incontrato nella sua nuova classe Cristina.
Lei è un’adolescente tipica e in lotta con la madre, separata, vittima per lei di averla trascurata troppo, preferendo invece carriera e diversi nuovi amori. La quindicenne ha anche un segreto con la madre stessa che, in qualche modo, ha acuito la sua rabbia nei suoi confronti.
Paolo e Cristina non sembrano capirsi molto all’inizio eppure, quando un’occasione li costringerà a non potersi più evitare, dovranno cominciare a farlo. La loro è un’amicizia in sordina, nata per caso ma per necessità dell’uno e dell’altra; Cristina sarà la guida di Paolo e mentore per orientarsi; lui aiuterà Cristina a risollevare le sorti del suo percorso scolastico un po’ in declino. Da non vedersi mai, all'incontrarsi quasi tutti i giorni per studiare e questo accenderà qualcosa che li unirà, forse, anche per sempre.
Meravigliosa la metafora, neanche tanto velata, della perdita di orientamento di Paolo, sia fisica sia psicologica: l’orientamento perduto è anche sintomo dell’adolescenza per molti ragazzi, per cui Paolo è solo un esempio vivente, ancor più accentuato, dell’adolescente medio. Gli autori avendogli dato questa caratteristica anche fisica hanno fornito prova ai lettori di come possano davvero esseri gli adolescenti, in un connubio di sentimenti e “scienza”, per rendere davvero reali i personaggi da loro creati.
Cristina anch’essa, ha perso parte del suo orientamento, perché non riconoscendo più in sua madre la figura che la amasse davvero, si è rifugiata in una sorta di limbo in cui solo la musica può entrare; eppure c’è voluto Paolo perché ne uscisse, perché si sentisse nuovamente orientata, su qualcosa che la capisse e la ascoltasse.
Il romanzo mi ha conquistata pian piano e verso la fine mi è scappata anche una lacrima per l’emozione intensa che i ragazzi mi hanno donato. Lo consiglio vivamente e spero che gli autori tornino presto a deliziarmi con un'altra nuova opera, perché non vedo l’ora di tornare ad apprezzare la loro bravura.
Paolo, tre anni prima, è stato vittima di un grave incidente in motorino che gli ha lasciato un’unica amara conseguenza: l’eminegligenza spaziale, una patologia cerebrale che l’ha privato del senso dell’orientamento. Ha dovuto quindi riadattarsi al mondo e cercare un nuovo modo per poter riprendere le redini allentate della sua vita. Ha cambiato anche scuola e, proprio grazie a questo ulteriore cambiamento, ha incontrato nella sua nuova classe Cristina.
Lei è un’adolescente tipica e in lotta con la madre, separata, vittima per lei di averla trascurata troppo, preferendo invece carriera e diversi nuovi amori. La quindicenne ha anche un segreto con la madre stessa che, in qualche modo, ha acuito la sua rabbia nei suoi confronti.
Paolo e Cristina non sembrano capirsi molto all’inizio eppure, quando un’occasione li costringerà a non potersi più evitare, dovranno cominciare a farlo. La loro è un’amicizia in sordina, nata per caso ma per necessità dell’uno e dell’altra; Cristina sarà la guida di Paolo e mentore per orientarsi; lui aiuterà Cristina a risollevare le sorti del suo percorso scolastico un po’ in declino. Da non vedersi mai, all'incontrarsi quasi tutti i giorni per studiare e questo accenderà qualcosa che li unirà, forse, anche per sempre.
Roba che fino a ieri se l’avessi incontrato per strada non l’avrei manco riconosciuto. Non avrei minimamente sospettato che fosse nella mia classe. Vergogna. Vergogna, ma neanche tanto: mica può fare caso a tutti quelli che ci circondano.Gli autori sono stati bravi a mescolare al meglio le idee e i punti di vista di entrambi i protagonisti; il libro ha un narratore esterno che ci fa addentrare nelle menti dei ragazzi, ma allo stesso tempo si evince comunque una palese presenza di pensieri dell’uno e dell’altra. Cristina e Paolo esistono anche da soli pur se accompagnati nella loro scoperta attraverso la voce e le parole di un individuo esterno.
Meravigliosa la metafora, neanche tanto velata, della perdita di orientamento di Paolo, sia fisica sia psicologica: l’orientamento perduto è anche sintomo dell’adolescenza per molti ragazzi, per cui Paolo è solo un esempio vivente, ancor più accentuato, dell’adolescente medio. Gli autori avendogli dato questa caratteristica anche fisica hanno fornito prova ai lettori di come possano davvero esseri gli adolescenti, in un connubio di sentimenti e “scienza”, per rendere davvero reali i personaggi da loro creati.
Cristina anch’essa, ha perso parte del suo orientamento, perché non riconoscendo più in sua madre la figura che la amasse davvero, si è rifugiata in una sorta di limbo in cui solo la musica può entrare; eppure c’è voluto Paolo perché ne uscisse, perché si sentisse nuovamente orientata, su qualcosa che la capisse e la ascoltasse.
È così che deve essere, Paolo. Tu salvi me e io salvo te. Piano, senza far rumore, senza clamori soprattutto senza farci troppo male.Anche la musica, pur non essendo un pilastro portante, è comunque però essenziale per la storia dei nostri protagonisti. La playlist di Cristina - che definisce i suoi #mood e la canzone di Nesli “La fine” (parte del testo stesso dà titolo al romanzo) - sono ben amalgamate nella storia e rendono l’immersione nel mondo di Paolo e Cristina, gradevole e naturale. Leggendo di loro, ho sentito tutto quello che hanno provato, senza in alcun modo sentirmi estranea. Per cui gli autori, senza strafare, hanno fatto l’ottimo lavoro di portare di nuovo all’adolescenza anche me, nonostante ormai l’abbia superata anagraficamente (in teoria) da un bel po’.
Il romanzo mi ha conquistata pian piano e verso la fine mi è scappata anche una lacrima per l’emozione intensa che i ragazzi mi hanno donato. Lo consiglio vivamente e spero che gli autori tornino presto a deliziarmi con un'altra nuova opera, perché non vedo l’ora di tornare ad apprezzare la loro bravura.
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