RIBELLE (C.ZAVETTIERI)

il
7 dicembre 2018
Bentrovati! Oggi per la prima volta nella mia esperienza di blogger, ma anche nella mia vita da lettrice, vi parlerò di un romanzo storico.
Si tratta di “Ribelle”, un romanzo nato dalla penna di Cristina Zavettieri. Il testo non è nuovo al mondo editoriale, infatti negli anni ha visto la luce la prima volta come romanzo self publishing nel 2014, per essere poi ripubblicato nel 2016 in un’edizione a firma Delrai Edizioni.
Io vi parlerò dell’ultima edizione, nuovamente pubblicata in self e con una nuova veste.

RIBELLE
CRISTINA ZAVETTIERI
Data pubblicazione: 13.05.2018 Editore: Self publishing Serie: Standalone Finale: Autoconclusivo Genere: romance storico
Trama: Napoli, 1795. Un ribelle e un'anticonformista. Federico Dalla Croce è un uomo dal carattere impossibile e dalla sensuale bellezza. Figlio illegittimo del re di Napoli, non crede ai suoi occhi quando Bianca di Albano lo infilza con una freccia per rimetterlo al proprio posto. Come osa sfidarlo? Dal canto suo, Bianca non ha mai conosciuto un nobiluomo tanto arrogante, capace con un solo sguardo di irritarla. Attraente, ma privo di ogni morale. Lei sa che non potrà mai appartenergli. Tuttavia la passione esplode e i due si ritroveranno ad affrontare un matrimonio di convenienza. La lotta ha inizio: la tentazione di cedere è forte, ma l'orgoglio di più. Sembra quasi che l'amore non sia sufficiente ad appianare le divergenze delle anime ribelli.Un romanzo dove la tensione erotica riesce a trasportare il lettore nella storia per fargli vivere il fuoco di un'emozione totalizzante, che lo lascerà senza fiato.
Il libro narra della storia tra Federico e Bianca, entrambi di nobili origini, ed è ambientato nell’Italia di fine ‘700 - inizio ‘800.
Ribelle ben indica il carattere del protagonista maschile, sovversivo rispetto all’etichetta richiesta da un uomo del suo rango. Un carattere indomabile sin da piccolo che non si mitigherà durante la crescita, causando non pochi grattacapi al padre “affidatario” e che raggiungerà il culmine nell’incontro con Bianca.
Federico di qua, Federico di là. Era un demonio, sembrava avere l’argento vivo in corpo, un fuoco perennemente acceso
Lei, dalla bellezza eterea e minuta, rispettosa delle regole sociali del tempo, che lo sposerà pur di salvare l’onore suo e del buon nome della sua famiglia; o almeno questo è quello di cui è convinta. Come stanno davvero le cose?
Federico. Le immagini di quell’uomo si palesavano nella sua mente con insistenza, pronte a rimescolarle il sangue nelle vene
Bianca, gentildonna, ben educata e fedele ai costumi dell’epoca trova Federico arrogante, maleducato, non certo il gentiluomo che sognava di sposare, eppure dal primo incontro non riesce a toglierselo dalla testa.
Le parole che lui usa nel rapportarsi a lei, decisamente più vicini epoca contemporanea, il modo che ha di toccarla e farla arrossire, la confondono e allo stesso tempo l’attraggono irrimediabilmente.
Da qui, il contrasto emotivo che si trova ad affrontare: quello che prova anche solo pensando a Federico, non si addice agli standard che le sono stati inculcati sin dalla culla, quindi cosa in cosa si sta trasformando?
Questo, uno dei fulcri principali: il cambiamento, l’accettazione, l’eterna lotta tra quello che vogliamo e quello che vorremmo fare davvero.
Federico è ribelle proprio perché se ne frega di quello che la società impone, odia gli inviti a corte, non si pone minimamente il problema di far dormire la consorte in un’altra stanza. Non è certo amabile nei modi, ne vedrete di tutti i colori, ma anche Bianca farà la sua parte. Federico riuscirà a smuovere quel fuoco che le arde dentro e con ciò non intendo solo la passione.
In prima battuta il personaggio meno coerente sembrerà essere proprio Bianca. Dalla sua entrata in scena vi aspetterete una cosa e vi sembrerà di trovarne un’altra, ai limiti dell’isterismo più che di forza e determinazione. Questo ciò che ho pensato alla prima lettura, ma durante la seconda ho utilizzato un approccio diverso, trovando così “giustificazione” all’apparente perdita di coerenza.
Il consiglio che posso darvi per non incappare nel mio stesso errore, è di sforzarvi di capire la psicologia della protagonista e del grande tormento che vive. Federico tira fuori una parte di lei che non credeva di possedere e questa è la causa della confusione, dell’isterismo e degli oggetti volanti. Bianca avrà molta difficoltà nell’accettare la sua trasformazione.
L’autrice ha fatto davvero un lavoro grandissimo e molto, molto sottile, su questa figura.
Bianca ostentava il mutismo, era fermamente convinta che dare attenzione a un idiota di tale portata l’avrebbe resa solo vulnerabile. Mai mettere in guardia il nemico con i propri pensieri, questo le aveva insegnato suo padre, e quello sbruffone in quel momento era suo nemico
Federico, che dire di lui… Beh, se vi aspettate un personaggio maschile tutto inchini e riverenze, dalle parole ammalianti che decantano poesie, scordatevelo. È anche vero che non vi aspetterete di vedere quanto il cuore di Federico possa essere grande, certamente testardissimo, ma davvero enorme.
Il testo è un intreccio di scenari realistici che non possono non coinvolgervi. Questo però è solo uno degli aspetti che più ho amato del libro e che rendono tutti i personaggi coerenti a se stessi dall’inizio alla fine.
Va riconosciuto il grandissimo lavoro dell’autrice, non solo in termini di usanze, ma anche per la varietà dei luoghi citati, per i precisi riferimenti storici, per aver dedicato minuziosa attenzione nel far captare il carattere di tutti i personaggi coinvolti, compresa l’altissima nobiltà.
«Se vuoi la verità, per me, se parlasse di meno e fosse più docile, mostrasse più tette e pendesse dalle mie labbra, per una notte, la prenderei. E lo farei duramente, con violenza»
È uno storico, certo, ma non è difficile immaginare molte delle situazioni descritte in chiave moderna: i ragazzi nei vicoli delle cittadine campane, gli incontri di pugilato, le bande di “guaglioncelli” (si legge senza G iniziale, ndr).
La storia è narrata secondo il punto di vista di Leonardo Capozzi, in arte Nardiello O’ Cantastorie. Troverete più di qualche frase in dialetto napoletano e questo, insieme alle dettagliate informazioni storiche e alle descrizioni dell’autrice, vi permetterà di avere un’idea ben chiara dell’ambientazione, degli usi e costumi dell’epoca.
Ho amato il personaggio di Federico da subito, Bianca invece l’ho odiata in più di qualche occasione: testarda come poche, in eterno combattimento con se stessa, divisa tra quel che deve e quel che sente.      
 Ho odiato i silenzi infiniti tra i protagonisti, ma devo riconoscere che l’autrice è stata molto abile nel trasmettere le emozioni e sentimenti dei personaggi. Rabbia, frustrazione, senso di inadeguatezza, confusione, ma anche passione, gioia.
Per assaporare davvero il romanzo di Cristina Zavettieri, dovrete lasciare che le pagine vi trascinino in quel secolo. Il romance storico non è il mio genere preferito e ho dovuto leggere “Ribelle” più di una volta per gustarlo davvero, cogliendone le sfumature, ma se siete avvezzi a questo genere, non potrete che apprezzarlo. Io l’ho fatto.

[Copia ARC digitale ricevuta in omaggio dall'autrice]

Scrivi il primo commento!
Posta un commento