Amiche lettrici, bentrovate! Quest’oggi vi voglio parlare di Piccoli Sogni, secondo capitolo della serie Pretty Little Lies di Jennifer Miller, edita in Italia da Quixote Edizioni.
A inizio anno vi avevo parlato di Piccole Bugie (QUI), il primo romanzo della duologia dedicata a Olivia e Luke, ma prima di proseguire vi avverto che prima di leggere questo libro è necessario leggere il primo romanzo.
A inizio anno vi avevo parlato di Piccole Bugie (QUI), il primo romanzo della duologia dedicata a Olivia e Luke, ma prima di proseguire vi avverto che prima di leggere questo libro è necessario leggere il primo romanzo.
PICCOLI SOGNI
JENNIFER MILLER
Data pubblicazione: 10.08.2018
Editore: Quixote Edizioni
Titolo Originale: Pretty Little Dreams
Serie: serie Pretty Little Lies (#2)
Finale: Conclusivo
Genere: Contemporary romance
Trama: In ognuno di noi esiste un posto in cui celiamo i nostri segreti più profondi, in attesa che emergano, e prima o poi verranno in superficie.Editore: Quixote Edizioni
Titolo Originale: Pretty Little Dreams
Serie: serie Pretty Little Lies (#2)
Finale: Conclusivo
Genere: Contemporary romance
Dopo aver vissuto un vero incubo, Olivia desidera solamente poter dimenticare. Dimenticare e andare avanti. Ma come puoi cancellare dalla memoria qualcosa che ha macchiato la tua anima e ti ha costretto a mentire alle persone che ami, anche se soltanto per risparmiare loro gli orrori della verità?
Luke sa che Olivia non si è ripresa, come lei invece vuole fargli credere. Nei suoi occhi, riesce a vedere il dolore che prova a nascondere, e sente che non gli ha raccontato tutto. Tuttavia, come può salvare qualcuno che non desidera essere aiutato? Mentre la vergogna tiene Olivia prigioniera, Luke soffre a causa del senso di colpa per non essere riuscito a proteggere la persona che ama più di ogni altra cosa al mondo.
Due persone che hanno sofferto tanto possono trovare un modo per venirsi incontro, o rischieranno di mandare in frantumi i loro sogni? L’amore è in grado di trovare una soluzione, quando il perdono non è sufficiente?
Al termine di Piccole bugie, avevamo lasciato Olivia nelle mani di Deacon, il suo psicopatico ex marito. Piccoli sogni inizia pressappoco dallo stesso punto, solo qualche settimana più tardi, mentre Deacon è ancora carceriere di Olivia e i gli affetti più cari della ragazza, la cercano.
Quando per una serie di eventi che comprendono una cena, una pistola e una caduta dal balcone, Deacon è costretto a portare, anzi abbandonare Olivia nell’ospedale più vicino al luogo in cui l’ha tenuta prigioniera. L’ospedale è la via di fuga per Olivia, che seppur ferita gravemente riesce a fornire ai medici le proprie generalità e la causa di quella situazione. Ma la sua salvezza e la sua guarigione sono ben lontane: è una donna determinata e forte, ma ci sono ferite fisiche e psicologiche ben più lunghe da rimarginarsi e scomparire; oltretutto Deacon è ancora libero e Olivia sa bene, perché lui gliel’ha detto, che tornerà a prenderla.
La sua convalescenza è lunga e disseminata di incubi sul rapimento, dei ricordi che il suo subconscio mescola alla paura razionale e che la fanno vivere a metà. Olivia però, com’è giusto che sia, vuole solo dimenticare e tornare alla quotidianità che si era creata prima di quel maledetto giorno, escludendo il più possibile dai suoi tormenti il fidanzato e la migliore amica, con i quali rifiuta categoricamente di parlare di Deacon e del rapimento.
Ero in attesa di questa lettura da alcuni mesi, sia perché il finale del primo, carico di suspance, lo chiedeva, sia perché Piccole Bugie, mi aveva convinta a metà e aspettavo questo libro per potermi fare meglio un’idea di questa storia e semmai poter migliorare il voto. Mi spiace però ammettere la delusione nel constatare che Piccoli Sogni si è rivelata una lettura lontana dalle mie aspettative. È risultata lenta, ripetitiva e noiosetta, che solo raramente è parsa decollare per poi riprecipitare nella solita problematica di cui ho detto pochi istanti fa.
A dare il colpo di grazia ci hanno pensato le scene assurde, inverosimili e quasi impossibili. Sto parlando, ad esempio del passo narrativo in cui i protagonisti hanno consumato un focoso rapporto nella doccia dell’ospedale a pochi giorni dal risveglio di Olivia, con lei che aveva una gamba ingessata e svariate contusioni in tutto il corpo e l’incognita sullo stupro. Ora, passi (per modo di dire) questa scena, ma da quando in qua il gesso alla gamba permette di star in ginocchio sul letto per consumare un altro rapporto abbastanza movimentato? E da quando, una volta tolto il gesso e applicata una stecca/tutore, la persona può guidare tranquillamente avendo ancora parte dei movimenti impediti?
L’aspetto psicologico di questa seconda parte è particolarmente importante ma ahimè non è stato curato in modo appropriato. Fin dalle prime pagine salta all’occhio il comportamento infantile di Luke che nonostante la situazione delicata è perennemente da un lato si interroga e scappa davanti alla paura di toccarla nuovamente dopo il “passaggio” di Deacon, ma poco dopo ne è attratto come un quattordicenne in piena tempesta ormonale: anche quando lei è sedata in ospedale, dopo l’intervento il suo corpo reagisce alla vicinanza del corpo di lei. Dall’altro lato però è anche molto più ragionevole della ragazza, le sta vicino e cerca di farla parlare per esternare il suo stato d’animo e metabolizzare gli eventi legati a Deacon, cosa che lei rifiuta come se nascondersi dietro un dito servisse a guarire.
In tutto ciò Pyper, la migliore amica di Olivia sembra ancora una volta la nota più o meno positiva del romanzo. Le scene che la riguardano sono abbastanza normali (tranne quella del decoro dell’ingessatura) e mi è sembrata, sinceramente, l’unico personaggio degno di essere ancora raccontato, anche perché in questi due libri l’abbiamo conosciuta sì, ma ho l’impressione che un libro sulla sua figura sarebbe un passo avanti e risolleverebbe le sorti di questa serie.
Darò comunque una terza occasione a quest’autrice, perché penso che abbia le capacità di scrivere bene, solo che in questa serie, non riesce ad emergere.
Quando per una serie di eventi che comprendono una cena, una pistola e una caduta dal balcone, Deacon è costretto a portare, anzi abbandonare Olivia nell’ospedale più vicino al luogo in cui l’ha tenuta prigioniera. L’ospedale è la via di fuga per Olivia, che seppur ferita gravemente riesce a fornire ai medici le proprie generalità e la causa di quella situazione. Ma la sua salvezza e la sua guarigione sono ben lontane: è una donna determinata e forte, ma ci sono ferite fisiche e psicologiche ben più lunghe da rimarginarsi e scomparire; oltretutto Deacon è ancora libero e Olivia sa bene, perché lui gliel’ha detto, che tornerà a prenderla.
La sua convalescenza è lunga e disseminata di incubi sul rapimento, dei ricordi che il suo subconscio mescola alla paura razionale e che la fanno vivere a metà. Olivia però, com’è giusto che sia, vuole solo dimenticare e tornare alla quotidianità che si era creata prima di quel maledetto giorno, escludendo il più possibile dai suoi tormenti il fidanzato e la migliore amica, con i quali rifiuta categoricamente di parlare di Deacon e del rapimento.
Desideravo solo lei. Avevo trascorso sette lunghi anni senza di lei, chiedendomi sempre dove si trovasse, se fosse felice, se mi pensasse o ricordasse quello che c’era stato tra di noi. Non potevo nemmeno immaginare di tornare a quella vita. Mi avrebbe ucciso. Avevo bisogno di lei come la terra del sole.Loro sanno che è solo questione di tempo prima che crolli, ne sono consapevoli perché seppur diversamente, hanno le sue stesse ansie. Olivia è schiava della vergogna, Luke del suo senso di colpa, come salvarsi e salvare il loro amore?
Ero in attesa di questa lettura da alcuni mesi, sia perché il finale del primo, carico di suspance, lo chiedeva, sia perché Piccole Bugie, mi aveva convinta a metà e aspettavo questo libro per potermi fare meglio un’idea di questa storia e semmai poter migliorare il voto. Mi spiace però ammettere la delusione nel constatare che Piccoli Sogni si è rivelata una lettura lontana dalle mie aspettative. È risultata lenta, ripetitiva e noiosetta, che solo raramente è parsa decollare per poi riprecipitare nella solita problematica di cui ho detto pochi istanti fa.
A dare il colpo di grazia ci hanno pensato le scene assurde, inverosimili e quasi impossibili. Sto parlando, ad esempio del passo narrativo in cui i protagonisti hanno consumato un focoso rapporto nella doccia dell’ospedale a pochi giorni dal risveglio di Olivia, con lei che aveva una gamba ingessata e svariate contusioni in tutto il corpo e l’incognita sullo stupro. Ora, passi (per modo di dire) questa scena, ma da quando in qua il gesso alla gamba permette di star in ginocchio sul letto per consumare un altro rapporto abbastanza movimentato? E da quando, una volta tolto il gesso e applicata una stecca/tutore, la persona può guidare tranquillamente avendo ancora parte dei movimenti impediti?
Ero stata violata. Ero stata ferita. Ero stata colpita. Ero stata toccata. Ero stata drogata. Tormentata. Umiliata. Attaccata. Praticamente violentata. Tuttavia, piansi soprattutto per le volte in cui avevo desiderato arrendermi, soccombere al dolore e all’infelicità. Piansi per i momenti i cui avevo sperato che Deacon ponesse fine al mio dolore. Piansi per il mio animo straziato e stuprato.E mettiamoci anche il colpo di scena prevedibile e banale… ecco tutto ciò ha reso la lettura tediosa.
L’aspetto psicologico di questa seconda parte è particolarmente importante ma ahimè non è stato curato in modo appropriato. Fin dalle prime pagine salta all’occhio il comportamento infantile di Luke che nonostante la situazione delicata è perennemente da un lato si interroga e scappa davanti alla paura di toccarla nuovamente dopo il “passaggio” di Deacon, ma poco dopo ne è attratto come un quattordicenne in piena tempesta ormonale: anche quando lei è sedata in ospedale, dopo l’intervento il suo corpo reagisce alla vicinanza del corpo di lei. Dall’altro lato però è anche molto più ragionevole della ragazza, le sta vicino e cerca di farla parlare per esternare il suo stato d’animo e metabolizzare gli eventi legati a Deacon, cosa che lei rifiuta come se nascondersi dietro un dito servisse a guarire.
In tutto ciò Pyper, la migliore amica di Olivia sembra ancora una volta la nota più o meno positiva del romanzo. Le scene che la riguardano sono abbastanza normali (tranne quella del decoro dell’ingessatura) e mi è sembrata, sinceramente, l’unico personaggio degno di essere ancora raccontato, anche perché in questi due libri l’abbiamo conosciuta sì, ma ho l’impressione che un libro sulla sua figura sarebbe un passo avanti e risolleverebbe le sorti di questa serie.
L’amore non è sempre semplice… se lo fosse, come potremmo apprezzarne la bellezza? Come potremmo capire quanto sia speciale e raro un amore come il nostro se non avessimo momenti difficili in grado di farcelo apprezzare?Mi spiace sinceramente essere negativa, ma se dovessi consigliare questo romanzo alle mie amiche… non lo farei.
Darò comunque una terza occasione a quest’autrice, perché penso che abbia le capacità di scrivere bene, solo che in questa serie, non riesce ad emergere.
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