[INTERVISTA] BIANCA MARCONERO: UNA PENNA MAGICA CHE FA SOGNARE

il
16 giugno 2018

Buon sabato amiche ed amici, è con noi oggi l’autrice Bianca Marconero, una delle migliori penne del panorama italiano, conosciuta per i suoi romanzi delicati e d’impatto. Iniziamo subito perché le domande sono tante :)

Ciao Bianca, grazie per aver accettato quest’intervista! Sei da poco tornata a far compagnia alle lettrici con il contemporary romance “Un altro giorno ancora” (Newton Compton, 19 aprile 2018), un libro ambientato nel mondo dell’agonismo equestre. Com’è nata l’idea, la trama?
Ciao, e prima di tutto grazie per la chiacchierata, è sempre un piacere. 
Per rispondere alla tua domanda, devi sapere che da anni volevo raccontare una storia  che  fosse ambientata nel mondo degli sport equestri, della monta all'inglese e del salto ostacoli.  La situazione di partenza, Elisa che si accorda per acquistare un cavallo ma lo perde in virtù di un'offerta più alta, è un fatto realmente accaduto nel maneggio che frequentavo. L'idea di descrivere la storia d'amore tra una ragazza tatuata e ferita e un "bravo ragazzo"  era un po' una provocazione. Capita spesso, nelle storie romantiche, che il protagonista maschile assomigli ad Elisa e quello femminile ad Andrea. Ho optato per un ribaltamento dei ruoli.

Hai caratterizzato tutti i personaggi in modo accurato e per questo è stato impossibile non affezionarsi ai personaggi secondari (tipo Bianca e Vittorio). Viene spontaneo pensare, sperare, che forse le storie di queste figure abbiano storie ancora non concluse. Ci saranno sviluppi ulteriori o Un altro giorno ancora è proprio uno standalone?
Ho sempre avuto difficoltà a immaginare una riconciliazione per Bianca e Vittorio, ma ora il problema è superato. Sto raccogliendo materiale e ho abbastanza chiara la storia. Spero di avere una bozza entro la fine di quest'anno.

La protagonista di Un altro giorno ancora, Elisa Hoffman, ha un caratterino particolare e non facile da gestire. Quale sua sfaccettatura è più vicina alla tua personalità? Oppure sei il suo esatto opposto?
Io non ho assolutamente niente di Elisa. Ma ammetto di averla costruita in base a un modello reale: mia sorella.  E non solo perché mia sorella è ricoperta di tatuaggi.

Quando hai capito che eri davvero una scrittrice e cos’hai provato quando hai visto per la prima volta un tuo romanzo in libreria?
Scrivo da sempre, è un dato di fatto. La pubblicazione ha caricato questa prassi di aspettativa frustrazione e ansia, ma credo sia normale. È chiaro che la condivisione presuppone una reazione libera da parte di chi ti legge. E intendo totalmente libera. Mentre scrivi sei dio, hai potere di vita e di morte e fai pure i miracoli, nel momento in cui pubblichi sei un re destituito. Defenestrato a volte. Quanto alla libreria, vedersi, quando succede, provoca un miscuglio di eccitazione e imbarazzo. La prima è comprensibile ed è legata a quella punta di vanità (e condiscendenza) che i genitori provano verso le loro creature. L'imbarazzo invece non me lo spiego fino in fondo. Forse perché la parola scritta resta e hai sempre la paura di non riconoscerti in opere che non sempre "crescono" con te. Magari rappresentavano il tuo meglio nel momento della pubblicazione, ma in un'ottica evolutiva il tuo meglio di due anni prima potrebbe essere (e spesso è) qualcosa che non ti piace più.

Bianca Marconero è lo pseudonimo con cui firmi le tue opere. Perché questa decisione e come lo hai scelto?
L' ho costruito partendo dai miei figli. Bianca Maria e Marco Nero.

Chi è Bianca nella vita reale, di tutti i giorni?
Una che più che vestirsi mette una divisa: ho una serie di capi basici, tutti uguali. Una persona che soffre di entusiasmo cronico. Una che si diverte, ma proprio tanto. Una persona che ama i treni.

In queste settimane hai annunciato un nuovo libro in arrivo tra fine estate e inizio autunno, se ho ben capito. Puoi anticiparci qualcosa su trama, location, personaggi? E cosa avrà questo nuovo romanzo rispetto gli altri che hai pubblicato, non hanno?
Esce prima del previsto. Me lo hanno anticipato al 19 luglio. È stato un po' uno shock. Sul libro in sé posso dirti che è una sorta di commedia, naturalmente romantica. I protagonisti sono un brillante programmatore, che per sbarcare il lunario scrive per una rivista di videogiochi e una instagram girl, meno stupida di quello che sembra. Questa storia ha punti in comune con L'ultima notte al mondo e Un altro giorno ancora. Anche qui ho raccontato la collisione di mondi diversi e la scoperta graduale delle affinità e della magia di cominciare dove l'altro finisce. Ma, a parte questa idea di fondo (che ha radici personali perché è presente anche in Albion), io lo sento piuttosto diverso dagli altri, per alcune cose credo sia più divertente, per altre molto più malinconico.

Quando dici a qualcuno che fai la scrittrice, qual è in genere la domanda che ti pongono nell’immediato o come reagiscono?
Nella vita vera non lo sa nessuno. Non lo dico a nessuno. È una cosa che non riesco a fare. Non credo non esista una sola foto che mi ritrae accanto a un mio libro. Al massimo me li metto davanti alla faccia. L'ho sempre fatto, ma solo recentemente ho capito che era il mio modo di dire “il libro viene prima di me”.

Da lettrice cosa pensi non debba mai mancare in un buon romanzo?
I personaggi. Devono essere potenti. In alternativa, lo stile. Se un romanzo ha uno stile forte, io mi innamoro forte.

C’è una critica che ti è stata mossa e che ti ha ferito? Se sì, cos’hanno detto e perché ti ha ferita?
Ho voluto riflettere un po' su questa domanda, ma la risposta continua a essere la prima che ho pensato: no. Non riesco proprio a ricordare una critica che per me sia stata un trauma. Spesso sono utili, altre volte sono troppo arrabbiate per esserlo.

C’è un aspetto comune (o anche non comune) che non ti piace delle case editrici? Se sì, quale/i e perché.
Aspetto di finire il mio percorso editoriale con la casa editrice che sta pubblicando i miei libri, per fare una valutazione ponderata. L'impressione, ancora parziale, basata su tre libri pubblicati, è che ricevere una proposta contrattuale, o più proposte come in effetti è capitato a me, non significa che l'editore ti sta accordando chissà quale fiducia. Dal di fuori può sembrare che ti stiano stendendo un tappeto rosso. Ma magari è un tappeto con i buchi. È equivoco comune pensare che la stima sia sottintesa, implicita, invece non lo è. Ma ripeto, ho ancora un paio di libri per cambiare idea o, magari, per  confermare questa opinione.

Per te quali sono i compromessi a cui un autore non dovrebbe mai scendere?
Scrivere su commissione. L'onestà dell'ispirazione resta il requisito minimo. A prescindere dal risultato.

Questa era l'ultima domanda per Bianca, che ringraziamo per aver accettato di rispondere alle nostre domande e mentre le auguriamo tutto il meglio dalla sua carriera di scrittrice, ricordiamo a tutte/i che il 19 luglio uscirà il suo nuovo libro, come lei stessa ha annunciato.

Alla prossima!
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