Aspettando te (Carlotta Pino)

il
21 gennaio 2018
È difficile costruire una storia breve avvincente, poiché catturare il lettore in poche pagine implica un notevole sforzo. Qui abbiamo a che fare con un racconto, poiché cinquantadue pagine non credo possano definirsi romanzo breve. Detto questo, cercando di non essere prevenuta, ho iniziato la lettura.

ASPETTANDO TE
CARLOTTA PINO
Data pubblicazione: 22/12/2017 Editore: PubMe Serie: Standalone Genere: romanzo rosa
Trama: Tratto da una storia vera. Il libro racconta la storia di due bambini, che, dopo aver vissuto nello stesso luogo per qualche anno vengono separati dal destino. Quello stesso destino però li riunisce una volta divenuti grandi e li fa innamorare. Il ragazzo, crescendo, inizia a prendere brutte strade, così, spinta dal grande amore che prova per lui, la ragazza proverà in tutti i modi a salvarlo da se stesso e dal suo destino; questo nella speranza di poter finalmente coronare quel sogno d'amore tanto atteso. Riuscirà l'amore a vincere su tutto?
Già dalla prefazione mi è saltato all'occhio lo stile acerbo, ma i primi dubbi sono nati quando ho letto il primo capitolo e la presentazione della protagonista in prima persona. Non credo abbia molto senso suddividere la storia in capitoli di una o due pagine, a questo punto era quasi meglio lasciare tutto come un unico racconto.
Il problema è che l'autrice non avrebbe potuto fare diversamente, perché non sembra avere la capacità di descrivere i fatti senza usare il trucchetto del titolo. Come esempio prenderei la parte intitolata "La famiglia di Derek", dove troviamo esattamente questo: la descrizione in due pagine scarse, abbozzata e senza neppure un dialogo, del nucleo familiare del protagonista. La cosa può servire a sottolineare il degrado in cui vive il ragazzo, ma chi scrive non ha l'accortezza di usare un linguaggio accattivante, né di inserire alcun colpo di scena.
Il resto del racconto è su questi toni: un lungo flashback dove non si capisce l'età dei protagonisti e dove vengono raccontati aneddoti a caso, che non hanno alcuna utilità e non creano un briciolo di empatia.
Non ho potuto neppure salvare la forma, perché i dialoghi sembrano messaggini goffi tra adolescenti e il massimo della prosa si esprime con frasi del tipo: il mio sguardo si soffermò su due tizi e ci fermammo in una specie di area attrezzata. La nota positiva è la mancanza di refusi e un uso corretto della grammatica.
La storia purtroppo è abbastanza prevedibile. Due ragazzini che si conoscono da piccoli e combinano qualche marachella, la separazione e l'incontro qualche anno dopo, tramite un'amica comune che - così per caso - tira fuori il suo numero di telefono. Derek racconta a Shannon la sua sfortunata condizione di piccolo delinquente di strada e lei lo raggiunge (dalla Svezia a Napoli) servendosi di una vacanza con la famiglia. Fin da subito lui la usa, fa i suoi comodi e la porta a simpatiche festicciole dove tira anche di coca. Non voglio dire tutto, però devo sottolineare che Derek non fa niente per farci capire che potrebbe esserci del buono in lui.
Il finale? Non c'è. O almeno, quando sono arrivata in fondo, sono io a non aver percepito alcun messaggio. Non posso spingermi a dare consigli all'autrice, perché capisco che non ne ho il diritto, spero solo che la mia impressione sul suo racconto possa servirle da spunto per migliorarsi.




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