INIZIÒ TUTTO D'ESTATE (E. DAVIES)

il
26 ottobre 2020

Bentrovati lettori! È con immenso piacere che vi parlo di un’autrice che personalmente non conoscevo, ma che non lascerò mai più, soprattutto quando avrò bisogno di una storia pulita, narrata con una dolcezza e un trasporto così reali da poterli toccare. Pronti a scoprire tutti i punti a favore della Davies? Ve li racconto dopo la trama.

INIZIÒ TUTTO D'ESTATE
EMMA DAVIES
Data pubblicazione: 25.06.2020 Editore: Newton Compton Editori Titolo Originale: Summer at the Little Cottage on the Hill Serie: An utterly uplifting holiday romance to escape with (vol.2) Finale: Autoconclusivo Genere: contemporary romance
Trama: Il soprannome di Isobel è “regina dei ghiacci” perché ha un carattere solitario e difficilmente dà confidenza agli estranei. Questa estate ha deciso di isolarsi completamente dal mondo, rintanandosi in un cottage di campagna, lontano da tutti. Ha solo sei settimane per portare avanti il suo progetto segreto ed è importante che nessuno sappia dove si trova. Così sbarra la porta e chiude tutte le tende, decisa a rimanersene da sola con il suo violino. Ma Tom, il proprietario della casa che Isobel ha affittato, si sente istintivamente attratto dalla musica che proviene da lì dentro. Chi è la misteriosa nuova inquilina e perché si nasconde? La ragazza, infatti, sembra completamente indifferente alla bellezza delle colline circostanti e non pare intenzionata a uscire dal suo guscio. Ma non ha fatto i conti con la testardaggine di un affascinante giovanotto dagli occhi blu, che ha appena deciso che la sua missione personale è stanarla. Isobel riuscirà a trovare il coraggio di fidarsi?
Isobel è una violinista. È stata una bambina prodigio per poi allontanarsi dalle scene. Ma è il momento per lei di tornare a calcare il palco con la sua musica e di farlo in grande, per questo è fondamentale che il progetto a cui si sta dedicando sia perfetto. Concentrazione e duro lavoro, questo è ciò di cui ha bisogno, e quale posto migliore di un cottage isolato per lavorare a pieno ritmo?
Ma la presenza di Tom la intrigava; era qualcosa di molto intimo che l’aveva spinta a suonare per lui, a trarre forza dall’invisibilità di cui godeva, a immergersi sempre di più nella musica fino a trovare dentro di sé la pace perfetta. Avrebbe potuto continuare a suonare all’infinito. Erano anni che non provava il minimo barlume di quella sensazione e, nel suonare le ultime note dello spartito, le lacrime avevano cominciato a scivolarle sul viso. Isobel ebbe un improvviso brivido al ricordo di quel fugace momento liberatorio. Alla fine, però, non aveva fatto la minima differenza: l’incubo era tornato a farle visita anche quella notte, come accadeva spesso.
Anche Tom è un musicista e seppure a nutrirlo sia il lavoro da impagliatore, non può non apprezzare la musica che sente arrivare dal cottage di Isobel, per non parlare della bellezza della violinista e di quel gesto che è solita fare che gli sembra così tanto familiare…
Isobel non si era neppure accorta che lui la stava ascoltando e quel particolare aveva reso la sua musica ancora più toccante; suonava senza alcun motivo, se non per il fatto di poterlo fare: per la gioia pura della musica, la sensazione di essere un tutt’uno con lo strumento, la consapevolezza di creare magia da quattro corde fissate a una struttura di legno.
Ah no, non vi dirò una parola di più, perché voglio che vi godiate ogni riga di questa storia: niente anticipazioni, nessun pregiudizio, proprio come ho fatto io.
Ho preso questa storia un po’ a scatola chiusa, leggermente reticente, la copertina non mi ispirava per niente, a convincermi è stata la presenza della musica. Amo i romance che parlano di musicisti, soprattutto se c’è di mezzo il violino, e non mi sbagliavo.
Quello che sicuramente non mi aspettavo era il tipo di narrazione usata dall’autrice. Una terza persona gestita egregiamente, che non rallenta, non annoia, che riesce a essere incisiva tramite una dolcezza disarmante che riesce a entrarti nell’anima e a farti sentire ogni scena, ogni emozione, proprio come il suono di un violino.
Quando la prima nota si levò nell’aria, lei sentì il proprio respiro placarsi e rallentare, consentendole di attingere fino in fondo all’inebriante flusso di energia che seguì. L’arco prese a fluttuare sulle corde in un moto indistinto, producendo note in perfetta armonia. […] La musica non risultava mai identica, nonostante le infinite volte che la aveva suonata, perché era sua, da plasmare e modellare a suo piacimento, rispettandone sempre la melodia ma senza alcun vincolo di tempo o stile. Isobel trovava la musica dentro di sé ed era proprio la musica a guidarla, tanto quanto lei guidava la musica.
Tanto Isobel è capace a stregare con la sua musica, tanto la Davies riesce a catapultare il lettore nella storia.
Vi sentirete al “Joy’s Acre”, sentirete la brezza raggiungervi sulla collina, davanti ai vostri occhi si paleseranno i paesaggi, il grande salice, gli occhi luminosi di Tom e le risate dei membri dello staff. Siederete in quella chiesa dove Isobel suonerà per un matrimonio e poi alla festa; vi sembrerà di percepire gli odori e i sapori dei pranzi in compagnia, sentirete però anche la solitudine, il desiderio, la paura, la tristezza.
È un viaggio nelle emozioni attraverso due modi opposti di “viverle”.
Seppure lo stile dell’autrice sappia alleggerire molto, non è un libro che va preso sotto gamba: c’è il rovescio della medaglia dietro le luci della ribalta e i fiori lanciati sul palco, c’è Tom che è un uomo che nasconde più di quanto non mostri a primo impatto e c’è la vita vera.
Sarà un patto, stretto un po’ per gioco, a dare inizio al cambiamento.
«Quindi, se io ti aiutassi a tenere il ritmo con la disciplina, tu potresti darmi una mano a ristabilire un po’ di equilibrio nella mia vita, a considerare la mia composizione dalla giusta prospettiva.»
Unica pecca, a mio parere, è il non aver potuto vivere appieno la passione carnale dei protagonisti. Credo sia stato un’intenzione ben precisa dell’autrice, perché la passione per la vita e per la musica si percepiscono eccome, ma un po' di peperoncino non avrebbe guastato.
Ma il violino era un amante crudele, che da una parte offriva doni e dall’altra glieli strappava via. Aveva rinunciato a tutto per dedicarsi completamente alla musica, ma a quale prezzo?
Spero vivamente di leggere presto degli altri personaggi, ho voglia di saperne di più sulla storia del “Joy’s Acre” e dei suoi variopinti abitanti e visitatori. La Davies è stata bravissima nella costruzione dei protagonisti, è stata così attenta alle sfumature che li compongono da renderli tremendamente reali.
 [Copia ARC digitale ricevuta dall'editore]
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