IL GENIO E LA MUSA (E. HUNTER)

il
25 maggio 2020
Bentrovati lettori! Oggi vi parlo di un libro non troppo fresco di pubblicazione, ma la cui copertina e il titolo mi hanno attratta ancor prima di leggere la trama. Prima di scrive la recensione ho dovuto prendermi qualche giorno di riflessione, perché la lettura un po' mi ha spiazzato e, girata l’ultima pagina, a fare da padrona nella mia testa c’era la perplessità.

IL GENIO E LA MUSA
ELIZABETH HUNTER
Data pubblicazione: 22.04.2018 Editore: Hope Edizioni Titolo Originale: The Genius and The Muse Serie: Standalone Finale: Autoconclusivo Genere: contemporary romance
Trama: Quando Kate Mitchell decide di indagare sul misterioso ritratto esposto nella galleria degli ex studenti, non ha la minima idea di come la sua vita sia in procinto di cambiare. Pensa di sapere ciò che vuole nella vita: ha un ragazzo meraviglioso, una carriera promettente e un percorso chiaro per il suo futuro. Come potrebbe un semplice ritratto cambiare tutto questo? Una fotografia. Una scultura. Un dipinto… un indizio dopo l’altro, Kate impara che frammenti del passato potrebbero lasciare segni inaspettati anche sul suo stesso futuro. Ed esattamente, com’è finita nello studio di un irascibile scultore? Un ritratto potrebbe avere tutte le risposte, ma apprenderne i segreti cambierà tutto ciò che Kate pensa di sapere sull’amore, l’arte e la vita. Una singola immagine può raccontare più di una storia e, alla fine, una giovane artista scoprirà che ogni vera storia d’amore è un’opera d’arte unica.
Secondo la trama in teoria la protagonista della storia è Kate: californiana, laureanda in fotografia presso il prestigioso istituto d’arte Foothill, ha una relazione stabile ed è ossessionata dalle opere e dalla vita di Reed O’Connor – fulcro della sua tesi riguardo l’interpretazione della bellezza nel ventunesimo secolo – anche lui laureatosi presso lo stesso istituto qualche anno prima e artista ormai di fama mondiale.
Avevano questo modo di fare quando erano nella stessa stanza… Reed e io potevamo lavorare molto bene insieme a qualunque cosa, sia per una lezione sia per un progetto, ma se Sam era lì e soprattutto se anche lei stava lavorando, allora era come se la sua energia iniziasse a fluire, ma in un certo modo anche a concentrarsi. Era come se si alimentassero l’un l’altro, ma invece di prosciugarsi a vicenda, l’energia cresceva sempre di più fino a esplodere. Come un contatto di alta tensione. Chiunque si sia trovato intorno a loro direbbe la stessa cosa.
In pratica la nostra Kate si divide il palco da protagonista con Reed e Sam (storica compagna e musa dell’artista). La sensazione che ho avuto leggendo, però, è che in realtà la storia di Kate venga totalmente surclassata dalle figure di Reed e Sam. I capitoli che li riguardano infatti, realizzati prevalentemente con flashback ben identificati all’inizio dei suddetti capitoli, sono talmente vividi e intensi da far dimenticare completamente il percorso di Kate, che diventa funzionale nel narrare la storia dei due, più che essere lei il perno della storia. Non a caso, il titolo si riferisce proprio agli altri due personaggi della storia.
«Samantha Rhodes,» si fermò, come per pensare, «è l’amore della mia vita, la mia musa, la mia compagna. È necessaria per me. Anche se solo nei sogni. C’era qualcosa nel modo in cui mi faceva vedere il mondo circostante e, forse ancora più importante, nel modo in cui mi faceva vedere me stesso, che mi permetteva di focalizzare tutta l’energia che avevo sempre sentito ronzarmi nel cervello. Lei… faceva la differenza, per me. La differenza tra essere bravo ed essere grandioso,» disse, dando un’occhiata al suo studio. «Niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza il suo amore.»
L’altra perplessità riguarda proprio la costruzione del personaggio di Kate, che mi sembra più una giornalista investigativa che una studentessa d’arte. Il suo continuo e insistente interesse per la vita privata del grande Reed non mi è piaciuta affatto, e la scusa addotta per giustificare il suo comportamento non mi ha convinta del tutto.
«Quello è il tipo di amore che le persone cercano per tutta la vita. Il tipo di passione che proviamo a immortalare quando prendiamo la macchina fotografica, o un pennello, o un pezzo di argilla; si tratta proprio di catturare ciò che loro avevano. E che hanno perso! E… e io ho bisogno di sapere come lo hanno perso, Lydia.» Una lacrima le scivolò sul viso. «Ho bisogno di sapere perché,» ripeté, con tono quasi disperato.
Man mano che la storia prosegue, poi, sembra più voglia trasformarsi in cupido che completare la sua tesi.
A seguito di questo non risulta convincente la relazione che intraprende con Javi, perché la sua ossessione rende poco credibile il trasposto per lo scultore, che tra l’altro, pur essendo un grande amico di Reed non batte ciglio davanti alla “passione” della sua compagna per l’amico.
Nessun uomo l’aveva mai colpita quanto quel ragazzo, ormai aveva smesso di provare a negarlo. Era diventato la sua passione. Poteva non essere bello in maniera classica, ma qualcosa di quel rozzo scultore la attirava.
Quello che invece ho molto apprezzato è la visuale sull’anima e sullo sguardo degli artisti, l’evidenziazione del talento nel guardare oltre, nell’apprezzamento delle luci e delle ombre che solo un artista può avere, nella visuale del mondo propria degli artisti.
I capelli di Kate gli ricordavano una fiamma, non quella calda e affilata della saldatrice, ma quella più fresca e diffusa della torcia per la ricottura che usava per i metalli, con la quale riscaldava l’argento fino a renderlo rosso fuoco, per poi farlo raffreddare fino alla sua forma più morbida e malleabile.
In particolare, la tecnica di Reed nel fotografare solo certi dettagli nella realizzazione dei ritratti – e mai il volto per intero – mi ha colpita e affascinata, visto che generalmente quando si pensa a un ritratto si richiama subito un’immagine di un volto nella sua interezza.
L’altro pregio è che, mentre si legge, non si ha nessuna difficoltà a figurarsi in testa le opere d’arte menzionate che siano fotografie, tele, disegni a matita, ceramiche o dipinti. Tenete d’occhio “quella” fotografia, capirete a cosa mi riferisco durante la lettura, è una costante dall’inizio alla fine della narrazione ed è un elemento prezioso per molti aspetti.
Ho trovato fin troppo facile la svolta nella carriera della protagonista e la disponibilità immediata della comitiva degli ex compagni di studi di Reed nel parlare di lui che, per stessa ammissione di tutti, è sempre stato un tipo particolarmente riservato e schivo.
Ho adorato Javi, il gigante dal cuore tenero, potevo percepire quelle mani callose accarezzare la pelle di Kate fino ad incresparle la pelle.
Javi la ascoltava mentre lei spiegava che ambizioni aveva per il progetto, scoprendosi affascinato dalla particolare curva delle sue labbra e dal contrasto della loro tonalità rosa con la sua pelle pallida; aveva una spolverata di lentiggini sul naso e sulle guance, come se piccole scintille fossero state spruzzate sulla sua pelle, segnandola. “In quale altro posto hai le lentiggini, Katie?”
L’autrice è stata molto brava nel far percepire i sentimenti che legano i personaggi della storia, a sentire il loro tormento, la sofferenza, ma anche la passione, l’amicizia, la famiglia, la complicità e a rendere talmente tangibile il legame tra il genio e la musa che sembrava di poterlo toccare.
Il Pov è in terza persona, i trentaquattro capitoli vengono distribuiti in dodici parti, ciascuna con un proprio titolo. Ogni capitolo, poi, riporta il luogo e la data in cui si svolgono le scene e questo è un bene, perché fa sì che il lettore non si perda o si confonda tra presente e passato.
In sostanza, vi consiglio di leggere “Il genio e la musa”? Vi consiglio di dargli una possibilità, perché riconosco che sia una buona storia, che merita di essere letta e che potrebbe piacervi, nonostante non mi abbia coinvolta al punto da assegnare una valutazione alta.
…a volte le cose devono bruciare per migliorare. Nella vita, nell’arte. Cose bellissime possono venire fuori dalle ceneri. E a volte, un fuoco che sembra distruggere, in realtà rende le cose più forti. Tutto qui, credo.

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