Cari amici lettori, oggi vi parlo de "La collezionista di storie perdute", uscito il 27 settembre con Newton Compton Editori. Il libro è accattivante e aggancia il lettore fin dalle prime pagine e ci si affeziona ai personaggi con una rapidità disarmante!
Cerchiamo di seguire il filo del mistero che riguarda un importante libro di cui non sembra esistere più nessuna traccia, affezionandoci alle vicissitudini di Ava e Maggie, mamma e figlia, la prima abbandonata dal marito e la seconda caduta nel baratro della tossicodipendenza. Ma procediamo con ordine.
LA COLLEZIONISTA DI STORIE PERDUTE
ANN HOOD
Data pubblicazione: 27.09.2018 Editore: Newton Compton Editori Titolo Originale: The Book That Matters Most Serie: Standalone Finale: Autoconclusivo Genere: Narrativa contemporanea
Trama: Dopo venticinque anni, il matrimonio di Ava è naufragato e lei si ritrova improvvisamente sola, con i figli lontani, presi dalle loro vite. Per tenersi impegnata, entra a far parte di un bookclub, sperando che la passione per la lettura possa aiutarla a stringere nuove amicizie. Quell'anno, il gruppo di lettura chiede a ogni membro di presentare agli altri il libro che si è rivelato più importante nel corso di tutta la vita. Ava si mette alla ricerca di un libro a cui da bambina era molto affezionata, e di cui ricorda nitidamente alcuni passaggi. È stato il libro che l'ha aiutata a superare il trauma della morte della madre e della sorellina. Intanto Maggie, la figlia di Ava, è a Parigi, impegnata in una relazione che la consuma, con un uomo molto più grande di lei. Risalire al misterioso autore e ritrovare il libro sarà un'avventura che rivelerà segreti nascosti nel passato e aiuterà tanto Ava quanto Maggie a ripartire da un nuovo inizio.
Dopo venticinque anni di matrimonio e due figli adulti, Ava viene lasciata da suo marito Jim. Infatti, scoperto ad averla tradita, costui non si giustifica poiché si dice innamorato dell'altra donna, quindi lascia la famiglia per andarsene con l’amante. Per riprendere in mano la sua vita, Ava deve pur cominciare da qualche parte ed è così che chiede alla sua amica Cate di farla entrare nel gruppo di cui l'amica è amministratrice. Il tema dell'anno nel gruppo di lettura è "il libro più importante per ciascuno dei membri".
Tra classici vari della letteratura, spicca quello scelto da Ava; un libro di cui nessuno riesce a trovare una copia! Ma quel libro è stato il più importante della sua esistenza: leggerlo le ha salvato la vita quando, a undici anni, aveva da poco perso sia la sorellina Lily, che la mamma Charlotte. Le fu misteriosamente consegnato da una signora sconosciuta e, quando Ava comincia a cercare l'autrice del volume, le si spalancano le porte dei misteri e della verità su quello che è realmente accaduto a Lily e a Charlotte.
Le protagoniste del libro sono principalmente Ava e Maggie, madre e figlia. Ma la cosa bella di questo libro è che la scrittrice dà voce anche agli altri protagonisti attraverso capitoli a loro dedicati e scritti dal loro punto di vista; seppur sempre in terza persona, la narrazione riesce a portarci di volta in volta nella vita dei vari personaggi. Così, abbiamo la storia dal punto di vista sia di Ava che di Maggie, ma anche da quello della mamma suicida di Ava - Charlotte-, dal punto di vista del detective che ha indagato sul caso - Hank Bingham - e dalla zia di Ava, Beatrice.
I capitoli di Ava sono incentrati sul suo tentativo di riprendersi dopo che è stata lasciata dal marito; partecipiamo con lei agli incontri del club del libro a cui si iscrive e alle uscite con l'amica Cate. Va detto che Ava, soprattutto all'inizio del libro, non sembra proprio in grado di superare il trauma, reazione che, dopo venticinque anni di matrimonio, è alquanto comprensibile. Così, ci fa quasi tenerezza quando - qualsiasi cosa stia facendo - dopo pochi secondi la ritroviamo inesorabilmente a ripensare al suo ex. Anche a un anno di distanza.
Ava cercò di concentrarsi sulla descrizione che stava facendo l'amica sul contesto sociale inglese nell'Età della Reggenza, ma la mente continuava a vagare. Jim era tornato dal Perù.
Poi l'autrice ci porta nella vita di Maggie e... wow! Che cambio di scena!
Dalla cittadina di Providence dove Ava conduce una vita del tutto regolare se non quasi monotona, ci ritroviamo catapultati nell'esistenza di Maggie, una vita dissoluta, priva di regole e piena di droghe, uomini e amici tossicodipendenti. Maggie dovrebbe essere a Firenze a studiare l'arte del Rinascimento, invece - all'insaputa di tutti - ha lasciato gli studi per seguire a Parigi un ragazzo che quasi neanche le ha mai rivolto la parola. Una volta arrivata nella capitale francese, Maggie viene notata da un uomo che potrebbe essere suo padre; ne diventa l'amante e inizia a vivere segregata offrendo sesso e ricevendo in cambio dosi di droghe varie. Non sa mai che giorno sia, è il fantasma di se stessa, gira per le strade di Parigi senza sapere dove va, e il lettore capisce che è messa veramente male quando, avvicinandosi a una famiglia in un museo, il gruppetto si allontana velocemente da lei.
La madre squadrò Maggie e radunò la famiglia per allontanarsi da lei senza farsi notare
E ancor più quando, dopo essersi sentita chiamare camée dal suo amante, Maggie si informa sul significato della parola:
«Che cos'è "une camée"» le domandò Maggie. La donna la squadrò dall'alto in basso. - «Mademoiselle» rispose «avrei pensato che conoscesse questa parola. In inglese, significa tossica.»
Quello che accade a Maggie è molto triste, ma lei non riesce ad uscirne fuori, anzi, peggiora di giorno in giorno e il lettore è sempre più preoccupati per la fine che farà! Così, quando la scrittrice ci riporta alla vita di Ava con il club del libro, possiamo rilassarci un po' dalla tensione.
È così che scopriamo che il libro che Ava vuole proporre al gruppo di lettura non è rintracciabile da nessuna parte, e quando il detective Hank Bingham si fa vivo con lei dopo quarant'anni, cominciamo a percorrere il tempo a ritroso per scoprire cos'è accaduto alla sorellina di Ava, Lily, morta quarant'anni prima, e cos'è successo a sua madre Charlotte, che si è suicidata quasi subito dopo.
Il cambio di punti di vista operato dall'autrice è spettacolarmente semplice: non ci sentiamo mai spaesati, e bastano due righe quando si cambia narratore per penetrare nella vita del personaggio di turno.
Il mio capitolo preferito si trova verso la fine del libro ed è quello scritto dal punto di vista di Beatrice, la zia di Ava che viene in qualche modo considerata la responsabile della morte di Lily: era lei l'adulta presente quando il triste fatto si è consumato, e questo l'ha spinta ad abbandonare per sempre quei luoghi, diventando irreperibile per tutti.
QUALCHE NOTA SULL’EDIZIONE ITALIANA E LA TRADUZIONE
Purtroppo, l’edizione italiana del libro pecca in numerosi frangenti dal punto di vista stilistico: infatti, ci sono periodi alquanto confusi e stacchi narrativi non ben delineati.
Un esempio di periodo confuso ve lo propongo di seguito:
Quel dollaro della sabbia si era sgretolato quando l'aveva preso in mano quello stesso giorno, una volta tornati a casa, ricordò, come un presagio di quanto sarebbe accaduto appena pochi mesi dopo quando una notte, non riuscendo a prendere sonno, Ava si era ritrovata a gironzolare al piano di sotto e aveva trovato un messaggio che lampeggiava sul cellulare del marito: Mi manki, tesoro.
Che cosa abbiamo appena letto? Tocca rileggere, scomporre la lunghissima frase in parti più piccole, andare a cercare il soggetto, accordare i verbi, prima di poter proseguire nella lettura. A volte è così snervante che conviene proseguire la lettura, rinunciando a capire.
In generale ho trovato diversi periodi eccessivamente lunghi. Per dirvi, ho trovato una frase del libro lunga nove righe... Nove righe prima di vedere un segno ortografico! Se periodi così lunghi possono facilmente risultare confusi, tuttavia nel libro anche frasi più brevi possono mostrarsi non chiare. Esempio:
Lanciò uno sguardo ad Ava con noncuranza. "Luke lo adora" commentò, con tono spocchioso, pensò Ava.
Risulta evidente che la costruzione della frase è ingarbugliata. Sarebbe stata semplice e chiara con una leggera modifica: "Lanciò uno sguardo ad Ava con noncuranza. "Luke lo adora" commentò. Ava notò che aveva usato un tono spocchioso."
Altro esempio di periodo costruito male è il seguente:
Lunga frase, poi: "...aveva visto la sua fedele Prius blu mentre si recava in biblioteca, parcheggiata ad appena due isolati da casa".
Anche qui una semplicissima modifica avrebbe dato chiarezza e limpidezza alla frase, senza complicazioni: "... aveva visto la sua fedele Prius blu, parcheggiata ad appena due isolati da casa, mentre si recava in biblioteca".
Un altro aspetto che complica la piacevolezza della lettura è, come anticipavo, la mancanza di stacchi narrativi. Nell’editare il libro, gli stacchi di scena non sono stati segnalati con abbastanza spazio bianco. Di conseguenza, si passa da una scena all'altra senza dire nulla…
Per il momento, rimase sul divano rosa e lasciò che le parole di Julien le fluttuassero intorno, con quel mucchio di corde avvolte intorno alla pelle appiccicosa e un sole caldo e splendente che filtrava dalle finestre a tutta parete. Il posto in cui la stava portando era il Sud della Francia. Una piccola cittadina in una baia; una casa di pietra senza frigorifero, per cui tutto doveva essere mantenuto al fresco all'interno di un pozzo.
Come forse avrete intuito (in caso contrario vi capisco), quando arriviamo a "Il posto in cui la stava portando", stiamo parlando di una tutt'altra scena in chissà quale altro giorno rispetto alla parte che viene prima. Anche se nel testo si va a capo, non è sufficiente secondo me. Bisognerebbe proprio mettere almeno una o due interlinee... non so, non è il mio lavoro, ma di certo posso dire che andavano gestiti meglio gli stacchi di scena nell’atto di editare il libro.
Ho fatto alcuni esempi ma il libro è strutturato interamente così, con cambi di scena continui che non vengono spaziati.
Riguardo la traduzione, ho trovato molti errori, oltre che stilistici, anche di battitura, e perfino grammaticali (ad esempio: "Gavin scivolò vicino a lei, avvolgendogli le gambe intorno alla vita". Se lui avvolge le gambe intorno alla vita di lei, il verbo va concordato al femminile, quindi la frase diventa "…avvolgendole le gambe intorno alla vita").
Non riporto tutti gli errori per non tediarvi, ma una cosa che mi preme sottolineare e che mi ha sorpreso non poco è stata la scelta di non tradurre le frasi pronunciante in francese. Non so quanto possa essere azzeccata questa scelta visto che alcune frasi sono incomprensibili per chi non parla francese; io lo parlo fortunatamente, ma chi non ne sa nulla? Esempio: "C'est combien, l'admission?", che tradotto in italiano sta per "Quanto costa l'ingresso?", non è una traduzione per nulla scontata o intuitiva! Va bene il fascino delle lingue straniere, ma una persona dovrebbe interrompere ogni tot pagine la lettura per aprire Google Translate? Per correttezza bisognava riportarle si in francese, ma andavano poi tradotte in nota.
Quanto al titolo del libro, "La collezionista di storie perdute," a lettura ultimata risulta fuori tema. Storie perdute... Collezionista?
Il lettore non vede l'ombra di ciò se non nel fatto che una delle protagoniste parla di un libro introvabile! Secondo me sarebbe stato più adatto un titolo più simile all’originale.
Ci tengo a sottolineare che il libro è molto bello, escludendone i difetti, l'ho apprezzato davvero tanto, e probabilmente molti lettori sorvoleranno questi dettagli, ma come recensionista è mio dovere metterli in luce.
Per concludere, vorrei citare la frase più bella del libro, per me. La troviamo verso la fine, quando tutte le cose si sono sistemate e Ava spiega a Maggie che non deve essere arrabbiata con il padre perché se n'è andato. "Lui ti ha rovinato la vita!" dice Maggie. E Ava risponde:
La vita è nostra e siamo liberi di rovinarcela o meno da soli, credo. Nessun altro può farlo per noi.
Se avete deciso di leggerlo (nonostante le difficoltà riscontrate ve lo consiglio), beh... Buona lettura con Ava e Maggie!
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