DEEP. THE MARK (A. D'AMBROSIO)

il
20 gennaio 2021

Rieccomi! Siamo giunti al volume finale della trilogia che segna l’ingresso nel mondo dark della D’Ambrosio. Quali saranno i bilanci finali? Angel troverà finalmente la sua strada? I fratelli Deep continueranno a lottare per la loro ossessione?

DEEP. THE MARK
ALESSIA D'AMBROSIO
Data pubblicazione: 25.11.20 Editore: Self Publishing Serie: Serie Deep (#3) Finale: Conclusivo Genere: dark romance
Trama: "Io sono il suo jolly. Sono l’asso nella manica. Io sono la carta vincente che estrai quando la partita volge al termine e tutti la credono persa." Angel è stata rapita ancora una volta. Di fronte a lei torreggia una figura misteriosa che si mostra come un fantasma. E il dubbio è: affidarsi o dubitare?Michael è stato ferito ed è scomparso. Di lui è rimasta solo una pozza di sangue a terra. Gabriel brancola nel buio, disperato, alla ricerca di suo fratello e della donna che aveva promesso di amare e proteggere. Si nasconde, sfugge dai suoi amici e, intanto, tenendo in ostaggio Andrew, perlustra la città palmo a palmo.Ma le ombre non si sono ancora dissolte, tutto è ancora in discussione e, di nuovo, niente è come sembra. Villa Deep è un ricordo lontano. Questa è una nuova dimensione, una in cui tutte le carte sul tavolo sono state ribaltate.Questo è il capitolo finale di Deep.
Iniziamo dalle cose “semplici”: 39 capitoli, 213 pagine nette di storia, pagine che scorrono veloci stavolta, dove di scontato non c’è assolutamente nulla, tantomeno il finale.
Sono felice di dirvi sin da subito che in questo volume ho ritrovato la stessa magia provata durante la lettura del primo.
Quello che devo anche dire però è che il merito non è dei personaggi conosciuti fino ad ora, ma del nuovo protagonista che fa da spalla ad Angel, colui che da carnefice si trasforma in salvatore.
Si chiama Konstantin e rappresenta la boccata d’ossigeno che è mancata nel secondo volume.
Non parlo solo dell’ossigeno che insufflerà in Angel, che finalmente ha la possibilità di conoscere le proprie preferenze anche per le cose più banali (cosa mangiare e quanto, come vestire, assaporare l’indipendenza), ma anche e soprattutto della ventata di aria fresca che simboleggia per la storia.
Konstantin è la rappresentazione della speranza, quella che avevo completamente perso fino a questo punto, quella oscurata da un male continuo e costante dal quale sembra non esserci scampo, per nessuno.
Per definizione un testo “dark” contiene brutture, situazioni scorrette, azioni abominevoli e contrarie alla morale… su questo non ci piove, come non ci piove che la D’Ambrosio si sia dimostrata valida e attenta nel rispettare i dogmi di questo genere, ma a me personalmente a un certo punto è mancata la componente “romance” ossia il buono anche nel nero più nero, non so se mi spiego.
In ogni romanzo dark, seppure le dinamiche siano oscure e spesso illegali, la bravura degli autori sta nello scatenare nella mente del lettore quasi una sorta di giustificazione a quei mondi. Quante volte leggendo un romanzo che parla di violenza poi vi siete trovate a chiedervi dove fosse il giusto? Stesso nel primo volume di questa serie, la violenza, la crudeltà, la durezza delle azioni dei protagonisti sembravano essere “giustificabili” visto il loro passato e il modo in cui sono cresciuti. Nel secondo libro l’autrice ci è andata giù davvero pesante – non escludo che sia stato fatto volutamente – fino a toglierci ogni spiraglio d’aria, per poi ridarcela con Konstantine.
Un personaggio costruito perfettamente, l’unico che nonostante abbia vissuto esperienza traumatiche sia riuscito comunque a conservare uno stralcio di umanità. Con questo non intendo dire che sia il principe azzurro senza macchia e senza peccato, ma non è giunto ad essere l’estremizzazione del male.
Quando vieni al mondo, hai il cinquanta per cento di possibilità che la tua sia una vita di merda. […] Nel momento in cui sono nato è stato decretato che avrei vissuto all’inferno.

Un plauso va inoltre fatto alla costruzione di Michael. I lettori più attenti avranno percepito sicuramente il pericolo che si nascondeva nel rancore accumulato negli anni. L’escalation di violenza che riversa sulla sua schiava fa accapponare la pelle, ma la D’Ambrosio è stata brava a mischiare le carte fino all’ultimo, lasciandoci nel dubbio fino a quando non è arrivata la resa dei conti.
Sono molte le cose che mi hanno colpita di questo libro. Quella che più mi è rimasta impressa è stata la metamorfosi di Andrew che ritrova quel bambino che è stato (raccontatoci nel secondo volume) solo quando è stato completamente spogliato di tutte le sovrastrutture di cui la vita lo aveva ricoperto e il cui scalpello è stato proprio Gabriel (nel pieno del suo stile).
Ho messo più volte in discussione l’amore di Gabriel e Angel, nonostante loro non lo abbiano mai fatto.
«Ti trovo, piccola principessa. O ti trovo o mi ammazzo.»
«C’è solo un piccolo ostacolo: anche spegnendo la mente, nessuno mai potrà far cessare il battito di un cuore che ama. E il mio continua a scoppiare per lui, nonostante tutto.»

A mente fredda posso asserire che la confusione del secondo volume rispecchia in toto quella di Angel, passata di mano in mano (gli Anderson, Clarence, i fratelli Deep…) e che ogni volta non ha potuto far altro se non modellarsi a ciò che le era necessario per avere salva la pelle. Non ha mai avuto modo di capire chi fosse né cosa volesse… fino a Konstantin.
Per la prima volta nella mia vita apro gli occhi e lo vedo: il mondo. I colori, la vita, la gente. La normalità. Respiro la libertà ed è bella. Mi affascina e mi conquista.

Ho apprezzato moltissimo che l’autrice non abbia lasciato nessuno indietro e se siete arrivate fin qui, sapete che i personaggi a cui badare erano davvero moltissimi.
Così come non ha mai abbandonato, una costanza in questa trilogia, i flashback e, personalmente, quelli presenti in questo volume sono stati in assoluti quelli che mi hanno toccata di più, che mi hanno fatto capire l’intensità dei legami nati tra le pareti del Rosewood. Mi è sembrato di vedere quei bambini e quelle immagini si sono poi sovrapposte a quelle dei libri precedenti, dandomi una visione d’insieme che merita tutto il mio rispetto.
Per correttezza però devo fare un appunto, proprio riguardo a quei ricordi: avrei preferito che si indicasse un’età diversa a monte dei ricordi, o che altrimenti si adeguasse il linguaggio a quello che davvero avrebbe potuto usare un bambino di 4-5 anni. Sicuramente chi vive certe situazioni cresce più in fretta, ma è altrettanto vero che il modo di esprimersi di un bambino non è congruente con quello usato.
È forse un’inezia, per carità, ma ritengo sia un’imprecisione stilistica che poteva essere evitata. Proprio perché l’autrice è così maniacale e attenta, probabilmente questa “macchia” mi è saltata agli occhi. Doveroso dirvi che non inficia affatto i contenuti o la comprensione durante la lettura.
La mia non è mai stata una vita semplice. Ho inseguito la libertà e l’ho conquistata, mi sono trincerata dietro la sottomissione e poi dietro la normalità per non soffrire.

Neanche l’autrice per il suo esordio dark ha preso una via facile, ma sicuramente è riuscita a spuntarla alla grande. La trilogia nel complesso mi è piaciuta, se vi piace il genere sono sicura l’apprezzerete.

[Copia ARC digitale ricevuta dall'autrice]
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