IL MORSO DELLA VIPERA (A. BASSO)

il
24 luglio 2020
Buongiorno amici lettori, ho scoperto solo recentemente, ahimè, l’esistenza di Alice Basso, autrice italiana molto talentuosa che ha saputo stupirmi come nessun’altra ultimamente.
Sia chiaro, apprezzo moltissime autrici italiane, ma poche mi creano dipendenza come, appunto, la Basso.

IL MORSO DELLA VIPERA
ALICE BASSO
Data pubblicazione: 02.07.2020 Editore: Garzanti Genere: narrativa italiana
Trama: Il suono metallico dei tasti risuona nella stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita batte a macchina le storie della popolare rivista Saturnalia : racconti gialli americani, in cui detective dai lunghi cappotti, tra una sparatoria e l'altra, hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler, tradotte dall'affascinante scrittore Sebastiano Satta Ascona, le stanno facendo scoprire il potere delle parole. Anita ha sempre diffidato dei giornali e anche dei libri, che da anni ormai non fanno che compiacere il regime. Ma queste sono storie nuove, diverse, piene di verità. Se Anita si trova ora a fare la dattilografa la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che però così male non sono, anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa. Forse per questo, quando un'anziana donna viene arrestata perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l'unica a crederle. Ma come rendere giustizia a qualcuno in tempi in cui di giusto non c'è niente? Quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l'intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scoprire quanto la letteratura possa fare per renderci liberi. Dopo aver creato Vani Sarca, l'autrice torna con una nuova protagonista: combattiva, tenace, acuta, sognatrice. Sullo sfondo di una Torino in cui si sentono i primi afflati del fascismo, una storia in cui i gialli non sono solo libri ma maestri di vita.
Ho letto tutta la saga che vede protagonista la ghostwriter, Vani Sarca, che consiglio vivamente di leggere ed ora ho iniziato un’altra serie che vede come protagonista Anita Bo, torinese, dattilografa del 1935.
Siamo nel pieno del regime fascista, Anita è la giovane figlia di un tabaccaio, ha studiato nelle scuole professionali ed è promessa sposa di Corrado, il promettente erede di un fiorente negozio di alimentari. Ha una madre dispotica, un padre che appoggia il fascio, ma solo quando gli fa comodo, un fidanzato che l’attende all’altare, un ‘amica Clara, bruttina che, cosa deplorevole al tempo, deve lavorare per mantenersi. Anita e Clara hanno mantenuto ottimi rapporti con Candida, la loro ex professoressa, una donna che ha precorso i tempi decidendo di lavorare e rinunciando ad una famiglia. È una figura ambigua, figlia di un industriale, non le è mai stato permesso insegnare in un liceo, in quanto donna.
Anita decide di voler lavorare, almeno per un breve periodo, al tempo, purtroppo, una donna sposata non lo poteva fare e in una Torino fascista trova lavoro come dattilografa ed è lì che conosce Sebastiano, il suo datore di lavoro, il traduttore di romanzi americani pieni di cattivi e di sparatorie.
È che ho visto come mi guardava quell’arpia con la bocca a chiusino e di colpo lo scopo della mia vita è diventato soffiarle il posto. A ogni, ogni costo.
È uno spaccato della vita degli anni Trenta, Anita è una signorina a modo, tutti inneggiano al fascio ma ognuno, nel segreto della propria casa, ha dubbi e perplessità. La penna dell’autrice è sarcastica e pungente, la ragazza scoprirà il suo talento innato per risolvere gialli, una sorta di Perry Mason in gonnella.
Quelli di Anita somigliano più che altro agli scarabocchi che fai quando sei al telefono, sebbene nel 1935 le telefonate durino poco e i telefoni siano imbullonati al muro, non collocati su comodi tavolini accanto ad un divano.
In concomitanza con l’inizio dell’impiego, la relazione con il fidanzato comincerà ad andarle un po’ stretta e l’amica di sempre non sarà più una grande confidente. Inoltre la sua ex professoressa la inizierà alla lettura di libri messi all’indice dal regime, mentre Sebastiano (il suo capo), si rivelerà diverso. Alt! Non svelerò le modalità di “diverso” per non fare spoiler, ma credo che la ragazza, ingenua e all’oscuro di molti misteri della vita, si troverà a cambiare idea su molte sue certezze. Ve lo dico, è un romanzo semplicemente meraviglioso, inserito in un contesto storico non facile. L’autrice ha saputo delineare una protagonista femminile che si rivelerà una donna coraggiosa, forte e dotata di un acume di cui lei stessa inizialmente ignora l’esistenza.
Dopodiché Anita sbatte contro la spalla di Sebastiano. Il quale, infatti, mentre lei gli corricchiava a fianco cercando di stargli al passo, si è bloccato in mezzo al marciapiede.
Sebastiano è una figura ambigua, fidanzato con la figlia di un capo fascista, ha idee piuttosto chiare, che esita però a condividere con Anita, che è, almeno all’inizio, una semplice dattilografa. Insomma, tanta carne al fuoco per il primo volume.
Che dire una serie che si preannuncia carica di pathos e colpi di scena e sicuramente ci riserverà non poche sorprese.
Non se ne accorge, ma ha un tono leggermente allarmato, come se l’avessero sorpresa a pensare a qualcosa di proibito e per qualche strana forma di fumettite acuta potessero leggerle il suddetto pensiero stampigliato a mezz’aria sopra la testa.
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