STUPEFACENTE BANALITÀ (P. DUCHAMP)

il
20 settembre 2019

Buongiorno Lettrici,
dopo aver amato Frittelle al miele e altre dolcezze, torno a parlarvi del nuovo romanzo di Pitti Duchamp, edito da Dri Editore.
Seguitemi dopo la trama per saperne di più!

STUPEFACENTE BANALITÀ
PITTI DUCHAMP
Data pubblicazione: 22.08.2019 Editore: Dri Editore Serie: Standalone Finale: Autoconclusivo Genere: contemporary romance
Trama: Lui è il manager di punta di un’azienda produttrice di macchinari agricoli, malato di lavoro. Lei una ex modella con figlio problematico a carico, che tenta di riciclarsi nel mondo dell’agricoltura senza la minima preparazione. Lui fa della calma e del sangue freddo le sue migliori virtù, lei dell’ansia il suo peggior difetto. Tra ricordi dolorosi che affiorano inesorabili dal passato, crisi post adolescenziali di un figlio cresciuto senza padre e problemi economici di ogni sorta, una storia solo apparentemente banale si fa strada tra le piante di ulivo della nostra splendida toscana, diventando piano piano … stupefacente!
Niente regency questa volta, anche se leggendo ho comunque trovato nella scrittura dell’autrice una nota antica, una piacevole dialettica che assomigliava sempre più a una poesia.
L’autrice per il suo nuovo romanzo ha scelto due protagonisti decisamente particolari ma allo stesso tempo stupefacenti nella loro banalità.
In un mondo in cui sempre più spesso si sente dare del “tu” anche ai sassi, troviamo l’elegante educazione di Raimondo che probabilmente è uno degli ultimi gentleman rimasti sulla faccia della terra.
Ma badate bene, anche lui ha i suoi difetti. Tanto per cominciare è ossessionato dal suo lavoro, ha abbandonato la casa d’infanzia e suo padre, perché convinto di non essere fatto per la vita di campagna e non vuole avere nessuna relazione stabile.
Raimondo è schietto, a volte fin troppo, ma non ha peli sulla lingua e dice sempre ciò che pensa. Nonostante questo, una parte della sua vita vive nella menzogna e nella ricerca di accontentare il prossimo, a volte a discapito del suo vero essere.
Non avrebbe mai pensato di poter anche solo vagamente piacere a una così. Lei era troppo: raffinata, educata, signorile, bella. Era assolutamente in grado di spezzare in due ogni sua volontà di non invischiarsi in storie sentimentali con chicchessia. E questo suo essere del tutto incapace di risolvere i suoi casini gli faceva provare uno sterminato e insopprimibile senso di protezione.
Artemisia invece, è una ragazza madre di quasi quarant’anni, un figlio diciottenne avvezzo alle risse e allo spaccio, un lavoro precario da modella e un’azienda ereditata dal padre di cui non sa nulla.
Lui vende ciò che lei dovrebbe comprare, lei odia i venditori come lui: sarà amore!
Ma la priorità di Artemisia ora non è certo il lavoro, ma lo scapestrato figlio che ha bisogno di una raddrizzata.
Raimondo si rivede in questo giovane ragazzo bonaccione e un po’ fesso e decide di offrirgli una possibilità.
Artemisia è una mamma chioccia davvero, davvero (troppo!) apprensiva, convinta che l’intelligenza del figlio sia ben sopra alla media e che il lavoro da bracciante che vuole offrirgli Raimondo non sia abbastanza, anzi decisamente poco per le sue capacità.
Quello che Artemisia non comprende, da madre, è che suo figlio è ormai un uomo che ha bisogno di capire le proprie potenzialità, da solo. L’intelligenza c’è, è vero, lui deve solo capire come sfruttarla al meglio.
Artemisia all’inizio è sì colpita da Raimondo non per la sua bellezza, ma per i suoi modi, per il suo essere, per le sue maniere quasi banali ma decisamente stupefacenti.
Raimondo le spostò la sedia per farla accomodare, lo fece con naturalezza, senza nessuna affettazione. Non era un gesto che faceva di proposito, ma una cosa che gli veniva naturale, era evidente perché anche per lei fu automatico accettare la sedia e aspettare che lui gliela sistemasse. Una cosa normale, insomma, che trovò ancora stupefacente.
Dal canto suo invece, Raimondo nota subito la bellezza della donna, nascosta sotto abiti informi indossati appositamente per celare il suo essere femminile.
Il dramma ovviamente è dietro l’angolo in questa semplice ma profonda storia d’amore, il passato busserà alla porta di entrambi e poi anche il futuro.
Ma le loro vite sono davvero destinate a entrare in collisione?
Ci saranno cose non dette, cose nascoste, rivelazioni, gelosie, tanta passione, tanto amore, tanta tenerezza e una banalità stupefacente.
Il tema importante trattato in questo romanzo è il rapporto tra genitori (ieri e oggi) e figli e dà da pensare; fa pensare al tempo che scorre, all’aver fatto abbastanza, a quella parola di troppo o non detta che ci lascia l’amaro in bocca.
Nota d’onore al paesaggio e ai luoghi meravigliosi citati nel romanzo, luoghi da sogno.
L’autrice ci fornisce con quel suo leggiadro modo di scrivere, la versione di entrambi i protagonisti in terza persona, facendoci entrare ancora più in contatto con tutte quelle emozioni che fanno da padrone all’intera storia.
Non nego che mi sarebbe piaciuto che la storia fosse più approfondita, più estesa. Ma allo stesso tempo credo che il bello di questo romanzo stia anche in questo ritmo a tratti veloce ma non troppo, a tratti lento e avvolgente.
Insomma, pur non sembrando il solito romanzo, io lo consiglio vivamente. Non mancano momenti di ilarità ma soprattutto sprizza tenerezza da ogni parola.
Buona lettura!
 [Copia ARC digitale ricevuta dall'editore]
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