CUCITO ADDOSSO (R. QUASI)

il
17 luglio 2019
Cari lettori, lasciatemi scrivere fiumi di parole. E provate, se vi va, ad arginarli. Ma ve lo dico già da subito: non ci riuscirete. Perché quando si parla di Rebecca Quasi non riesco proprio a trattenermi. E prima di esondare e invadere i vostri schermi, vorrei porvi (e pormi) una domanda: questa scrittrice riuscirà mai a smettere di sorprendermi e di farmi cambiare idea su quelli che credevo essere dei punti fermi della mia vita?
Assolutamente no. E di questo riuscirò a convincere anche voi.
Seguitemi nella recensione di “Cucito addosso” – il romanzo “rispolverato” dalla More Stories – e mi darete ragione.

CUCITO ADDOSSO
REBECCA QUASI
Data pubblicazione: 01.07.2019 Editore: Morestories Editore Serie: Standalone Finale: Autoconclusivo Genere: contemporary romance
Trama: Il giudice Arrigo Accorsi è un uomo tutto d'un pezzo. Svolge il suo lavoro diligentemente e si tiene lontano dalle donne.
Del resto, a cosa serve la compagnia del gentil sesso quando può passare le serate con Sally, il suo adorato cane?
Quando sua nipote gli prende un appuntamento dalla nota sarta Delia Toschi, però, tutte le sue certezze saltano.
Arrigo e Delia si rincorreranno dal primo momento, in una schermaglia amorosa che non risparmierà colpi e che insegnerà a entrambi il valore profondo della passione e dell'affetto.
Si dice che non sia semplice andare d’accordo con i sentimenti quando l’amore non è giovane. I tempi sono cambiati davvero, non è solo una constatazione di circostanza. Pensate a un cinquantenne e alla fatica che dovrebbe fare, ad esempio, se dovesse usare le storie di Instagram per far capire a una persona quanto tiene a lei. È la stessa che proverebbe chi – nato dopo il 1985 – si sforzasse di creare una compilation su cassetta per inviare lo stesso messaggio. Ma il giudice Arrigo Accorsi è un uomo che rifiuta non solo gli schemi di oggi, ma anche quelli di ieri. Lui si è tagliato fuori dal giro dei sentimenti. Le donne non le comprende e non gli piacciono. E se è per questo neanche gli uomini. Più che asessuato, lo definireste asociale. Salvo poi cambiare idea quando, nella sua agenda, si inserisce di prepotenza un appuntamento dalla sarta Delia.
Data la mia età mi sentivo abbastanza sicuro, anzi al sicuro. Se in cinquant’anni non ti è mai venuto in mente di passare più di mezz’ora a parlare con una tizia, ti senti autorizzato a pensare che la cosa non ti interessi in generale, giusto? E invece ero solo molto molto difficile. Parlerei con Delia tutto il giorno. O anche no. Starei anche in silenzio con lei tutto il giorno.
Delia impiega un po’ di tempo a inquadrare il giudice. Gli prende le misure, in tutti i sensi, e non si lascia stupire dal suo corteggiamento quantomeno originale. Anzi, è proprio il suo modo di fare a conquistarla. Non è d’altri tempi, è proprio di un’altra dimensione. Quella abitata dagli uomini che non si lasciano intrappolare dalle convenzioni e che, se decidono di farlo, vivono l’amore con una sincerità e una determinazione che disorientano. Ma Delia, abile nell’arte dell’imbastire, sa prendere tempo e si convince che valga la pena credergli.
Come si fa quando pensieri, desideri, certezze, dovere e prudenza vanno in collisione? Bisticciano, si spintonano, fanno a chi grida più forte e tu stai lì in mezzo e non sai a chi dare ascolto.
Si avvicinano quasi per caso, quasi per gioco, ma poi non riescono più a stare distanti l’uno dall’altra. E questa dipendenza diventa un bel problema quando la sorte decide di complicare le cose. L’amore vero, però, non ha una scadenza: arriva quando vuole e il suo è un viaggio che non prevede il ritorno. Rimane nei cuori di chi sa accoglierlo, diventa la frase giusta da pronunciare in ogni circostanza, l’abito perfetto da sfoggiare in qualunque occasione.
E poi finiva per caso a farsi un vestito su misura e la sarta gli si conficcava addosso come uno spillo. Ed era bello avere quello spillo addosso, perché pungolava un sacco di aree atrofizzate, fisiche e metafisiche.
La bellezza di questa storia sta nella spontaneità dei sentimenti che racconta. Arrigo e Delia sono due persone comuni, di come ne potreste trovare a centinaia al supermercato o al ristorante che siete soliti frequentare. Non vi accorgereste del loro amore. Perché, oltre a essere a tratti “clandestino”, è una questione che riguarda solo loro due. Non hanno la necessità di sbandierarlo, ma hanno l’assoluto bisogno di viverlo. Che sia in un parco affollato di gente o nei pochi metri quadri di una sartoria, tra fili che si intrecciano – e che mai e poi mai qualcuno riuscirebbe a sciogliere - e aghi che pungono nel vivo.
“Perché ti comporti così?” le domandò esasperato.
“Così come?”
“Ti muovi come se fossi sempre stata qui, come se abitassi qui, prendi le mie cose, ti muovi in questa stanza come se fosse la tua… Mi farà sentire di più la tua mancanza” si lamentò.
“Mi spiace.”
“Vorrei tenerti qui.”
E di chi, se non di Rebecca Quasi, è il merito della straordinarietà di questo romanzo? Questa stessa storia, se scritta da una penna differente, sarebbe sembrata banale o, al contrario, troppo artificiosa. L’autrice in questione, invece, è speciale. Nel senso che ha quelle caratteristiche che le consentono di appartenere a una specie rara, quella delle scrittrici formidabili. Complimenti. Davvero.
 [Copia ARC digitale ricevuta dall'editore]
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