LA RAGAZZA CHE AMAVA AUDREY HEPBURN (R.SERLE)

il
18 marzo 2019
Cari lettori, è difficile parlare col groppo in gola. E con gli occhi umidi è quasi impossibile scrivere al pc, soprattutto se portate gli occhiali; le lacrime appannano le lenti e vi lasciano in balia dei vostri scarsi decimi. Così mi ha ridotta il nuovo romanzo di Rebecca Serle, “La ragazza che amava Audrey Hepburn”. Quindi con le guance bagnate e praticamente senza voce, l'unica cosa che mi resta da fare è ripetere a mente le cinque parole che meglio descrivono questo momento. Senza pensarci troppo: tristezza, amarezza, casa, vuoto, ricerca.

LA RAGAZZA CHE AMAVA AUDREY HEPBURN
REBECCA SERLE
Data pubblicazione: 29/01/2019 Editore: DeA Planeta Libri Titolo Originale: The Dinner List Serie: standalone Finale: Autoconclusivo Genere: narrativa contemporanea
Trama: Sabrina non ha ancora vent'anni quando, per gioco, si ritrova a stilare la lista dei cinque invitati alla sua cena ideale: il fidanzato, la sua migliore amica, un carismatico professore, l'estraneo che non riesce a chiamare papà e... Audrey Hepburn. La sua attrice preferita; l'icona a cui deve il nome e alla cui grazia e talento si ispira. Le stesse cinque persone che, dieci anni dopo, a sorpresa si presentano alla festa per i suoi trent'anni. Mentre gli antipasti vengono serviti, il vino versato e la conversazione attorno al tavolo prende quota, a poco a poco diventa chiaro che c'è una ragione precisa se ognuno di loro si trova lì. Una ragione terribilmente reale che Sabrina non sa accettare. Solo riavvolgendo il filo dei ricordi e di una grande storia d'amore rimasta senza finale, potrà trovare il senso di quello che è stato e da comparsa diventare finalmente protagonista della sua vita. "La ragazza che amava Audrey Hepburn" è un romanzo sull'amore, la perdita e tutto quel che c'è nel mezzo. Un inno alle storie a più voci che ci portiamo dentro e a quelle, bellissime, che restano ancora da scrivere.
Tristezza. La vedrete fare capolino da dietro il segnalibro subito dopo aver letto la prima pagina del romanzo, perché impiegherete poco tempo a capire che qualcosa non va. Che una ragazza generalmente festeggia i suoi trent'anni circondata da un'orda di amici e non da sole cinque persone che non sembrano avere nulla in comune; soprattutto se una di queste è l'attrice Audrey Hepburn, scomparsa ormai ventisei anni fa, e proprio in quel momento inizierete a comprendere lo stato d'animo di Sabrina, la protagonista. Lei che tutto è, tranne che felice come dovrebbe essere una festeggiata. Seduti intorno al tavolo ci sono anche suo padre Robert, un suo vecchio professore universitario, la migliore amica Jessica e poi lui, l’ex fidanzato Tobias.
Sapevo che la tristezza sarebbe stata troppo grande, troppo ampia: non volevo sentirla. La rabbia era più circoscritta. Avrei voluto bruciare, scomparire.
Amarezza. Scorrendo tra le righe del romanzo riuscirete poi a farvi un'idea dell'unico legame esistente tra i conviviali: l'assenza. Ogni portata della cena, dall'antipasto al dolce, assumerà quindi un retrogusto amaro. Dal compleanno di Sabrina verrete poi catapultati nel suo passato, o meglio, nel passato che ha condiviso con il suo amore, Tobias. Un capitolo vi parlerà del presente grigio e desolato, quello successivo del passato colorato e ricco. E sarà così fino alla fine del romanzo: alternando passato e presente vivrete i momenti più intimi di una coppia composta da anime gemelle. Quelle che si incontrano per caso e che poi il destino fa unire.
Jessica ha questa teoria, per cui le persone di una coppia possono essere fiori o giardinieri. Due fiori non dovrebbero stare insieme: hanno bisogno di qualcuno che li sostenga, che li aiuti a crescere.
Casa. Sabrina ha un solo posto sicuro: lo spazio che divide le braccia di Tobias. Lì si rifugia e lì non ha bisogno di nient'altro. E per Tobias è lo stesso. Insieme sono tutto ciò di cui necessitano, uniti riescono a chiamare casa anche un appartamento vecchio e malridotto, perché la casa sono loro. La loro intimità è nei piccoli gesti che tengono le loro mani intrecciate nel bene e nel male. E non permettono a nessuno di intromettersi nella loro casa. Ecco perché le massime di Audrey, i ricordi di Robert e del professore e le critiche di Jessica sembrano solo distogliere l'attenzione di Sabrina dall'unica voce che vorrebbe ascoltare: quella del suo Tobias.
Prima la gentilezza, poi l'onestà. Ci viene insegnato che l'onestà è la qualità più importante. Che dobbiamo dire la verità, non mentire, eccetera. Ma in molti casi, essere onesti non equivale a essere gentili. A volte la cosa più gentile da fare è tenere per sé ciò che si ha da dire.
Vuoto. Ma loro quattro e le loro chiacchiere sono lì per uno scopo: aiutare Sabrina a orientarsi nel vuoto. A uscire fuori dalla sua casa e a non avere paura di perdersi, perché solo chi si perde può ritrovarsi. E Sabrina deve farlo. Da sola.
Era spaventoso ed eccitante allo stesso tempo, perché ogni volta che toglievo un pezzo e la torre rimaneva in piedi mi sembrava di aver vinto. Ma avevo dimenticato che, a un certo momento del gioco, la torre cade sempre.
Ricerca. Quella di Sabrina ha inizio dal tentativo di dare un senso alla sua solitudine. E gli invitati le regaleranno la torcia utile a fare luce dentro di sé. Solo dopo aver affrontato il buio Sabrina potrà formulare la domanda più importante, quella indirizzata a Tobias. E riuscire a sopravvivere alla risposta sarà la sua condanna.
Cinque parole e niente più. Ne spenderei altre per descrivere lo stile della Serle, ma vi basti sapere che dal punto di vista formale questo romanzo non ha difetti. Per quanto riguarda i contenuti, invece, ve ne segnalo solamente uno: un'autenticità che spaventa.

 [Copia arc digitale ricevuta dall'editore]
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