PERCHè PROPRIO A ME (S. BRIGHT)

il
8 agosto 2018
Cari lettori, oggi inizio a parlarvi dei libri di Stella Bright, autrice dall’animo scozzese che è riuscita a tramutare in realtà il suo sogno di sempre: scrivere. Ho avuto modo di leggere tre dei suoi lavori. Nei primi due romanzi si percepisce quanta passione nutra per il rugby, tanto da farne il cardine delle sue storie. Nel terzo l’amore per la Scozia la farà da padrone. Ma inizio questo trittico di recensioni che vi terrà compagnia per qualche giorno con “Perché proprio a me”, il primo romanzo della serie Cardiffs Rugby, pubblicato da Triskell Edizioni nel 2014.

PERCHè PROPRIO A ME?
STELLA BRIGHT
Data pubblicazione: 23.03.2014 Editore: Triskell Edizioni Serie: serie Cardiffs Rugby(#1) Finale: Autoconclusivo Genere: Sport romance
Trama: Glenna, componente dello staff tecnico della squadra di rugby dei Cardiffs, è un vero peperino, un maschiaccio. E una rossa da urlo. La sua vita viene letteralmente messa sottosopra dall’arrivo di un nuovo elemento dalla Repubblica Sudafricana: Johann Christiaan Van der Vaals. Perché le è toccata una simile punizione divina? Da parte sua sarà guerra su tutti i fronti, sia con le parole che con i fatti. Una guerra a colpi di insulti e sì, anche di schiaffi, perché Glenna è una tremenda ragazza irlandese, testarda e bellicosa e molto, molto prevenuta verso il nuovo acquisto della squadra.Peccato che non abbia fatto i conti con i sentimenti, la passione e l’amore. E peccato che non abbia neppure tenuto conto del ruvido fascino di Johann e dei suoi stupendi occhi da leone. Ma soprattutto non ha riflettuto sul fatto che di solito nell’acqua che non si vuol bere alla fine si finisce con l’annegarvi.
Protagonisti della storia sono Glenna e Johann Christiaan Gowan Van Der Vaals, che durante la recensione chiameremo semplicemente John, così come fa Glenna. Glenna è cresciuta a pane e rugby sin da bambina grazie agli uomini della sua famiglia che lo praticano da generazioni ed ha sempre desiderato far parte di quel mondo anche lei, così, quando lo zio paterno le permette di lavorare come membro dello staff amministrativo della squadra dei Cardiffs, lascia l’amata Irlanda per recarsi in Inghilterra e realizzare il suo sogno.
Quel mondo così maschio l’affascinava, era parte del suo DNA e da sempre aveva desiderato farne parte con un ruolo tutto suo perché quella, ne era certa, era la sua strada.
John è sudafricano, sarà il nuovo pilastro della squadra, ma proprio la sua provenienza farà sì che Glenna lo odi ancor prima di conoscerlo. Lui è quel che si definisce un afrikaner, un sudafricano bianco. Glenna prova un odio profondo per quei giocatori dell’emisfero australe, non per il colore della pelle (considerando anche che John è bianco), ma, perché secondo la protagonista.
Erano indisciplinati, fallosi, pestavano come dei ferrai, placcavano in un nodo tremendo rendendo quello sport già fisico di una fisicità spaventosa.
Il loro continuo punzecchiarsi non sfugge agli altri ragazzi della squadra, che capiscono subito cosa si nasconda dietro tutta quell’ ostilità e ce la mettono tutta affinché i due possano far luce sui sentimenti che realmente provano.
Dovevano solo forzare un po’ gli eventi, poi si sarebbero goduti i fuochi d’artificio di Glenna e il rombo di tuono che covava nelle profondità del solido petto di John.
Durante una festa Glenna si accorge di quanto i suoi pregiudizi non corrispondano a verità e John si rivela un uomo sensibile, che ama la natura e la sua terra. Ho apprezzato molto il personaggio di John, è maturo e determinato, non si lascia andare a comportamenti errati nonostante l’ostilità di lei, resta sempre educato anche quando la rossa tira la corda ai massimi livelli sopportabili.
Glenna è un peperino, sempre a proprio agio con i ragazzi della squadra, ma è un personaggio difficile da amare fino a quando non mette da parte i suoi pregiudizi.
Con quello schiaffo lo puniva perché era entrato nella sua vita, lo puniva perché esisteva, lo puniva perché era in eterna lotta con se stessa.
La storia è buona, mi è piaciuto lo spirito di squadra che l’autrice riesce a far trapelare dalle pagine e non manca la nota ironica che spesso riesce a strappare un sorriso nel corso della lettura, però il linguaggio utilizzato non mi ha entusiasmato, molte volte mi è parso troppo semplicistico.
In quel momento decise che, al rientro in Galles, si sarebbe messo con lei 
Credo sarebbe stato necessario approfondire maggiormente il personaggio di Glenna, farne capire meglio la psicologia, il perché del suo astio così radicato: la semplice appartenenza ad una categoria di giocatori non giustifica l’odio che la protagonista dice di provare; si rischia di essere male interpretate e di scivolare facilmente nel tema razzismo. A questo proposito, ringrazio l’autrice non solo per avermi offerto i suoi romanzi da leggere, ma soprattutto per essersi curata di fornirmi alcune delucidazioni su certi comportamenti della protagonista, altrimenti fraintendibili e tali delucidazioni, sarebbe stato opportuno inserirle direttamente nel testo così da rendere più chiaro l’astio verso gli afrikaner escludendo del tutto un risvolto razziale. Una parte che ai lettori “classici” (non blogger, per intenderci), manca e mancherà.
Nell’acqua che non vuoi bere, alla fine anneghi.
Il romanzo avrebbe necessitato di qualche pagina in più, poiché la storia si svolge troppo velocemente. I protagonisti passano dal non sopportarsi, al capire di essere innamorati, a concretizzare il loro rapporto, in un batter d’occhio. Il testo, inoltre, si presenta come un unico blocco: non c’è divisione in capitoli, ma solo un’interlinea maggiore nei cambi di scena o personaggio; questo, unito alla narrazione in terza persona, fa sì che spesso il lettore debba fermarsi e fare mente locale, rallentando così la lettura e perdendo l’attenzione.
Nonostante tutto, è una storia piacevole e divertente. Se cercate una storia poco impegnativa, che vi permetta di staccare per un po’ la spina, fa sicuramente al caso vostro.


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