CON TE O SENZA DI TE (JULES HOFMAN)

il
4 maggio 2018
Ciao! Rieccomi qui amiche lettrici per parlarvi di Con te o senza di te, il romanzo rosa contemporaneo dell’italiana Jules Hofman (sì, l’autrice è italiana anche se dal suo pseudonimo non si direbbe). Un romanzo che è uscito per Newton Compton il 26 aprile e con cui l’autrice, sfruttando la narrazione a due voci, ci porta nel mondo di Allison e Ben. Lei cameriera di notte e studentessa di medicina di giorno; lui giocatore di rugby tra i più quotati, che da qualche tempo nasconde un drammatico segreto.
Una storia delicata ed emozionante certo, ma non perfetta. Ma andiamo con ordine, conosciamo meglio i protagonisti e scoprite cosa ne penso in questo post. Che ne dite?

CON TE O SENZA DI TE
Jules Hofman
Data pubblicazione: 26/04/2018
Editore: Newton Compton Editori
Serie: Standalone
Genere: contemporary romance
Trama: Allison ha ventisette anni e vive a New York. Lavora al Blusher, un pub mal frequentato, perché ha bisogno di soldi per concludere gli studi: il suo traguardo è una laurea in Medicina. Una sera, al pub, conosce Benjamin, un ragazzo dal fisico atletico e lo sguardo magnetico. Trascorre con lui una notte, che doveva essere solo un’avventura, ma che invece scatena in Allison una reazione completamente inaspettata. Quello che lei non sa è che a causa di una malattia diagnosticata di recente, Ben ha dovuto lasciare la sua squadra e rinunciare al sogno di diventare la stella del rugby americano, come tutti i tifosi si aspettavano. I tentativi di respingere Allison, comunque, saranno inutili e ben presto i due si ritroveranno travolti da un sentimento che li porterà a lottare insieme contro un nemico subdolo. Convinti che ogni istante vada goduto al massimo.
La sofferenza della malattia raccontata con delicatezza e umanità, attraverso una storia d’amore che è un inno alla voglia di vivere
Allison ha ventisette anni, sta studiando medicina e si mantiene agli studi ,lavorando al Blusher, un pub frequentato per lo più da gente poco raccomandabile. È in quello stesso pub che durante il turno, incrocia lo sguardo di Ben, un ragazzo davvero affascinante e magnetico, che nonostante il tentativo di “mimetizzarsi”, spicca anche per il suo essere palesemente fuori luogo con quel suo fisico perfetto e quello sguardo intenso. Per Ben l’attrazione verso la ragazza è innegabile e quella che doveva essere una serata volta a dimenticare momentaneamente i problemi prima e poi per entrambi l’avventura di una notte, con il passare delle settimane si trasforma in molto di più.
Se, però, Allison tende a lasciarsi scoprire da Ben e togliere la maschera dai suoi sentimenti, Ben non è altrettanto “chiaro”. Dopo settimane d’intimità, a causa di mancate confidenze, l’una non ha ancora rivelato di essere una studentessa di medicina e l’altro non l’ha ancora informata di essere malato di una malattia subdola che lo sta consumando.
Quando tutto sarà svelato, oltretutto in modo inaspettato da entrambe le parti, però lottare insieme sarà la chiave per superare le avversità, indipendentemente da quello che potrebbe essere il risultato finale.
<<Non fare domande signorina, ci sono cose che non hanno una spiegazione>>. E qualche minuto più tardi, quando mi rannicchio su un fianco e il suo corpo imita la mia posizione, non posso che dargli ragione.
Con te o senza di te è un romanzo in cui ho creduto tanto fin da quando Newton ne ha annunciato l’uscita e le aspettative erano davvero alte vista la trama. Purtroppo però sono rimasta insoddisfatta in parte e il perché lo spiego subito. Questa è una storia forte, con un potenziale ampio e pertanto meritava una cura altrettanto consistente, l’autrice invece ha dato spazio a un approfondimento troppo superficiale della trama, rendendo così il romanzo abbastanza lacunoso, con passaggi inverosimili.
Ad esempio oggigiorno, è impensabile nascondere una malattia tanto grave come quella del protagonista a una società sportiva, soprattutto se si tratta di una realtà professionale e non dilettantistica, dove i controlli sono costanti e approfonditi. È poi altrettanto impensabile, per quanto ne so, che un uomo sottoposto a chemioterapia, possa stare in contatto con sostanze tossiche presenti nelle vernici o in ambienti molto affollati e stretti, a causa delle basse difese immunitarie che possono essere quindi causa di malattie semplici in condizioni normali ma gravi, complicate, in una situazione delicata come quella del protagonista.
Hai mai avuto la sensazione che io sia il tuo posto nel mondo?
Leggendo poi la descrizione del Blusher, mi è tornato in mente il film Le ragazze del Coyote Ugly (al punto che nella mia testa è scattata la colonna sonora del film), con le ragazze che ballano sul bancone e tanti avventori ai loro piedi. Bar che poi la protagonista lascia, ma non viene spiegato bene quando e come; lo si intuisce a seguito della scoperta su Ben e di un fatto riguardante la collega di Allison, ma del resto non viene menzionato nulla e secondo me sarebbe stato importante farlo, per dare brevi approfondimenti sulla vita della protagonista come essere vivente autonomo e non solo in relazione al suo rapporto con Ben.
Altra nota dolente, sono i tempi in cui si svolgono i fatti. Sono, infatti, altrettanto lacunosi: talvolta vengono accennati, altre volte mai menzionati. Si parla ad esempio del trapianto che ad un certo punto viene dato come imminente e urgente, come se dovesse essere effettuato nel giro di qualche giorno, per poi essere posto molto tempo dopo. Insomma è un po’ tutto confusionario.
Quel punto di luce siamo noi, perchè qualunque prova la vita ci prospetterà, saremo in grado di affrontarla e superarla insieme. [...] Perchè l'uno senza l'altra siamo incompleti e invece, insieme, siamo luce.
I personaggi sono ben caratterizzati e complementari, ma ad esempio, si poteva meglio spiegare quella sorta di tic della protagonista, mania poi sparita in un battito di ciglia (o quasi).
A un certo punto non si parla nemmeno più di Allison come tirocinante in oncologia e di come sia riuscita a seguire il paziente (Ben), concludendo in tempo anche gli studi. Il tutto pur essendo coinvolta personalmente con il paziente stesso, cosa che so essere vietata ai medici o tirocinanti, perché coinvolti personalmente e quindi non razionali nelle scelte.

La storia raccontata dalla Hofman è bella e ripeto che si sviluppata meglio poteva aver tanto tanto di più, ma per i difetti che personalmente ho riscontrato non riesco a giudicarla in modo ampiamente positivo come avrei voluto fare. All’autrice va comunque il merito di aver dato spazio di riflessione a temi importanti, attuali e delicati, che solo di recente non sono più un tabù: malattia, cura e trapianto. Argomenti che sempre più necessitano di sensibilizzazione pubblica.
Insomma, la storia è emozionante e seppur imperfetta merita di essere letta.


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