L'eco lontana delle onde del Nord (Corina Bomann)

il
8 marzo 2018
 
Buongiorno e auguri a tutte le donne <3, oggi vi parlo del miglior libro in assoluto che ho letto negli ultimi 12 mesi. Una lettura che mi ha commossa, di cui ne ho assaporato ogni istante, sentendo una profonda empatia verso questi personaggi che mi hanno fatto profondamente riflettere. Avevo già letto la Bomann nei mesi scorsi e ne fui conquistata, con questo romanzo invece sono proprio capitolata.
Può una barca cambiare la propria vita?

L'ECO LONTANA DELLE ONDE DEL NORD
Corina Bomann
Data pubblicazione: 07/10/2015 Editore: Giunti Editore Titolo Originale: Die Sturmrose Serie: Standalone Genere: Contemporary romance
Trama: Dopo la dolorosa separazione dal marito, Annabel cerca di ripartire trasferendosi sull'isola di Rügen, nel Mar Baltico, con le sue bianche scogliere di gesso e le lunghe spiagge incontaminate. In una magnifica casa sulla costa, con un nuovo lavoro in un hotel del posto, Annabel è certa di poter ritrovare la serenità. Finché un giorno, nel porto di Sassnitz, scorge una vecchia barca a vela con una scritta sbiadita sul fianco: "La Rosa delle Tempeste". Un nome che suscita in lei un'attrazione immediata e irresistibile. Accarezzando il sogno di comprare la barca, per restaurarla e trasformarla in un caffè sull'acqua, Annabel si imbatte nell'affascinante Christian Merten, anche lui interessato all'acquisto per ragioni piuttosto oscure. La scoperta di una lettera nascosta nella stiva mette ben presto Annabel e Christian sulle tracce di una donna che, oltre trent'anni prima, proprio su quella barca, era fuggita dalla Germania Est. Ma Annabel non può immaginare che nella Rosa delle Tempeste è sepolto un segreto che ha segnato tragicamente la sua infanzia. E che potrebbe cambiare per sempre il suo futuro.
 Lasciò scivolare lo sguardo sulle pile di fogli sparsi sul comodino. Quelle carte l’avevano aiutata a mettere ordine tra i ricordi. E sopra quei fogli c’era la lettera che aveva scritto, con l’indirizzo e il francobollo. L’unica cosa che le restava da fare era spedirla.
Annabel, reduce da un divorzio si trasferisce con la figlia sulle rive del mar Baltico, per iniziare una nuova vita. Qui, complice una barca che l’attrae sempre più, incontra Cristian, misterioso uomo d’affari. Decidono di acquistarla in società, divenendo innanzitutto soci, poi grandi amici, infine amanti e compagni di vita. Il loro amore, di quelli con la A maiuscola, è solo il coronamento di quella che è la vera storia che mi ha mozzato il fiato, un qualcosa che trae fondamento da quanto accaduto in Germania solo pochi decenni fa.
Parole come "fuga dalla repubblica", "asociale", "paese non socialista", o "nemico dello stato" mi turbinavano nella mente senza che riuscissi a dar loro un significato.
Entrambi i nostri protagonisti si scopre che hanno vissuto la loro infanzia nella DDR, l’ex Germania dell’Est, conoscono le dure leggi della STASI (la polizia tedesca segreta), i metodi coercitivi, la penuria di generi di prima necessità, il controllo oppressivo e la paura di chiunque.
Eravamo in anticipo. Troppo in anticipo, perché tutta l’operazione doveva svolgersi al buio della sera.
Cristian ha un passato davvero difficile: ha perso i genitori e il fratellino piccolo, è cresciuto pressoché da solo, ha fatto i conti con il passato, con errori non suoi e colpe mai punite, complice un regime che a parole promuoveva l’uguaglianza ma, a conti fatti, era ben diverso. Fin da bambino è fuggito a Ovest, dove ha trovato una nuova dimensione e ha tentato di ricostruirsi una vita.
Cosa avrei dovuto fare? Andare a parlarci? Prenderlo a pugni in faccia? A che sarebbe servito? Niente avrebbe potuto cancellare il passato ormai. Per questo ho taciuto finora. Sei la prima a saperlo.
Annabel ricorda molto vagamente la sua madre biologica, scappata a Ovest abbandonandola e per questo ha vissuto dapprima in un istituto e poi è stata adottata da una famiglia che credeva di poter migliorare la propria condizione di vita rimanendo al proprio posto, vedendo invece male chi fuggiva, anche se dopo il crollo del muro di Berlino, si sono prontamente trasferiti. Fondamentalmente non credevano nel regime, ma neanche nelle vie di fuga. Annabel è stata amata da questa famiglia, ma sente il bisogno di incontrare la vera madre, capire il perché dell’abbandono ma ha paura di quello che può scoprire.
La lettera di mia madre era stata un fulmine a ciel sereno.
Non voglio aggiungere molto altro su Annabel, perché il percorso che intraprende è difficile e la porterà a scoperte inaspettate, grazie anche alla barca. Sì, la barca, un rottame da ristrutturare, che lei vuole trasformare in un centro culturale sull’acqua poiché era usata fin dagli anni sessanta, per traghettare profughi e persone in fuga da Est verso Ovest. Il suo fiero capitano racconta con grande trasporto i momenti di paura, di gioia e di eroismo che l’hanno portato a salvare molte vite desiderose di un futuro migliore oltrecortina.
Ora che eravamo proprietari, la responsabilità della barca cominciava a pesare. E se per qualche motivo non ce l’avessimo fatta?
Annabel comprenderà le scelte di chi a deciso di fuggire, di chi è stato imprigionato perché ostile al regime, di chi si è piegato ad una volontà imposta per il quieto vivere.
Mi sono emozionata leggendo la storia di queste vittime della follia, del totalitarismo, di un sistema che promuoveva l’uguaglianza per tutti.
Talvolta bisogna aspettare il momento giusto.
Ricordo i momenti della caduta del muro di Berlino, le immagini di gioia e di libertà ritrovata che segnavano la fine di un’epoca, un cambiamento totale della storia umana. Leggendo queste pagine, scritte da una tedesca, mi sono chiesta quanta sofferenza si sia tramutata in gioia, quante famiglie si siano ritrovate, quante ferite si siano rimarginate, ma anche quanti bambini hanno perso i genitori e, soprattutto, quanta menzogna è rimasta sepolta e, forse, mai sarà svelata, perché ogni persona era un nulla da sacrificare in nome del totalitarismo. Un romanzo commovente fino alle lacrime.


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